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Stupri, Settenove: “Non chiamiamoli mostri, la violenza sulle donne è nel sistema”

"La violenza di genere non è accidentale, bensì sistemica". E per combatterla bisogna cambiare linguaggio e "decostruire gli stereotipi di genere": ecco come ne pensano alla casa editrice indipendente Settenove degli ultimi drammatici fatti di cronaca

Pubblicato:26-08-2023 17:33
Ultimo aggiornamento:28-08-2023 15:01

violenza donne
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ROMA – “Nelle ultime settimane si è sentito parlare molto di violenza di genere in termini deumanizzanti: il ‘branco’ contro la vittima. Il problema è che non abbiamo a che fare con mostri colti da raptus, ma giovani uomini: persone. Ogni volta che accade un fatto di cronaca, le testate giornalistiche parlano di femminicidi e stupri in toni emergenziali. Fatti eclatanti e straordinari da reprimere attraverso la castrazione chimica e, ancora una volta, la violenza. Eppure la violenza di genere non è accidentale, bensì sistemica: la vediamo negli ambienti di lavoro, a scuola, nello sport, nel linguaggio che utilizziamo, in politica“. Commenta così l’ondata di clamore suscitata a livello sociale dalle vicende di cronaca degli ultimi giorni (a partire dallo stupro di gruppo a Palermo a cui poi è aggiunto lo stupro di Caivano, su due ragazzine poco più che bambine) Anita Redzepi, della redazione e dell’ufficio stampa di Settenove, la casa editrice indipendente il cui catalogo punta a far luce sulle discriminazioni, promuovere l’educazione paritaria e incoraggiare la visibilità di modelli positivi di condivisione. Coinvolgendo uomini e donne, ragazzi e ragazze, bambini e bambine.

“LA VIOLENZA È UN FENOMENO TRASVERSALE”

La violenza, prosegue ancora Anita Redzepi, “è un fenomeno trasversale con radici culturali e sociali che nutrono la quotidianità. Per questo non è sufficiente contrastare la violenza di genere agendo sulle conseguenze, a valle. Occorre intervenire sulle cause, a monte: decostruendo gli stereotipi di genere, utilizzando un linguaggio ampio, rovesciando le disuguaglianze e gli squilibri di potere. Le famiglie e le scuole hanno una responsabilità molto importante in questo, ma non sempre hanno gli strumenti”.

IL LAVORO DI PREVENZIONE DI SETTENOVE

Da dieci anni, la casa editrice Settenove lavora per la prevenzione della violenza di genere e lo fa con “Nuovi linguaggi, senza stereotipi”, raccontando storie che parlano di diritti, rispetto e collaborazione. Il nome ‘Settenove’, tra l’altro, è un riferimento diretto all’anno 1979: “Un anno importante, durante il quale le Nazioni Unite hanno adottato la CEDAW, la Convenzione Onu per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne, che per la prima volta individua nello stereotipo di genere il seme della violenza. Nel 1979 in Italia la Rai ebbe l’audacia di mandare in onda il documentario Processo per stupro, di Loredana Rotondo. Nello stesso anno, per la prima volta, una donna, Nilde Iotti, divenne presidente della Camera, assumendo la terza carica dello stato”.


COME È NATA LA CASA EDITRICE

Ancora ci racconta come e perché sia nata Settenove: “La casa editrice nasce proprio dalla consapevolezza di questa stortura nella società, concretizzandosi in un progetto dedicato interamente alla prevenzione delle discriminazioni e della violenza di genere. Lo fa ormai da dieci anni attraverso la pubblicazione di libri per l’infanzia, l’adolescenza e persone adulte. Oltre al lavoro editoriale, Settenove si occupa anche di formazione, un lavoro che sta prendendo sempre più importanza all’interno del progetto. Collabora con le scuole, le librerie, le biblioteche, associazioni e Centri Antiviolenza. È sempre più crescente la richiesta di laboratori e strumenti per trattare questi temi, e Settenove accoglie questo vuoto con pratiche di prevenzione”.

IL LABORATORIO SUL CONSENSO

“C’è ad esempio il ‘laboratorio sul consenso’, pensato per le scuole secondarie di secondo grado, in collaborazione con l’associazione Percorso Donna, impegnata nel contrasto della violenza maschile sulle donne. Il progetto sta girando molto e non riguarda solo il consenso sessuale, ma il consenso nella vita di tutti i giorni. È un tema che coinvolge direttamente le persone giovani, perché ha a che fare con le loro relazioni, con le emozioni, con le pratiche sociali. Il nostro impegno nel contrasto alla violenza di genere, a volte incontra ‘resistenze’ da parte di movimenti ‘no gender’, famiglie e altre realtà reazionarie. I fatti delle ultime settimane però non fanno altro che mostrare non l’urgenza, ma la necessità di formare e educare al rispetto e all’autodeterminazione”.

Per concludere abbiamo chiesto allora ad Anita di suggerirci un paio di letture sul tema: “Nel catalogo di Settenove ci sono due libri che si distinguono in modo particolare: ‘Lea‘ di Nancy B.-Pilon e ‘Consenso, possiamo parlarne?‘ di Justin Hancock. Sono due libri che, con linguaggi diversi, affrontano l’importanza di riconoscere i propri desideri, le emozioni e i limiti che danno forma al nostro modo di stare al mondo. Il primo, Lea, è un racconto molto semplice che spiega il consenso a bambine e bambini. Il secondo, Consenso, possiamo parlarne?, è un saggio illustrato per adolescenti ma utile anche per le persone che hanno dato per scontato alcuni gesti quotidiani: come una stretta di mano, la condivisione di una pizza o la scelta della visione di un film. Il consenso è presente in ogni nostra azione e per questo è fondamentale allenarlo affinché i fatti come quelli dei giorni scorsi non accadano mai più”.

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