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Onu: “È stato Israele a sparare il colpo che ha ucciso la giornalista Shireen Abu Akleh”

L'Alto commissariato per i diritti umani afferma che sono state le forze di sicurezza israeliane a esplodere il colpo che ha ferito a morte la reporter di Al Jazeera nel campo profughi di Jenin

Pubblicato:24-06-2022 15:56
Ultimo aggiornamento:24-06-2022 15:56
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Shireen Abu Akleh
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ROMA – “Tutte le informazioni raccolte” dalle Nazioni Unite indicano che il colpo d’arma da fuoco che lo scorso maggio ha ucciso la giornalista palestinese con cittadinanza americana dell’emittente Al Jazeera Shireen Abu Akleh in Palestina “è partito dalle forze di sicurezza israeliane” e “non da uomini armati palestinesi”. Ad affermarlo è stata la portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani (Ohchr), Ravina Shamdasani.

La morte della giornalista, uccisa mentre documentava un’operazione dell’esercito di Tel Aviv nel campo profughi di Jenin, ha sollevato l’indignazione di numerose organizzazioni in difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, oltre che di larga parte del mondo arabo. L’esercito israeliano ha deciso di non aprire un’indagine sull’omicidio della cronista.

Shamdasani, parlando alla stampa a Ginevra, ha reso noto che le indagini dell’Ohchr non hanno “rilevato attività di uomini armati palestinesi nelle immediate vicinanze dei giornalisti” e hanno invece verificato che i cronisti presenti nel campo profughi “hanno proceduto lentamente per rendere visibile la loro presenza alle forze israeliane schierate lungo la strada”. Al momento della morte di Abu Akleh, come ha aggiunto Shamdasani “non erano in corso sparatorie”, mentre “diversi proiettili singoli, apparentemente ben mirati, sono stati sparati contro i rappresentanti della stampa dalla direzione delle forze di sicurezza israeliane”.


I cronisti che erano con Abu Akleh ai media internazionali hanno riferito che l’esercito israeliano era stato informato della loro presenza al momento della verifica dei loro documenti al check-point posto all’ingresso del campo. Inoltre, tutti indossavano il caschetto e il giubbotto antiproiettile con la scritta ‘Press’.

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