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Turismo, anno ‘nero’ per il Veneto: “Poche persone al mare, crollano città d’arte e terme”

A Venezia gli alberghi stanno aperti "Per senso civico", ma le camere sono occupate al 15%. Al mare bene i weekend, male durante la settimana. Il veneto aspetta la primavera del 2021

Pubblicato:28-07-2020 10:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:41

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 VENEZIA – Nonostante il 96% degli italiani che questa estate andranno in vacanza resterà in Italia, in Veneto oggi si registra un calo del 20% dei turisti italiani rispetto agli scorsi anni, che si somma ad un crollo del 70% dei turisti stranieri. Lo evidenzia Marco Michielli, presidente regionale di Federalberghi e Confturismo Veneto. E dunque, servono interventi forti per salvare le imprese e i posti di lavoro: prorogare la cassa integrazione fino a fine dicembre, ridurre il cuneo fiscale per le aziende che richiamano in servizio il personale, prolungare le misure sull’Imu e sugli affitti estendendole a tutte le strutture alberghiere”, afferma Michielli.

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A Jesolo hanno aperto 330 alberghi su 370 e l’occupazione delle camere raggiunge il 90% nei fine settimana, ma si ferma al 60% nell’infrasettimanale. Il tasso di cancellazione delle prenotazioni è raddoppiato, dal 15% medio degli ultimi anni al 30%. “Le ultime uscite sulla stampa riguardo il cluster della Croce Rossa più di qualche fastidio lo hanno dato, facendo aumentare la percentuale delle cancellazioni”, registra Alberto Maschio, presidente dell’Associazione spiagge venete.


A Caorle nell’ultima settimana si è registrato un -70% di presenze turistiche, a fronte di un -50% della settimana precedente. A Bibione ha aperto il 90% degli alberghi, ma l’occupazione delle camere fa registrare un -50% ispetto agli anni scorsi. Ad agosto le prenotazioni paventano un timido ritorno dei turisti dalla Germania, ma mancano completamente gli austriaci. 

NELLE CITTÀ D’ARTE VA PEGGIO

Decisamente peggiore la situazione nelle città d’arte. A Venezia è aperto il 70% degli alberghi e un altro 15% dovrebbe aprire entro la fine dell’estate. I tassi di occupazione delle camere, però, si fermano al 15%, dopo aver raggiunto un picco del 40% per il Redentore. “Gli alberghi tengono aperto per un dovere civico, perché la città deve ripartire, riposizionarsi come un attrattore turistico nei mercati internazionali, così come stanno facendo i musei e i ristoranti. Speriamo che nel futuro la situazione migliori. Nella primavera 2021 il coronavirus dovrebbe essere un brutto ricordo e tutto dovrebbe tornare alla normalità“, commenta Claudio Scarpa, presidente Ava (Associazione veneziana albegatori).

A Vicenza è aperto il 70% delle strutture alberghiere e l’occupazione delle stanze è di poco superiore allo 0% nei weekend, tanto che diverse strutture chiudono nei fine settimana, mentre durante la settimana sale al 40% esclusivamente per effetto del turismo business. A Padova l’occupazione massima delle camere si è fermata al 30%, così come a Treviso, dove nei fine settimana scende al 5% nonostante siano aperti solo il 70% degli alberghi.

Resiste, invece, la zona delle colline, la Pedemontana, che nei weekend riesce a coprire il 20% delle stanze, grazie anche al cicloturismo e al patrimonio Unesco rappresentato dalle Colline del Prosecco. A Verona è aperto l’80% degli alberghi, con una media del 10% di occupazione delle camere.

Meglio va sul Lago di Garda, dove nei fine settimana si arriva al 75% di occupazione delle camere, che nell’infrasettimanale raggiunge comunque il 50%.

CROLLANO LE TERME

Nell’area delle Terme Euganee ha aperto il 40% degli hotel e si è registrata una perdita media di fatturato del 75% dall’inizio dell’anno. Nelle prime due settimane di agosto è prevista l’apertura del 955 delle strutture anche se al momento chi ha già aperto non registra sostanzialmente presenze. “Ormai possiamo dire addio al 2020 e auspicare che la primavera del 2021 sia meno timida di quel che già temiamo”, conclude il presidente di Federalberghi Terme Abano e Montegrotto Emanuele Boaretto.

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