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Asl Viterbo lancia la campagna #Lottocontrolaviolenza. La dg Donetti: “Per il rispetto degli altri”

La campagna è stata promossa insieme a Federsanità, Anci e a 130 partner sul territorio di Viterbo e provincia

Pubblicato:22-03-2022 12:23
Ultimo aggiornamento:22-03-2022 12:23

ASL_VITERBO
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ROMA – La lotta a qualunque forma di violenza, che deve essere riaffermata ogni giorno, l’impegno per la costruzione di un modello culturale basato sul rispetto e sulla comprensione dell’altro da contrapporre alla paura e all’indifferenza, il ‘fare sistema’, il rispetto per se stessi, per il prossimo ma anche per gli animali. Questi i concetti chiave veicolati dalla campagna contro ogni forma di violenza, #Lottocontrolaviolenza, promossa dalla Asl di Viterbo, insieme a Federsanità Nazionale, Anci e l’Associazione Juppiter in corso fino al prossimo 8 aprile che mette insieme ben 130 partner sul territorio di Viterbo e provincia. Di questi temi quanto mai attuali, del ‘Premio Minerva-Anna Maria Mammolitì’ ricevuto di recente e di come costruire una nuova sanità italiana, post pandemia, grazie ai fondi del Pnnr, l’agenzia di stampa Dire ha parlato via Zoom con la dottoressa Daniela Donetti, direttrice generale della Asl di Viterbo.

– A che punto siamo e quali sono gli obiettivi da centrare entro l’8 aprile e perché è così importante fare rete sul territorio?

“Noi abbiamo effettuato un’analisi molto dettagliata, con il nostro dipartimento di prevenzione, sugli aspetti epidemiologici che la violenza aveva determinato sul nostro territorio. Anche leggendo il rapporto stilato dall’Oms abbiamo evinto come le violenze, sia verso se stessi che nei confronti degli altri, sono in grado di incidere sullo stato di salute delle persone. Un effetto negativo che è cresciuto durante la pandemia. Per fare prevenzione su questi temi c’è bisogno di più ‘cultura’ e incentivare maggiore rispetto verso le persone ma anche degli animali che non potevano mancare nella nostra campagna. Le campagne di prevenzione sono efficaci se sono diffuse, partecipate e convergenti su quelli che sono gli obiettivi e così. Noi siamo associati a Federsanità Anci ed è per questo che ho coinvolto la presidente Tiziana Frittelli, la quale ha aderito con grande piacere al progetto insieme a Juppiter. Questa iniziativa mi ha davvero scaldato il cuore anche perché hanno risposto positivamente e subito 120 partner, oggi siamo arrivati a 130. A tutti abbiamo chiesto di aiutarci da una parte a diffondere la campagna e dall’altra a stilare dei programmi, anche individuali, facendo una propria agenda delle attività che si protrarranno fino all’8 aprile. L’obiettivo è di rendicontare le proposte che arriveranno. Le forze dell’ordine, le scuole, la prefettura, le associazioni hanno messo appunto una rete sinergica sul territorio di Viterbo e provincia allo scopo di fare azione tutti insieme. L’8 marzo del 1917 le donne sono scese in piazza a San Pietroburgo per manifestare contro la fine della guerra, in questo momento storico è ancora più importante, visto la guerra che si sta combattendo in Ucraina, di riaffermare questo concetto. Noi siamo molto vicini a tutta la popolazione ucraina in questo momento così drammatico”.


– Lei ha ottenuto il Premio Minerva-Anna Maria Mammolitì, giunto quest’anno alla sua 31esima edizione e conferito alle donne più attive e significative, nel suo caso come figura femminile di riferimento in sanità. Cosa rappresenta per lei e perché lo ha voluto condividere con tutte le operatrici sanitarie?

“Un premio che mi ha onorato ed emozionato e ringrazio la giuria per aver pensato a me. Ho deciso di condividerlo con le operatrici sanitarie perché il settore sanitario è composto per il 70% dalle donne e nel periodo pandemico le donne hanno dovuto affrontare questo periodo complesso sotto due profili: sia come professioniste che sotto il profilo familiare. La gestione familiare dei figli e della famiglia in lockdown, l’essere spesso delle caregiver, hanno comportato una difficoltà in più per le donne. Ma voglio condividere il riconoscimento anche con le mie colleghe direttrice generali, in Italia rappresentiamo solo il 24%, che durante tutte le fasi dell’emergenza hanno lavorato con serietà e sobrietà”.

– Da manager cosa serve alla sanità italiana oggi e i fondi del Pnnr come dovrebbero essere allocati secondo lei?

“Serve un disegno unico capace di integrare le tecniche di funzionamento del territorio con quello dell’ospedale. C’è necessità che si lavori per costruire progetti individuali di salute. Dobbiamo riuscire a personalizzare il più possibile le cure anche in un’ottica socio-assistenziale. È necessario lavorare a tecniche di funzionamento, tecniche multidimensionali, d’integrazione territorio-ospedale per creare il ‘prodotto’ salute di qualità. Per fare questo si deve agire sia dal punto di vista economico ma anche di risorse umane”.

– Che consiglio allora si sente di offrire alle ragazze che vogliono diventare manager della sanità?

“Per svolgere questo lavoro bisogna essere pronti ad imparare da tutti. Si può fare seriamente e bene solo se si ha rispetto di tutti i professionisti, qualsiasi sia la loro formazione o livello lavorativo. La presunzione è solo un fatto di competenze e porta all’errore. La capacità di ascolto, lo studio, la valutazione tecnica ed umana delle persone che lavorano con noi sono fondamentali per poter mettere in campo una programmazione seria. Noi garantiamo uno dei prodotti più belli che è la salute, un valore costituzionalmente garantito, e dobbiamo averne grande attenzione quando lavoriamo”.

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