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Ergastolo a Matteo Messina Denaro per le stragi del 1992

Maria Falcone: "È stato aggiunto un altro fondamentale tassello sugli anni bui delle stragi di Capaci e via D'Amelio"

Pubblicato:21-10-2020 12:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:05

strage di capaci
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PALERMO – Condanna all’ergastolo per il superlatitante Matteo Messina Denaro al processo per le stragi del 1992 di Capaci e via D’Amelio, in cui morirono i magistrati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio. Messina Denaro, figlio del capomafia Francesco Messina Denaro, morto nel 1998, è latitante dal 1993. 

Accolte, quindi, le richieste del pubblico ministero Gabriele Paci, la cui tesi vede Matteo Messina Denaro tra i mandanti degli eccidi che sconvolsero l’Italia nell’estate del 1992 e che facevano parte della strategia stragista dei Corleonesi di Totò Riina. Per il figlio di ‘don Ciccio’ Messina Denaro si tratta di un ulteriore ergastolo che si aggiunge a quelli che gli sono stati inflitti per le stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano.

MARIA FALCONE: “CON CONDANNA MESSINA DENARO ALTRO TASSELLO SU ’92”

“Voglio esprimere il mio ringraziamento ai magistrati di Caltanissetta per il prezioso lavoro di ricostruzione fatto in questi anni”. Lo ha detto Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone e presidente della fondazione che del giudice ucciso dalla mafia porta il nome, dopo la sentenza di condanna del boss Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D’Amelio, emessa la scorsa notte dalla corte d’Assise di Caltanissetta. “Con la condanna del capomafia Messina Denaro – ha aggiunto – è stato aggiunto un altro fondamentale tassello sugli anni bui delle stragi del 1992. Solo la verità piena sugli attentati che insanguinarono l’Italia può rendere giustizia, non solo alle vittime, ma a tutto il Paese”.


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