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Fedez e il raro tumore al pancreas, l’esperta: “Così giovane richiede ulteriori indagini”

Di cosa si tratta? E come sarà la prognosi per il rapper? Risponde Marialuisa Appetecchia, Responsabile di Endocrinologia Oncologica del Regina Elena - IFO di Roma

Pubblicato:24-03-2022 18:38
Ultimo aggiornamento:24-03-2022 18:50

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ROMA – Ho scoperto di avere un raro tumore neuroendocrino del pancreas. Uno di quelli che se non li prendi per tempo non è un simpatico convivente da avere all’interno del proprio corpo”. Con queste parole Fedez ha rotto il silenzio sulla natura della malattia che lo ha costretto al ricovero e all’operazione presso l’ospedale San Raffaele di Milano. Ma di cosa si tratta? Anche i pazienti così giovani possono essere colpiti dalla patologia e come sarà la prognosi per il rapper? Queste le domande che in molti, soprattutto i fan dell’artista e i follower della coppia, si staranno ponendo in queste ore.

Per cercare di offrire qualche informazione in più sul tumore neuroendocrino del pancreas l’agenzia di stampa Dire ha raggiunto Marialuisa Appetecchia, Responsabile di Endocrinologia Oncologica del Regina Elena – IFO di Roma.

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“ARTISTA COLPITO IN ETA’ PRECOCE

Questo tipo di tumore è di per sé raro, rappresenta infatti l’1-2% di tutti i tumori pancreatici, con un’ incidenza di un caso ogni 100 mila persone l’anno. Spesso è misconosciuto e probabilmente c’è una sottostima dell’incidenza, come risulta dai dati autoptici (1500 casi/ 100.000/anno). In genere si tratta di tumori che insorgono tra i 40 e 50 anni e il fatto che l’artista ne sia stato colpito in età precoce potrebbe richiedere ulteriori indagini. In questi casi tali tumori si possono verificare infatti nell’ambito di sindromi genetiche che coinvolgono più organi e tessuti. Va escluso insomma che questo tumore faccia parte di una sindrome ereditaria”, ha detto Appetecchia.

“TUTTO DIPENDERÀ DALL’ESAME ISTOLOGICO”

“Dopo questa operazione tutto dipenderà dall’esame istologico- prosegue l’esperta- che permetterà di avere una stadiazione e fornirà indicazioni importanti su quello che sarà il decorso clinico successivo. Questo permetterà di valutare, nel caso di Fedez, se si tratta, per esempio, di una forma più o meno differenziata. Sappiamo che ci sono diverse forme di tumore neuroendocrino: forme ben differenziate, carcinomi e forme miste. In base alle caratteristiche del tumore, in genere, si stabiliscono i controlli e le terapie successive a cui il paziente dovrà sottoporsi. I tumori neuroendocrini del pancreas si distinguono in ‘forme funzionanti’, legate alla produzione di ormoni che presentano un corredo di segni e sintomi specifici che aiutano nella diagnosi. Altre volte sono tumori non funzionanti, crescono e dunque presentano dei sintomi di tipo compressivo. Nella maggior parte dei casi si tratta di forme ben differenziate”. “Nei giovani, come già detto, i tumori neuroendocrini pancreatici- aggiunge Appetecchia- sono più frequentemente associati a sindromi tumorali endocrine ereditarie, che rappresentano il 10% di tutti i casi”.

PERCHÈ È IMPORTANTE INTERCETTARE PRECOCEMENTE IL TUMORE? SI PUÒ FARE PREVENZIONE?

“Non si può attuare una prevenzione specifica. È importante stare attenti però ai sintomi e ai segnali che ci offre il nostro corpo– aggiunge Appetecchia- come nei ‘tumori funzionanti’ come già accennato. In altre forme il tumore non produce ormoni e la sintomatologia include per esempio dimagrimento, nausea, dolori addominali. La diagnosi precoce può fare la differenza per quanto riguarda le successive scelte terapeutiche e la prognosi. Sono di solito tumori a crescita lenta mentre rare volte sono più aggressivi”.

COME SI FA DIAGNOSI?

“Oltre alla TAC e alla risonanza magnetica, nel caso di tumori neuroendocrini, abbiamo oggi la possibilità di effettuare anche indagini PET, che utilizzano i radiofarmaci (Gallio 68) i quali si legano, selettivamente, ai recettori per la somatostatina, specifici di questi tumori, consentendo sia la diagnosi che la stadiazione. Queste indagini sono importanti anche per effettuare strategie terapeutiche mirate (terapia radiorecettoriale) che utilizzano farmaci marcati con sostanze radioattive, che legandosi allo specifico recettore, arrivano direttamente sul bersaglio tumorale. È importante che tumori di questo tipo siano gestiti in centri altamente specializzati, che possano offrire un presa in carico multidisciplinare per garantire alle persone un approccio diagnostico-terapeutico integrato, completo e personalizzato. Solo i centri che vedono tanti pazienti e hanno expertise elevata possono davvero prendere in carico pazienti di questo tipo, come da noi in IFO”, conclude l’esperta. 

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