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Locali chiusi in Campania, ristoratore napoletano dona cibo invenduto ai poveri

Il 23 dicembre alla mensa del Carmine 200 pasti proverranno dalla cucina di Barittico, ristorante di pesce che Marco Matrecano ha deciso di aprire proprio durante la crisi Covid

Pubblicato:22-12-2020 14:12
Ultimo aggiornamento:22-12-2020 14:18
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di Marco Santangelo

NAPOLI – Marco Matrecano, tra i proprietari e fondatori dei ristoranti di pesce napoletani Panamar e Barittico, è uno dei tanti ristoratori della Campania che si è ritrovato con ingenti quantità di cibo da non poter servire ai clienti a causa delle restrizioni anti Covid introdotte dall’ordinanza firmata sabato scorso dal governatore Vincenzo De Luca. L’ultimo provvedimento del presidente della Regione ha infatti prorogato la chiusura dei ristoranti, scatenando le ire degli esercenti che hanno denunciato di non aver ricevuto alcuna comunicazione che li avvisasse preventivamente dello stop. Matrecano ha deciso, quindi, di donare tutto il cibo ordinato ma rimasto invenduto agli indigenti tramite la mensa del Carmine.

“Abbiamo ‘salvato’ il pesce comprato congelandolo, ma ne avanzava ancora un gran parte che abbiamo deciso di donare in beneficienza. Ho parlato con il parroco della basilica di Maria Santissima del Carmine Maggiore – ha raccontato Matrecano alla Dire – e ci siamo organizzati per la distribuzione dei pasti di questo mercoledì alla mensa dei poveri”. Il 23 dicembre alla mensa del Carmine, che quotidianamente offre un totale di circa 400 pasti, ben 200 proverranno dalla cucina di Barittico, ristorante che Matrecano ha deciso di aprire proprio durante la crisi Covid. “Riusciamo a mantenere Panamar aperto grazie all’asporto, anche se tra il 2019-2020 abbiamo perso circa il 60% del fatturato. Ma con Barittico, locale inaugurato a settembre di quest’anno, il delivery non è possibile. Per noi quell’ordinanza è stata un danno oltre che una beffa – ha detto il ristoratore -. Chiedevamo solo di essere avvisati prima. Alla base di tutto c’é mancata la comunicazione da parte della Regione. E ora ci ritroviamo con circa 2mila euro di ordine di cibo dal quale non possiamo trarre nemmeno un centesimo. Con questa iniziativa solidale speriamo almeno di aiutare qualcuno che si trova in gravi difficoltà”. 


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