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VENEZIA – Nonostante il 96% degli italiani che questa estate andranno in vacanza resterà in Italia, in Veneto oggi si registra un calo del 20% dei turisti italiani rispetto agli scorsi anni, che si somma ad un crollo del 70% dei turisti stranieri. Lo evidenzia Marco Michielli, presidente regionale di Federalberghi e Confturismo Veneto. E dunque, servono interventi forti per salvare le imprese e i posti di lavoro: prorogare la cassa integrazione fino a fine dicembre, ridurre il cuneo fiscale per le aziende che richiamano in servizio il personale, prolungare le misure sull’Imu e sugli affitti estendendole a tutte le strutture alberghiere”, afferma Michielli.
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A Jesolo hanno aperto 330 alberghi su 370 e l’occupazione delle camere raggiunge il 90% nei fine settimana, ma si ferma al 60% nell’infrasettimanale. Il tasso di cancellazione delle prenotazioni è raddoppiato, dal 15% medio degli ultimi anni al 30%. “Le ultime uscite sulla stampa riguardo il cluster della Croce Rossa più di qualche fastidio lo hanno dato, facendo aumentare la percentuale delle cancellazioni”, registra Alberto Maschio, presidente dell’Associazione spiagge venete.
A Caorle nell’ultima settimana si è registrato un -70% di presenze turistiche, a fronte di un -50% della settimana precedente. A Bibione ha aperto il 90% degli alberghi, ma l’occupazione delle camere fa registrare un -50% ispetto agli anni scorsi. Ad agosto le prenotazioni paventano un timido ritorno dei turisti dalla Germania, ma mancano completamente gli austriaci.
Decisamente peggiore la situazione nelle città d’arte. A Venezia è aperto il 70% degli alberghi e un altro 15% dovrebbe aprire entro la fine dell’estate. I tassi di occupazione delle camere, però, si fermano al 15%, dopo aver raggiunto un picco del 40% per il Redentore. “Gli alberghi tengono aperto per un dovere civico, perché la città deve ripartire, riposizionarsi come un attrattore turistico nei mercati internazionali, così come stanno facendo i musei e i ristoranti. Speriamo che nel futuro la situazione migliori. Nella primavera 2021 il coronavirus dovrebbe essere un brutto ricordo e tutto dovrebbe tornare alla normalità“, commenta Claudio Scarpa, presidente Ava (Associazione veneziana albegatori).
A Vicenza è aperto il 70% delle strutture alberghiere e l’occupazione delle stanze è di poco superiore allo 0% nei weekend, tanto che diverse strutture chiudono nei fine settimana, mentre durante la settimana sale al 40% esclusivamente per effetto del turismo business. A Padova l’occupazione massima delle camere si è fermata al 30%, così come a Treviso, dove nei fine settimana scende al 5% nonostante siano aperti solo il 70% degli alberghi.
Resiste, invece, la zona delle colline, la Pedemontana, che nei weekend riesce a coprire il 20% delle stanze, grazie anche al cicloturismo e al patrimonio Unesco rappresentato dalle Colline del Prosecco. A Verona è aperto l’80% degli alberghi, con una media del 10% di occupazione delle camere.
Meglio va sul Lago di Garda, dove nei fine settimana si arriva al 75% di occupazione delle camere, che nell’infrasettimanale raggiunge comunque il 50%.
Nell’area delle Terme Euganee ha aperto il 40% degli hotel e si è registrata una perdita media di fatturato del 75% dall’inizio dell’anno. Nelle prime due settimane di agosto è prevista l’apertura del 955 delle strutture anche se al momento chi ha già aperto non registra sostanzialmente presenze. “Ormai possiamo dire addio al 2020 e auspicare che la primavera del 2021 sia meno timida di quel che già temiamo”, conclude il presidente di Federalberghi Terme Abano e Montegrotto Emanuele Boaretto.
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