NEWS:

Da Firenze ad Assago, Ghigo ripercorre gli oltre 40 anni dei Litfiba e lancia il progetto No.Vox

"I Maneskin? Hanno l'energia dei 20enni, vedremo se dureranno"

Pubblicato:26-01-2023 16:10
Ultimo aggiornamento:26-01-2023 17:04
Autore:

litfiba
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

(Foto Michele Piazza, Riccardo Piccirillo e Letizia Reynaud)

ROMA – Il primo concerto che non si scorda mai (“ricordo tutto”) anche sono passati oltre 40 anni. E poi i sacrifici, le idee, i successi, ma pure i dissapori, le tensioni. E gli amici che non ci sono più, per i quali ancora oggi è facile commuoversi pure dopo tanti anni. Fino all’ultimo live, quello in cui è stato inevitabile metterci forza, fatica e senza risparmiarsi.

Federico ‘Ghigo’ Renzulli è già al lavoro, per il suo nuovo lavoro o meglio ha ripreso in mano il suo ‘No.Vox’, un suo progetto puramente strumentale nato da una sua idea insieme al suo storico manager Alberto Pirelli: “Qualche giorno di riposo dopo l’ultimo concerto con i Litfiba e poi ho già iniziato a lavorare sul nuovo album” dei No.Vox che segue Cinematic del 2021.


Ma i Litfiba restano comunque il suo progetto più grande, quello che dal primo concerto del 6 dicembre 1980 ha portato la band in giro per Italia ed Europa: “Una band di grande qualità- ha detto all’agenzia Dire- Ma anche con grandi problemi. C’erano forti problemi e dissapori, situazioni non normali, ma forti: sia di piacere che di dolore. Eravamo avanti con i tempi”.

Dopo i primi tre album pubblicati tra il 1985 e il 1988, Desaparecido, 17 re e Litfiba 3, capaci di segnare un’epoca fatta di new wave e post punk, il gruppo passò ad un rock più diretto con El Diablo, che contiene anche pezzi più intimi come Ragazzo e Il Volo, dedicati a Ringo De Palma, lo storico batterista scomparso prematuramente nel 1990 a causa di una overdose di stupefacenti: “Arrivati ad un certo punto ti accorgi che i dissapori superano il piacere. Con troppi dissapori non viene fuori niente”, ha detto ricordando il periodo precedente il live Pirata e soprattutto l’album in studio El Diablo: “Eravamo rimasti io, Piero e Ringo- ha detto ancora- Ci siamo spostati verso un sound più rock”.

Nel 1990, però, la tragica scomparsa di De Palma: “Di Ringo ho ricordi bellissimi- il ricordo pieno d’affetto di Ghigo- tanti ricordi. Lo conoscevo già prima, poi insieme abbiamo suonato tanti anni. È stata una disgrazia vera. Te la sei vista cascare tra capo e collo”. Dopo di lui, c’è stato l’addio al percussionista di origini colombiane Candelo Cabezas, per un aneurisma, nei Litfiba dal 1989 al 1997 e al tastierista Mauro Sabbione, scomparso a fine 2022 dopo una breve malattia e nella band per l’album Insidia del 2001: “Il mondo del rock è costellato di queste situazioni, si vive una vita intensa e succedono queste cose- spiega Ghigo- Mauro Sabbione lo conoscevo da tempo ma insieme abbiamo suonato un solo anno. Candelo era una persona meravigliosa, solare, un musicista con la m non maiuscola ma gigantesca”.

Facendo un passo indietro di oltre 40 anni, la mente di Ghigo torna per l’ennesima volta a quel 6 dicembre 1980, al primo concerto dei Litfiba alla Rokkoteca Brighton, alla casa del popolo di Settignano, vicino a Firenze: “Ricordo tutto di quel concerto- ricorda il chitarrista- La Rokkoteca era stracolma fino all’inverosmile. C’erano le casse dell’impianto che traballavano, il nostro tastierista Antonio Aiazzi che suonava tenendole ferme con una mano”. Ma non solo: “Ad un certo punto ho perso il plettro, ho mollato la chitarra e mi sono buttato tra la gente per cercarlo. Nella registrazione di quel concerto che si trova online, si sente la mia voce urlare ‘Trovato!”, ride ricordando quei momenti.

