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Coronavirus, Pangea lancia l’appello per proteggere le donne in casa con i violenti

Lanzoni: "Linee guida nazionali per sicurezza case rifugio e visite paterne"

Pubblicato:21-03-2020 09:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:11

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ROMA – “Il quadro delle chiamate delle donne che subiscono violenza ci appare molto disomogeneo sul territorio nazionale. I centri che aderiscono alla rete Reama di Fondazione Pangea Onlus ci hanno raccontato di zone in cui sono estremamente diminuite, come al Nord, altre in cui le donne chiamano, spesso in situazioni estreme, in cui e’ molto difficile aiutarle e raggiungerle. Siamo contente che la ministra Bonetti sia sensibile a questo tema richiamando all’uso del 1522, ma si deve fare di piu’ e agire con altri ministeri in maniera integrata. Ad esempio, controllando con piu’ frequenza, attraverso presenze e visite di servizi sociali e forze dell’ordine, le donne che hanno gia’ fatto delle segnalazioni”. A chiederlo alle istituzioni e’ Simona Lanzoni, vicepresidente di Fondazione Pangea Onlus (www.pangeaonlus.org), che, forte della rete antiviolenza Reama (Rete per l’automutuo aiuto) costruita un anno e mezzo fa da Pangea, si e’ attivata in vista dell’emergenza Covid-19, perche’ “in questa situazione per alcune donne restare a casa puo’ essere una trappola peggiore”.

Le modalita’ di Reama, infatti, sono state pensate fin dall’inizio online (sportello@reamanetwork.org, miaeconomia@reamanetwork.org), mostrandosi all’avanguardia in questo periodo di reclusione. Gli sportelli funzionano esattamente come prima, anzi, sono stati potenziati- fa sapere all’agenzia Dire Lanzoni, ricordando anche il numero nazionale di pubblica utilita’ 1522- La rete antiviolenza Reama di Fondazione Pangea e’ nazionale e quindi cerchiamo di smistare le richieste. Tutti i centri attivi della rete sono al link: https://www.reamanetwork.org/2018/10/04/la-rete/, oppure potete scrivere allo sportello di coordinamento nazionale sportello@reamanetwork.org, grazie al quale indirizziamo le donne che ci scrivono a trovare il centro antiviolenza piu’ vicino”.

LE MISURE DI SICUREZZA PER LE DONNE E LE OPERATRICI ANTIVIOLENZA

Centri antiviolenza e, soprattutto, case rifugio il cui personale “dovrebbe essere trattato al pari di quello sanitario rispetto alla fornitura di mascherine”. Proprio sulla questione delle misure di sicurezza a tutela delle donne e delle operatrici antiviolenza, Reama chiede al Governo indicazioni univoche, “linee guida comuni” da seguire. Perche’, ad oggi, “alcune case si sono organizzate con dotazioni nelle stanze per i nuovi inserimenti- racconta Lanzoni- altre hanno chiesto spazi ex novo per far fronte all’emergenza”. Semplici appartamenti che, in questa emergenza, possono servire per “non metterle in contatto con quelle gia’ presenti nelle case rifugio”.


LA QUESTIONE DEI MINORI

Anche sulla questione minori ci sarebbe bisogno, per la vicepresidente di Fondazione Pangea, di un’indicazione da parte delle Istituzioni. “In caso di madre che ha subito violenza, anche l’obbligo di visita paterna dei minori dovrebbe essere sospeso per evitare il contagio e tutelare i bambini- spiega- Alcuni tribunali, come in Toscana, hanno preso disposizioni positive in questo senso, ma si deve fare chiarezza a livello nazionale”. Sempre in Toscana, “in un tribunale hanno deciso di mettere fuori casa gli uomini maltrattanti tenendo dentro le madri con i bambini. Spero che questi ordini di protezione diventino un ‘leitmotiv’ in questo momento, per la difficolta’ ad avere case rifugio in piu’, ma le donne devono comunque essere messe in sicurezza. Per questo- osserva- l’unico modo e’ allontanare il maltrattante con i vari ordini di protezione”.

LE RICHIESTE PER I CENTRI ANTIVIOLENZA

Sul lavoro dei centri antiviolenza, “che stanno affrontando un grosso peso psicologico”, Lanzoni, poi, si chiede: “Ci sara’ un indennizzo per il terzo settore destinato ai cav? E alle vittime?”. E poi: “Come possiamo rendere accessibili i Pronto Soccorso alle donne che temono il contagio? Sono domande ad oggi senza risposta”. E, proprio alle donne, la vicepresidente di Pangea lancia, infine, il suo appello: “Non dovete rimanere per forza in silenzio. So che e’ difficilissimo, ma c’e’ bisogno di una rete di sorellanza anche tra vicine di casa. Se la donna che subisce violenza non riesce a chiedere aiuto, la vicina puo’ farlo per lei. Non bisogna 

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