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Conferenza dei missionari italiani nel mondo alla Farnesina, Mons. Gallagher: “Sono gli occhi del mondo”

La giornata, che ha riunito in presenza e in streaming tanti testimoni religiosi e laici dell'opera missionaria italiana, è stata aperta da una lettera ufficiale del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Pubblicato:28-10-2021 19:32
Ultimo aggiornamento:28-10-2021 19:32
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di Giulio Ucciero

ROMA – I missionari italiani svolgono un ruolo “silenzioso ma essenziale” nell’assistere le donne e gli uomini che vivono negli angoli più lontani del mondo. Per questo, esprimere un ringraziamento nei loro confronti e comprendere più a fondo la loro esperienza era lo scopo della ‘Conferenza dei missionari italiani nel mondo’, organizzata a Roma presso il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

La giornata, che ha riunito alla Farnesina, in presenza e connessi in streaming, tanti testimoni religiosi e laici dell’opera missionaria italiana, è stata aperta da una lettera ufficiale del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha voluto esprimere “apprezzamento totale” per il lavoro dei tanti italiani in giro per il mondo, “specie durante la pandemia”.

Nel suo messaggio, il Presidente ha affermato che “l’azione dei volontari si ispira ai valori più nobili e i loro gesti alimentano la nostra identità nazionale”.
Dal tavolo circolare della sala conferenze ha poi dato il suo benvenuto il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. Il titolare della Farnesina ha ringraziato i missionari per “il loro contributo prezioso”. Il lavoro dei 7mila volontari italiani, secondo il ministro, rappresenta “un valore radicato del nostro Paese, capace di conferire lustro internazionale all’Italia”.

Buona parte dei volontari italiani provengono dal mondo cattolico. Questa mattina, in rappresentanza della Sante Sede, monsignor Paul Richard Gallagher li ha ringraziati tutti “per il loro esempio e la continua testimonianza”. Gallagher, che è Segretario per i rapporti con gli Stati del Vaticano, ha ribadito le parole di Papa Francesco, che ha indicato il “bisogno urgente di missionari di speranza che ci ricordino che nessuno si salva da solo”.


Dalla parte più istituzionale, moderata dal ministro plenipotenziario Luigi Maria Vitali, si è passati a quella delle testimonianza, aperta da Suor Anna Molinari, missionaria canossiana in Oceania.
La sua storia ha illustrato bene il significato del viaggio: partita a 20 anni da Vimercate, in Monza-Brianza, ora è guida la sua comunità religiosa a Darwin, in Australia. Suor Anna ha detto di non aver alcun rimpiati: “Ogni giorno, con grandi o piccoli gesti di umanità, rendo un servizio alla comunità, sono sorella di chi mi sta accanto” ha motivato.

In questi angoli lontani del globo sono tanti i compiti da svolgere: l’assistenza umanitaria e sanitaria, l’acesso all’educazione e la tutela delle minoranze. Sevizi necessari in Oceania come in Myanmar.

A parlare da Yangon c’è Padre Livio Maggio, missionario del Pontificio istituto missioni estere (Pime): “L’Asia è un mondo vastissimo, culturalmente complesso da riassumere”. ha affermato.
Dopo 17 anni in Thailandia Padre Livio si è spostato in Myanmar, un Paese che sta soffrendo le conseguenze del colpo di Stato di febbraio scorso e che è ancora alle prese con la pandemia. “Qui- ha aggiunto- ci occupiamo di un po’ di tutto, dalla cultura alla salute, fino all’educazione”.
L’aspetto della sicurezza è centrale nella vita di ogni missionario. Territori colpiti da povertà e violenza talvolta mettono in pericolo la vita di chi “sta solo facendo del bene”, come spiegato da padre Luca Bergamaschi.
Intervenuto anche lui al forum di questa mattina, il missionario è membro dell’Operazione Mato Grosso, organizzazione con diverse basi in America Latina che lo scorso 24 aprile ha perso Nadia de Munari, volontaria laica nativa del Vicentino rimasta uccisa durante un’aggressione nei dintorni di Chimbote.

Intervistato dall’Agenzia Dire Padre Bergamaschi, che da anni vive in Perù, sulle Ande, ha giurato che “non andremo via da qui per colpa del male, perchè i poveri contano su di noi”.


I racconti di Suor Maria de Lurdes Lodi Rissini, missionaria scalabriniana connessa dal Sudafrica, e Suor Benedetta Carugati, che ha parlato dall’Armenia, hanno infine riassunto l’importanza dell’accoglienza e della cura.
A conclusione della conferenza ha preso la parola Benedetto Della Vedova, sottosegretario degli Esteri, che ha scelto la concretezza per spiegare l’opera missionaria: “I ministri e i sottosegretari passano, gli ambasciatori cambiano sede ogni quattro anni, i missionari rimangono lì, in quei luoghi lontani, pronti a tendere la mano”, ha scandito. “L’evento di oggi- ha terminato- è servito a restituirci la loro quotidianità”.


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