Da un concerto all’altro, il 22 dicembre del 2022 i Litfiba hanno suonato l’ultimo della loro ‘vita’ artistica, al Forum di Assago: “È stato una bolgia, un concerto più intenso ed energico del solito. Sentivamo la responsabilità dell’ultimo live. Mi sono dato come non mai- continua- Di solito mi risparmio, non abbiamo più venti anni, tutti. Quel concerto è stato bellissimo, suonato senza calare di tensione. Tornati nei camerini, sono iniziati i brindisi, dopo pochi secondi ero già ubriaco”.

Ma prima di arrivare ai Litfiba, Ghigo aveva creato un’altra band, un duo, che, anche di vita breve, ha comunque lasciato una traccia del suo passaggio: “Ho fondato i Cafè Caracas con Raffaele Riefoli, per tutti poi diventato Raf. All’epoca eravamo gli unici due punk di Firenze, in quel periodo, era il 1979, erano tutti frikkettoni, il punk c’era già stato ma l’Italia è arretrata in queste cose. Io venivo da Londra mentre Raf era molto avanti con i tempi“. L’ascesa fu piuttosto veloce, visto che “dopo neanche un anno facemmo da spalla al famoso concerto dei Clash in piazza Maggiore a Bologna. Per 20 minuti suonammo di fronte a oltre centomila persone”. Le cose andarono bene anche se “ci tirarono tutto quello che potevano- ride di gusto Ghigo- Noi, gruppo italiano, ‘osavamo’ ritardare l’entrata dei Clash. Passai tutto il tempo a schivare monetine!”.

Il progetto ‘Cafè Caracas‘ con Ghigo ebbe vita breve, ci furono tensioni, il futuro fondatore dei Litfiba lasciò il duo per divergenze con Raf: “Rimasi da solo ma non per troppo tempo- racconta- Un giorno mi chiamò Gianni Maroccolo, un bassista che già conoscevo perché era già venuto a suonare nella mia sala prove”, ovvero la storica cantina di Via de’ Bardi. “Mi disse che mi aveva chiamato per via di quello che sarebbe stato un mio annuncio per formare una band. Ma non ero stato io a scriverlo, fu Federico Fiumani dei Diaframma. Gli dissi, però, che visto che c’eravamo, avremmo potuto metterla in piedi. E così facemmo, infatti io e Gianni siamo i fondatori dei Litfiba”. Entrarono Antonio Aiazzi alle tastiere, Francesco Calamai alla batteria e mesi dopo il futuro frontman: “Piero arrivò in un secondo momento, all’inizio cantavo io. Ma decidemmo che ci serviva un cantante. Così contattammo Piero, lo conosceva Aiazzi: venne in cantina, provammo qualcosa e così entrò nei Litfiba”. Dopo di allora arrivarono 10 milioni di album venduti, oltre una decina di album in studio e tantissimi concerti. E una storia che in Italia non ha paragoni.

RENZULLI: “UN NUOVO PROGETTO DOPO I LITFIBA, MI RIMETTO IN GIOCO”

Ghigo il prossimo 15 dicembre compirà 70 anni, ma è difficile immaginarlo con le mani in mano. Il chitarrista campano di origine, è nato a Manocalzati in provincia di Avellino, ma fiorentino di adozione, durante la pandemia non è rimasto a guardare. Aspettando di poter tornare live, l’ultimo tour della storia dei Litfiba è stato rinviato di un paio d’anni a causa del’emergenza sanitaria, ha lavorato ad un progetto No.Vox, che ha ideato insieme al suo storico manager Alberto Pirelli, ed ha scritto e pubblicato l’autobiografia ’40 anni da Litfiba’, su cui ha lavorato insieme al giornalista dell’agenzia Dire Adriano Gasperetti.

“Ho ideato No.Vox con Alberto Pirelli in piena pandemia- ha detto all’agenzia Dire- Durante la pandemia ho fatto questo progetto musicale e ho scritto anche un libro che si chiama ’40 anni da Litfiba’” insieme al giornalista dell’agenzia Dire Adriano Gasperetti. “No.Vox è un altro progetto- ha detto ancora- Ne ho fatti diversi, tanti iniziati e tanti interrotti. Avevo iniziato a collaborare anche con un cantante rap, ma il progetto poi si è chiuso. Ora questo progetto strumentale, una cosa completamente diversa dai Litfiba, come dice il nome non esiste cantante. È musica puramente strumentale. C’è la voce degli strumenti, se saputi usare possono averne molto belle. Il tutto sta a farle e a realizzarle. La musica strumentale è sempre più di nicchia ma è sempre esistita. Non ha moda, è al di fuori di mainstream, delle mode e non me ne frega neanche niente. Con questo progetto sono nella fase di una persona con 69 anni e con la soddisfazione avuta con i Litfiba e che vuole andare avanti”.

