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ROMA – Ottanta persone, con origini in quattro continenti e 34 Paesi. Custodi di saperi, specialita’, semi, spezie, odori, che associano, contaminano, arricchiscono con i sapori del Piemonte. Accade a Torino, a Bra e a Vercelli, nei fine-settimana delle ‘Ricette del dialogo’. “Forniamo gli strumenti tecnici del mondo della gastronomia e insegniamo la stagionalita’ dei prodotti” spiega all’agenzia ‘Dire’ Abderrahmane Amajou, di Slow Food Internazionale, uno degli animatori del progetto.
L’assunto e’ che le ricette sono per loro natura uno strumento per includere, meglio e in modo piu’ diretto. “Nella ruota delle stagioni abbiamo inserito 21 nuovi prodotti agricoli coltivati in Piemonte con semi importati dal Messico, dal Peru’ o dalla Cina” sottolinea Amajou. Convinto che con gli incontri fine-settimanali, al via sabato scorso e in programma fino al 16 dicembre, sia anche possibile rovesciare meccanismi e stereotipi. “Al termine del percorso saranno messi a disposizione di dieci partecipanti 25mila euro” spiega Amajou: “La somma necessaria perche’ possano raccontare la loro esperienza in un libro e ospitare i vicini di casa piemontesi, facendo assaggiare pietanze che hanno radici anche altrove, con una sorta di accoglienza al contrario”.
Al progetto, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), partecipano cooperative, ong e istituzioni. Da Colibri’ a Panafricando, da Lvia al Comune di Torino, da Realta’ migranti a Regione Piemonte. Insieme anche per far conoscere gli elementi base della certificazione alimentare e le procedure legali necessarie per poter organizzare manifestazioni o aprire ristoranti etnici. “Qualche mese fa si chiudevano le porte e i porti” commenta Amajou: “Oggi invece apriamo le porte per conoscerci”.
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