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Forni di Firenze all’angolo, “il 13% rischia di chiudere per l’aumento dei costi”

Cna: “Il 21% delle imprese verso la riduzione delle attività. Con il rincaro dei prezzi calo vendite del 9-10%”

Pubblicato:23-09-2022 12:28
Ultimo aggiornamento:23-09-2022 12:28
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FIRENZE – Circa il 13% delle imprese a rischio chiusura. E la percentuale sale al 21% sulla riduzione dell’attività lavorativa entro fine anno. È la stima che fa Cna Firenze per il comparto panificazione e dolciari, attualmente composto in tutta la Città metropolitana da 432 attività, per il 72% artigianali, “messe all’angolo dal costante aumento dei costi di produzione”, che tocca il 30, 40% in più. “Aumenti che stanno rendendo antieconomica la produzione”. spiega Andrea Panchetti, presidente dei dolciari e panificatori di Cna Firenze.

A luglio 2021 un filone di pane costava 1,50 euro. Da aprile 1,90 (+27% in meno di un anno)

“La situazione è così compromessa che a niente valgono gli aumenti dei prodotti al consumo a cui i panificatori non hanno potuto sottrarsi”. A luglio 2021, infatti, un filone di pane costava 1,50 euro; dallo scorso aprile 1,90 (+27% in meno di un anno). Aumenti, che, “gioco forza, non possono spingersi oltre il limite attuale e che, già in questa forma, a causa dell’inflazione, fanno registrare agli operatori del settore un calo vendite di circa il 9-10%”.

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Per questo è soprattutto sul fronte del caro energia che i panificatori si attendono interventi di aiuto straordinari e urgenti per le imprese da parte del governo: “Azioni tese all’alleggerimento delle bollette e all’azzeramento di tutti gli oneri di sistema, mettendo un tetto al prezzo del gas a livello europeo. Riteniamo inoltre necessario un azzeramento degli oneri del sistema contributivo previdenziale legato ai contratti di lavoro: in caso contrario diventerà difficile se non impossibile rispettare gli obblighi dei versamenti fiscali e previdenziali di prossima scadenza. Infine, bisogna rivedere il modello di fissazione dei prezzi del gas e va attivata la moratoria sui finanziamenti per un periodo di almeno 12 mesi, così come è stato fatto durante l’emergenza pandemica”, conclude Panchetti.

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