Avanti significa nuove idee e nuovi progetti: “Bisogna mettersi in gioco e sperimentare. Io sono della pasta dei miei miti, B.B. King e Chuck Berry che hanno suonato fino all’ultimo, fino a 90 anni, e sono morti sul palco. Io farò lo stesso”.

Tornando ai giorni nostri, Ghigo è di nuovo al lavoro su No.Vox. Giusto il tempo di recuperare le energie dopo il dispendioso mese all’estero per l’ultima parte del tour in Europa dei Litfiba, e Ghigo è già al lavoro: “Sono sul secondo disco in studio di No.Vox- conferma, che seguirà il disco Cinematic del 2020- Nuovi progetti e nuove storie. Sul palco mi ci voglio vedere anche a 90 anni e con cose del genere mi ci vedo anche meglio”.

RENZULLI: “ORA I LITFIBA SONO A RIPOSO, IN FUTURO VEDREMO”

Il 22 dicembre del 2022, sul palco del Forum di Assago, i Litfiba hanno suonato dal vivo per un’ultima volta. Forse. “Ora la band deve prendersi il suo riposo”, per il futuro chissà. Così, ad una prima letta, potrebbero sembrare le parole di uno dei tanti fan rimasti ‘orfani’ della storica rock band di Firenze dopo 42 anni di successi, liti, reunion e, soprattutto, tantissimi concerti.
E proprio in una situazione simile, in un evento live, i Litfiba potrebbero però tornare a riunirsi: “Sono stati 42 anni intensi- ha detto invece il suo fondatore Ghigo Renzulli, all’agenzia Dire- veramente intensi. Ho sempre lavorato per i Litfiba. Io sono una persona che mette i paraocchi, metto giù la testa e tiro cornate, vado dritto” per la band. Ora, continua il chitarrista, considerato uno dei più influenti del panorama italiano, “un po’ di pausa. Poi non lo so, se c’è qualche manifestazione come ‘Italia Loves Emilia, può darsi che rifaccia capolino. Come i Led Zeppelin”. Con questo riferimento alla manifestazione al Campovolo di Reggio Emilia del 2012 e alla reunion della band di Robert Plant del 2007 alla O2 Arena di Londra, Ghigo non ha così chiuso completamente la porta ad un ritorno sul palco dei Litfiba.

RENZULLI: “MANESKIN HANNO L’ENERGIA DEI 20ENNI, VEDREMO SE DURERANNO”

Sui Maneskin ho letto di tutto e di più– ha detto all’agenzia Dire Renzulli- Ho letto elogi ma pure tanta merda. Non giudico niente ma mi sono documentato, ho visto filmati. Hanno l’energia dei 20enni, ho visto filmati dove il chitarrista salta sul collo del cantante a fare assoli”. Lui neanche in gioventù una cosa del genere l’ha mai fatta: “Non lo facevo neanche ai primi tempi dei Litfiba- sorride- Avevo 28 anni, ma se saltavo sul collo di Piero lo sfondavo con il mio peso“. I Maneskin “sono giovani, in questi casi hanno avuto una grande fortuna di nascere in questo periodo. La rete ha fatto il suo, hanno fatto successo con una cover in inglese. E poi hanno vinto Sanremo, un insieme di cose li ha portati a questo punto, ben per loro. Se dureranno o meno lo dirà il tempo. In questo lavoro devi continuamente dimostrare quello che vai”.

E proprio questo è il momento più complicato: “Nel nostro ambiente si dice che è più difficile mantenere il successo che farlo. Per farlo, puoi avere il culo e lo fai. Per mantenerlo, invece, devi avere le palle. Vedremo i Maneskin ai prossimi dischi. Gli faccio tanti auguri“, però, ammette “i loro dischi non li compro”, almeno per ora. Perché, continua, “alla mia età ho bisogno di cose raffinate, loro sono ancora primordiali. Mi piace il rock ma è più facile che io mi compri un disco dei Queen. Vedremo che succede”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it