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L’olio Dop di Brisighella compie 25 anni: “Ora cambiamo la cultura dei consumatori”

L'olio della Romagna faentina, dunque del nord Italia, vende anche sul mercato anglosassone

Pubblicato:27-11-2021 14:23
Ultimo aggiornamento:27-11-2021 14:41
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olio dop brisighella
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Brisighella (Ravenna) – Prima gli assaggi guidati da Tullia Gallina Toschi dell’Università di Bologna, chimica e studiosa di scienze e tecnologie alimentari. Poi l’appello al governo e istituzioni di Michele Sonnessa, presidente dell’associazione nazionale delle città dell’Olio, a “sostenere e non lasciare solo” un comparto che conta 400 città in 18 regioni italiane e che vide nel 1994 la Dop di Brisighella tra i suoi fondatori. Così, oggi nella cittadina romagnola che sul condimento prediletto delle nostre tavole ha costruito anche percorsi enogastronomici valorizzati dalla recente legge nazionale sull’oleoturismo, sono stati celebrati i primi 25 anni della Dop di Brisighella. Un olio della Romagna faentina, dunque del nord Italia, che vende anche sul mercato anglosassone. Una delle 44 dop agroalimentari della regione, ha ricordato il direttore generale dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Valtiero Mazzotti. Un’eccellenza italiana che con le altre dovrà fare i conti col cambio di direzione imposto dall’Unione europea per accedere ai suoi fondi, in particolare quelli “Ocm”, che da ora in poi premieranno i consorzi che sapranno unirsi e la loro efficienza di fatturato, più che la superficie coltivata come accadeva in passato.

Brisighella deve la sua forza e la sua storia a Franco Spada, oggi presidente onorario del consorzio e premiato a Brisighella. Lo stesso sindaco Massimiliano Pederzoli ha ricordato gli esordi pionieristici: “Nel 1991, io da assessore della comunità montana e Franco, da produttore, andammo a Roma per le prime certificazioni”. Già allora contavano fondamentalmente due cose: la tipicità della cultivar, dell’oliva, e la sua territorialità. Caratteristiche che l’attuale presidente del consorzio, Igor Barnabè, sintetizza così: “La nostra cultivar, tipica del territorio e la particolare conformazione della valle, che pur essendo molto a nord dell’area mediterranea, crea un microclima molto adatto alla coltivazione dell’olivo”.

“Fare una Dop è la massima espressione della cultura agricola di un territorio”, dice l’agronomo Mauro Carboni, che sta seguendo i percorsi di alcune cultivar nell’Emilia ovest, in particolare nel piacentino e nel parmense. Ma la qualità, in un territorio come quello brisighellese, che si espande su soli 130 ettari certificati, pur avendone a disposizione potenzialmente altri 400, va sostenuta anche dalle istituzioni. Su questo ha insistito Michele Sonnessa, che dalla Basilicata guida l’associazione nazionale delle città dell’Olio, un po’ la nazionale azzurra delle cultivar. Sonnessa è salito a Bisighella per celebrare i pionieri Brisighellesi (“La Dop più longeva d’Italia”) ma anche per mandare un messaggio al mercato. Verso i consumatori va attuata una rivoluzione culturale, dice Sonnessa: “Va superato un aspetto drammatico. L’olio è percepito come una commodity, un prodotto piatto, che non è capace di differenziazioni. In realtà è un prodotto molto complesso, proprio per le 540 cultivar che abbiamo in Italia che costituiscono il 40% della biodiversità. Dobbiamo far sì che il consumatore percepisca questo plus di valore che l’extravergine ha come elemento nutraceutico che fa bene e deve essere inserito nella vita di tutti i giorni”.


Il suo acquisto dunque va incentivato al “giusto prezzo”, affinché sia remunerativo per “i nostri produttori- conclude Sonnessa- che sono eroi che conservano questo patrimonio di biodiversità da valorizzare”. Intanto comunque Brisighella festeggia coi consumatori che ne apprezzano la tipicità. Domani pomeriggio sessantaduesima edizione della “Sagra dell’Ulivo e dell’Olio” nel classico borgo medievale. Protagonisti il Brisighello e il Brisighella (insigniti della Dop) e il raffinato “Nobil Drupa”.

LA COMMISSIONE UE VARA LA BANCA DATI ANTI FRODE

Sulla qualità dell’olio, prodotto spesso contraffatto, l’Unione europea fa sul serio con una banca dati anti frode. Lo ha spiegato la docente dell’Università di Bologna Tullia Gallina Toschi, intervenuta ai festeggiamenti per i 25 anni dell’Olio Dop di Brisighella. Il progetto Oleum data bank, durato quattro anni e mezzo, ha visto l’Italia coordinare 21 paesi, tra europei ed extraeuropei e ha cercato di identificare la qualità e l’autenticità dell’olio in termini geografici e botanici.

La banca dati, in capo al Joint research center della Commissione europea, sarà implementata con nuovi dati nei prossimi anni. “E’ una banca dati che contiene dati validati di composizione, coerenti, reali e virtuali” degli oli extravergini, ha spiegato Gallina Toschi. Dunque sarà una banca di dati “biometrici” dell’olio di oliva. Ma Gallina Toschi, chimica e studiosa di scienze e tecnologie alimentari, spiega anche le tecniche di assaggio professionale dell’olio. Innanzitutto l’olio deve avere una temperatura di circa 28 gradi, a cui segue una fase olfattiva. Infine lo strippaggio, cioè “riuscire a vaporizzare l’olio su tutta la cavità buccale” per percepirne i sapori, in particolare l’amaro.

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