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ROMA – Recuperare scarti industriali e rigenerare oli lubrificanti usati dando loro nuova vita, evitando il rischio che sostanze pericolose finiscano in aria, terreni e falde idriche, con gravi contaminazioni a danno di ambiente e cittadini. A occuparsene, nel panorama italiano dell’economia circolare, è una piattaforma industriale italiana, Itelyum, che si avvia a diventare protagonista, nazionale e internazionale, in un settore di cui il Pianeta ha sempre più bisogno.
La nuova ‘rete’ è stata presentata ieri a Milano a Palazzo delle Stelline, Itelyum aggrega 16 aziende, tra cui Viscolube e Bitolea: opera nella rigenerazione di olii lubrificanti usati e nella produzione di solventi puri da reflui chimici, principalmente dell’industria farmaceutica.
L’impatto positivo per l’ambiente è assicurato: le basi lubrificanti rigenerate di Itelyum comportano la metà delle emissioni di C02, quattro volte meno di polveri sottili e cinque volte meno di emissioni acidificanti.
L’attività di recupero di scarti industriali mette in campo un ciclo virtuoso, i cui numeri “parlano” da soli: ogni anno Itelyum lavora oltre 250.000 tonnellate tra olii minerali e solventi usati e 40.000 tonnellate di frazioni petrolchimiche vergini per produrre 110 tonnellate di basi lubrificanti rigenerate, 40.000 tonnellate di gasolio e bitume e 80.000 tonnellate di solventi rigenerati.
L’azienda gestisce inoltre 450.000 tonnellate di rifiuti industriali -di aziende grandi e piccole- di cui quasi il 75% avviati al recupero o restituiti all’ambiente come acque depurate. Presentando ieri la piattaforma, l’amministratore delegato Antonio Lazzarinetti chiarisce la “missione” di Itelyum: “Fornire soluzioni sostenibili in grado di generare valore economico e ambientale per le persone, i nostri clienti, gli azionisti, ma anche per la società del suo complesso”.
Con 300 milioni di fatturato, oltre 50 milioni di Ebitda, 15 stabilimenti italiani, 20.000 clienti in oltre 50 Paesi e prospettive di investimenti, anche internazionali, per 23 milioni per il 2019. Itelyum conta come sua prima “specialità” la rigenerazione di basi lubrificanti, utilizzate dai più importanti produttori di lubrificanti al mondo (con prestazioni equivalenti a quelle delle basi ottenute dalla prima raffinazione del greggio), che vale all’azienda una riconosciuta leadership in Europa. “Ma da scarti industriali ricaviamo anche resine per produrre specifici oggetti“, spiega Lazzarinetti, che sull’organico aziendale, attualmente 500 persone, lascia intendere che in Italia “sarebbero graditi più laureati-specializzati in chimica, che oggi fatichiamo a trovare”. Per Marco Frey, direttore della Fondazione Sviluppo Sostenibile Raimondo Orsini, “le nostre imprese sono protagoniste della transizione ‘green’ ma non diciamo ancora abbastanza che la green economy italiana è leader in Europa, Itelyum ne è un esempio”. L’Italia, continua, “ha un enorme potenziale da sfruttare, anche sui mercati internazionali, ma occorre che investitori, imprenditori e istituzioni facciano sistema nell’interesse della crescita e sostenibilità”.
La storia di Itelyum “è anche la storia di un’eccellenza italiana, spiega Enrico Biale, presidente di Itelyum, e membro del fondo di private equity Stirling Square Capital Partners, che ricorda come l’azienda negli ultimi tre anni abbia realizzato acquisizioni per 140 milioni di euro e un piano di investimenti in impianti per 50 milioni di euro.
di Francesca Morandi
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