Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, è intervenuto ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus. Sui dati dei contagi. “Forse abbiamo dei numeri sottostimati– ha affermato Sileri-. Se i tamponi ai contatti stretti si fanno il giorno dopo che hanno avuto il contatto con un positivo quasi sicuramente i tamponi saranno tutti negativi, perché la malattia può essere sviluppata giorni dopo. I numeri quindi possono essere alterati dal fatto che si fanno tamponi a persone a cui non serve, oppure vengono sbagliati i tempi. Ovviamente non sono alterati i numeri dei positivi, perché chi è positivo è positivo”.
LEGGI ANCHE: Incubo scenario 4: contagi fuori controllo e categorie fragili non protette
“I tamponi- prosegue Sileri- devono essere guidati dai medici e non sono sostitutivi della quarantena. Fare un tampone a 24 ore dal contatto non ha valore, perché si può sviluppare la malattia 2-3 giorni dopo. Se sei un contatto stretto devi fare la quarantena, il tampone non serve ad evitare la quarantena, serve ad uscire dalla quarantena dopo 10 giorni. Poi c’è il problema che si confondono i test diagnostici. Il pungidito non ha una funzione diagnostica, mostra un’infezione pregressa perché rileva gli anticorpi. Esistono invece test antigenici rapidi che, hanno meno affidabilità dei tamponi, ma che sono utili per fare screening su larga scala”.
“Il dpcm- prosegue Sileri- è proporzionato ai numeri attuali, mira all’attenuazione della circolazione del virus. Questo significa far stabilizzare la curva o comunque fare in modo che cresca molto più lentamente, per non sovraccaricare le nostre strutture sanitarie. Se i numeri dovessero invece salire velocemente ci saranno misure più restrittive, che non significa lockdown generalizzato, perché ci saranno delle aree dove la situazione è più complicata di altre per quanto riguarda il sovraccarico degli ospedali, in quei casi si possono farei dei lockdown mirati, più o meno circoscritti a seconda di quanto il virus corre e di quanto il sistema è fragile. Vanno poi individuate le fragilità sul territorio: tutelare gli anziani, individuare luoghi per l’isolamento dei positivi, fare test nelle rsa. Se si stabilizzano i numeri, il sistema sanitario reggerà e non ci saranno ulteriori misure restrittive”.
LEGGI ANCHE: Coronavirus, Bonomi: “Due Dpcm in due giorni, non è questo il metodo”
Sulla questione App Immuni. “Le domande che Giulio Golia delle Iene mi ha fatto le ho girate a tutte le direzioni Asl coinvolte, ho ricevuto le risposte, le ho assemblate, le ho date alla direzione della comunicazione del Ministero e ho chiesto di darle alle Iene. Ringrazio Golia perché c’erano dei problemi, che anche io avevo segnalato, avevo scoperto che in alcune Asl il meccanismo non veniva attivato, per questo nel penultimo dcpm è stato fatto obbligo di notificare la comunicazione avvenuta attraverso l’app Immuni. E’ chiaro che se più persone scaricassero Immuni, ci troveremmo in una situazione migliore. Oggi vengono messe in quarantena persone che non dovrebbero andarci e altre invece si fanno un tampone a 24 ore dal contatto e quel risultato non ha valore perché si può sviluppare la malattia 2-3 giorni dopo”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it