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Ragazzo bendato in caserma, Conte: “Vittima è il carabiniere, ma l’Italia è uno Stato di diritto”

"Riservare quel trattamento a una persona privata della libertà configura gli estremi di un reato"

Pubblicato:29-07-2019 09:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:34
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ROMA – Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha affidato a facebook una lunga riflessione sull’uccisione del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, “un servitore dello stato che amava l’arma dei carabinieri, un uomo generoso che dedicava le pause di lavoro a iniziative di solidarietà”. Lo Stato, ha scritto Conte nel post pubblicato poco dopo la mezzanotte, “partecipa commosso al dolore della moglie Rosa Maria, della madre Silvia, della sorella Lucia, del fratello Paolo, e di tutti i familiari e amici che, amandolo, più soffriranno la mancanza del suo sorriso e del suo temperamento allegro”. Quanto agli “interrogativi che la vicenda suscita nell’opinione pubblica e in ciascuno di noi”, Conte ricorda di aver “avuto un lungo incontro con i vertici dell’arma dei Carabinieri e delle forze armate anche al fine di valutare misure di prevenzione sempre più efficaci in modo da evitare che delitti così efferati abbiano a ripetersi. In questi momenti chi ha compiti di responsabilità fa bene a interrogarsi, in modo serio e responsabile, su quali siano le modalità più idonee a intensificare il contrasto al traffico e allo spaccio di stupefacenti da cui nasce questo delitto”, dice il premier che si sofferma anche sulla foto che “ritrae uno dei due ragazzi americani bendato e ammanettato e che sin qui è circolata, invito a non confondere le cose. Non c’è nessun dubbio che la vittima di questa tragedia sia il nostro carabiniere, il nostro Mario. Invito tutti a considerare, tuttavia, che bene ha fatto l’arma a individuare il responsabile di questo improprio trattamento e a disporre il suo immediato trasferimento. Chiariamolo bene: ferme restando le verifiche di competenza della magistratura, riservare quel trattamento a una persona privata della libertà non risponde ai nostri principi e valori giuridici, anzi configura gli estremi di un reato o, forse, di due reati. Parimenti censurabile è il comportamento di chi ha diffuso la foto via social in spregio delle più elementari regole sulla tutela della privacy”. Il premier conclude ricordando che “l’italia è uno Stato di diritto. E’ la culla della civiltà giuridica dai tempi dell’antico diritto romano. Abbiamo princìpi e valori consolidati: evitiamo di cavalcare l’onda delle reazioni emotive tenuto anche conto che la nostra legislazione, in caso di omicidio volontario, contempla già l’ergastolo e non consente più sconti di pena. Tutto questo anche per merito di norme più severe introdotte da questo governo. Piuttosto dobbiamo ora vigilare affinché tutti coloro che hanno compiti di responsabilità facciano in modo che le norme siano rigorosamente applicate”.

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