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Giornalisti in piazza a Genova contro la legge bavaglio: “I cittadini perdono il diritto di essere informati”

A Genova i giornalisti sono tornati in piazza con lo scoth sulla bocca per protestare contro la 'Legge bavaglio': "La direttiva europea sulla presunzione di innocenza esclude i giornalisti, i fatti vanno raccontati suibito, non dopo anni"

Pubblicato:29-01-2024 15:23
Ultimo aggiornamento:29-01-2024 15:23

giornalisti legge bavaglio
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GENOVA – Dopo il flash mob nel corso della cerimonia di premiazione di “Cronaca di un anno di cronaca” i giornalisti liguri tornano in piazza con lo scotch sulla bocca per manifestare contro la cosiddetta “Legge Bavaglio”, ovvero l’emendamento alla legge di delegazione europea, presentato da Enrico Costa (Azione), riformulato dal governo e già approvato alla Camera, che se dovesse essere approvato anche in Senato introdurrebbe il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo di un’ordinanza di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini o dell’udienza preliminare. Presidio sotto la Prefettura di Genova, questa mattina, organizzato dall’Associazione, dal Gruppo cronisti e dall’Ordine regionale. Nel corso della protesta, una delegazione di rappresentanti degli organi di categoria è stata ricevuta dal prefetto.

Alla manifestazione anche la segretaria nazionale della Fnsi, Alessandra Costante. “Genova è stata la prima città a mobilitarsi contro i bavagli, coinvolgendo tutti i giornalisti- sottolinea Costante- la norma Costa è l’ultima di una lunga serie di norme bavaglio contro cui ci stiamo mobilitando. Ci stiamo mobilitando per la dignità di questa professione”. La segretaria del sindacato di categoria attacca “la norma Costa, una norma liberticida che va contro il diritto di cronaca e contro la direttiva europea sulla presunzione di innocenza, che invece pensa di recepire”.

Costante spiega che “la direttiva sulla presunzione di innocenza esclude categoricamente i giornalisti e si rivolge ai rappresentanti delle istituzioni: sono loro a non dover presentare i cittadini come colpevoli. La stampa è un’altra cosa: l’informazione deve essere completa. Noi stiamo tutelando la dignità professionale dei giornalisti, ma anche il diritto dei cittadini di sapere che cosa succede“. Perché, conclude, “non poter spiegare con le parole di un giudice che cosa è scritto in un’ordinanza cautelare fino alla fine delle indagini preliminari o del dibattimento significa privare i cittadini di fatti importanti per formare la loro consapevolezza. In Italia le inchieste e i processi durano anni, mentre le notizie sono un bene deperibile: non lo dicono la Fnsi o i giornalisti, ma la Corte europea dei diritti dell’uomo. Le notizie vanno date subito, appena si sanno, perché sono un bene deperibile e chi perde sono solo i cittadini che hanno diritto a essere informati“.


In piazza con i giornalisti anche Cgil, Cisl e Uil, la rete #nobavaglio e diversi rappresentanti politici di opposizione, dal segretario provinciale del Pd, Simone D’Angelo, al vicepresidente del consiglio regionale, Armando Sanna, assieme ai colleghi dem Luca Garibaldi ed Enrico Ioculano, dal giornalista e consigliere regionale Ferruccio Sansa, con la sua collega consigliera Selena Candia, al capogruppo di Linea condivisa, Gianni Pastorino.

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