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No alle comunità religiose dipinte come “pressanti” e “persecutorie”: un libro che racconta 7 storie alternative

Tra le storie raccolte da Raffaelle Di Marzio c'è quella di un giovane che ha abbandonato i Testimoni di Geova ma vive ancora in casa con i genitori della stessa religione

Pubblicato:27-10-2023 17:16
Ultimo aggiornamento:27-10-2023 18:30
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testimoni geova
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ROMA – Un ragazzo che ha lasciato i Testimoni di Geova e che non racconta di ostracismi e vessazioni, come spesso si legge sui giornali. E come questa altre sette storie di persone che hanno abbandonato comunità spirituali senza subire ostracismi. Cronaca insieme a dossier e studi per non incorrere nell’errore delle narrazioni che criminalizzano alcune fedi religiose. È questo il cuore dell’ultimo lavoro, destinato a scatenare polemiche, dell’esperta di religioni e direttrice del Centro Lirec, Raffaella Di Marzio, dal titolo ‘Scelta e abbandono di una comunità spirituale‘, Mimesis editore.

UN LIBRO PER SMONTARE L’IMMAGINE DI SETTE “PERSECUTORIE”

“Ho intervistato questo giovane che ha lasciato i Testimoni di Geova e ha vissuto le regole della fede in una maniera serena rispetto ai racconti propinati. Vive ancora in famiglia con i genitori che sono ancora Testimoni. Mi ha spiegato che devono evitare polemiche su questioni di dottrina; gli altri della comunità si sono allontanati perchè c’è questa disposizione prevista dalle regole. Con i suoi parenti restano contatti, solo l’anziano della famiglia è più lontano. Sapevo che se andavo via queste erano le regole: chi sono io per cambiare una religione? Abbiamo fatto una scelta libera”. È una delle sette interviste, insieme ad un report di ricerche contenute nel libro che rappresenta “un’indagine esplorativa”, ribadisce l’autrice, per suggerire a ricercatori e soprattutto all’informazione di seguire narrazioni diverse dallo stigma di sette persecutorie con cui spesso vengono definite le comunità religiose.

Il giovane in questione ha lasciato la comunità per la scelta di impegnarsi in politica. “Ho dovuto mettere sulla bilancia una scelta e le conseguenze che conoscevo già prima, i Testimoni di Geova non mi hanno mai nascosto niente. Li rispetto per i valori e per tutto quello che mi hanno dato“, racconta Di Marzio nel presentare il caso.


LE ALTRE STORIE DI BUDDISMO, HARE KRISHNA E DAMANHUR

“Il tema della disaffiliazione è meno affrontato perchè è anche meno studiato”. Oltre al caso dell’ex Testimone di Geova le interviste di Di Marzio hanno raccolto la testimonianza di chi lasciato l’istituto buddista Soka Gakkai, il movimento Hare Krishna e la comunità di Damanhur.

Queste persone hanno tutte un ricordo positivo delle comunità, hanno imparato molto e parte ha ancora un contatto. Ho scelto di raccontarle perchè mi rendo conto che i media parlano sempre e solo di una categoria che pure esiste e che andando via ha subito vessazioni e minacce. Ma la stessa storia, questa la mia sensazione- dice l’esperta- uscendo su più testate lasci nelle persone immagini di questi gruppi come sette distruttive. Non nego che esistano questi casi ma studi dicono che la maggioranza non è questa ma di questi non si parla”. E peraltro “laddove ci sono abusi esiste la legge dello Stato”.
E aggiunge: “Nessuno dei sette mi ha detto di aver subito pressioni per rimanere, anzi la comunità in due casi li ha aiutati ad andar via con un’ attività esterna”.

STORIE DI ISOLAMENTO DOPO LA ROTTURA CI SONO ANCHE NEL CRISTIANESIMO

E del resto, conclude Di Marzio, se storie di rotture forti e di isolamento esistono, non è esente nemmeno il mondo cattolico. “Conosco personalmente qualcuno andato via dai neocatecumenali: mi ha detto che il giorno dopo non lo salutava più nessuno”.

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