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Covid, Iss: “In Italia prevale variante inglese ad alta trasmissibilità”

In alcune regioni è maggiore la diffusione di variante brasiliana, in altre zone rilevata anche la variante nigeriana

Pubblicato:25-05-2021 18:55
Ultimo aggiornamento:25-05-2021 18:55

varianti covid emilia romagna
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ROMA – “La variante del virus SARS-CoV-2 prevalentemente circolante in Italia è la variante VOC-202012/01 (cosiddetta variante UK) – lignaggio B.1.1.7, caratterizzata da una elevata trasmissibilità“. È quanto emerge dal primo bollettino su ‘Prevalenza e distribuzione delle varianti del virus SARS-CoV-2 di interesse per la sanità pubblica in Italia’ dell’Istituto superiore di Sanità.

Il rapporto, pubblicato online, integra i dati sulle varianti del virus di interesse per la sanità pubblica circolanti in Italia provenienti dall’indagine rapida di prevalenza condotta dall’Iss in collaborazione con Fondazione Bruno Kessler e ministero della Salute, con quelli sulla distribuzione delle stesse varianti riportata dalle Regioni e Province Autonome (PA) e dal Laboratorio nazionale di riferimento per SARS-CoV-2 dell’Istituto Superiore Sanità nel Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19. Il bollettino sarà pubblicato con cadenza quindicinale, mentre il prossimo venerdì verrà presentata la prossima indagine rapida.

“Il lignaggio P.1 (cosiddetta variante brasiliana) ha una diffusione maggiore in alcune Regioni italiane- prosegue il rapporto- La prevalenza di altre varianti del virus SARS-CoV-2 di interesse per la sanità pubblica è <1% nel nostro Paese, ad eccezione della cosiddetta variante nigeriana (1,17%)”.


Nel periodo dal 28 dicembre 2020 al 19 maggio 2021, quindi, sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 un totale di “23.170 casi di infezione da virus SARS-CoV-2 con genotipizzazione tramite sequenziamento su un totale di 2.083.674 di casi riportati (pari quindi a 1,11%)”. Secondo l’Iss è dunque necessario “continuare a monitorare con grande attenzione la circolazione delle varianti del virus SARS-CoV-2 e in particolare la presenza di mutazioni riconducibili ad una maggiore trasmissibilità e/o associate ad un potenziale immune escape”.

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