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Psichiatria, il lockdown ha aumentato percezione sintomi figli nelle famiglie disagiate

Un'indagine dell'Irccs Stella Maris su 700 famiglie ha rilevato che alcuni disturbi emersi durante il lockdwn sono ancora presenti

Pubblicato:29-07-2020 16:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:42

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ROMA – L’isolamento sperimentato durante la pandemia ha segnato ognuno di noi, ma analizzando le risposte sintomatologiche emerse nei pazienti con disturbi neurologici, psichiatrici e del neurosviluppo in cura all’Irccs Fondazione Stella Maris di Pisa risulta che, “indipendentemente dalla tipologia di disturbo, in tutte le famiglie che stanno vivendo una problematica economica è stata maggiore la percezione del sintomo e l’importanza delle ricadute dei disagi vissuti dai figli sui genitori”. A dirlo è Roberta Battini, professoressa associata all’Università degli studi di Pisa (Unipi) di Neuropsichiatria infantile e Responsabile del reparto di Neurologia dello Sviluppo dell’Irccs Stella Maris, che ha condotto con gli specializzandi della Scuola di Neuropsichiatria Infantile dell’Unipi l’indagine ‘Covid Ps-Impact: Stress familiare e disturbi psicopatologici causati dall’emergenza Covid-19 nella popolazione pediatrica con disturbi neuropsichiatrici: l’esperienza della pandemia Sars-Cov-2 in Italia’.

“Le variabili esaminate dal questionario sottoposto alle 700 famiglie, infatti, oltre a considerare l’identità di genere, l’età e le comorbidità, analizzavano anche le condizioni socio economiche”, aggiunge la neuropsichiatra. Dalle telefonate eseguite alle famiglie “la richiesta principale di tutti i genitori è stata praticamente la stessa: ‘Non lasciateci soli‘. Quasi tutti, infatti, non hanno potuto mantenere il trattamento riabilitativo sul territorio e hanno chiesto, quindi, maggiore aiuto attraverso la teleriabilitazione, qualora si potesse mettere in atto”.

La fotografia scattata dalla ricerca congiunta Irccs Stella Maris e Unipi sembra dimostrare, poi, che “non c’è una tipologia di minori 1-18 anni con disturbo neuropsichiatrico che abbia sofferto di più rispetto all’altra, o che abbia avuto manifestazioni peggiori. Hanno sicuramente sofferto tutti, ma in modo diverso: i pazienti con patologia neurologica (in particolare le paralisi cerebrali infantili e l’epilessia) hanno presentato in prevalenza disturbi di natura ansiosa, soprattutto nei più piccoli, e i disturbi del sonno. I soggetti con disturbi del neurosviluppo (autismo, deficit di attenzione e iperattività e disabilità intellettiva) hanno visto come aspetto sintomatologico predominante la comparsa del disturbo oppositorio. La problematica, infine, più importante nei minori psichiatrici (soggetti con disturbi dell’umore, della condotta, e disturbi di ansia) ha riguardato una acutizzazione delle problematiche attentive e di regolazione umorale, nonché di regolazione del sonno”.


A oltre due mesi dalla fine del lockdown questi problemi non sembrerebbero ancora scomparsi. “Stiamo analizzando le risposte sintomatologiche che si sono manifestate in quarantena e adesso bisognerebbe realizzare un’altra valutazione- spiega Battini- per capire quanto tempo è intercorso tra il peggioramento del sintomo e la sua scomparsa. Il mese successivo alla fine dell’isolamento questi disturbi non si erano ancora risolti“. Nel campione, il gruppo degli psichiatrici e dei pazienti con disturbi del neurosviluppo insieme rappresentano più del doppio del gruppo della Neurologia. “In generale le problematiche del neurosviluppo sono aumentate negli ultimi anni, così come i disturbi della condotta a esordio adolescenziale. Probabilmente a causa delle diverse modalità di vivere e per i molteplici fattori che si incrociano a livello ambientale. Certamente- ricorda la specialista- abbiamo un effetto importante del lockdown su alcuni domini rispetto ad altri, penso ai disturbi ossessivo-compulsivo, oppositori, all’ansia e ai disturbi del sonno in tutte le fasce d’età”.

Si potrà, invece, “valutare solo nei prossimi mesi se assisteremo alla comparsa di disturbi neuropsichiatrici che hanno avuto un esordio proprio nel lockdown. Al momento non ci sembra, tuttavia nel reparto di Psichiatria in regime di ricovero del nostro Istituto i 10 posti letto sono stati sempre saturi e sono state varie le richieste di ricovero, tra cui quelle per i disturbi della condotta alimentare- fa presente la responsabile del reparto di Neurologia dello Sviluppo dell’Irccs Stella Maris- ed è ancora da chiarire se possano essere correlati direttamente alla quarantena nei casi di soggetti che prima non ne avevano mai sofferto. Bisognerà indagare l’elemento scatenante”.

Di sicuro da questa esperienza l’Irccs Stella Maris ha tratto un nuovo modus operandi: “Manterremo alta l’attenzione sulla telemedicina finché non si ritornerà a una situazione pre-Covid. In questa fase abbiamo imparato a lavorare con la televisita e, laddove conosciamo la famiglia, è facile realizzare incontri via Skype o Zoom. Invece per l’utente nuovo può essere più difficile- sottolinea Battini- così in questi casi suggeriamo alla famiglia di fare un video e mandarlo per permetterci di osservare quei comportamenti segnalati come diversi o che preoccupano. La stessa procedura la proponiamo per eventuali disturbi di movimento che possano rientrare nell’area neurologica. Ad esempio possiamo distinguere un episodio parossistico da uno epilettico e quindi intuire il problema sottostante- conclude- suggerendo eventualmente degli esami e dei pre-screening rispetto alla problematica presentata”.

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