
ROMA – “Siamo felici di non aver riportato a Pozzallo nessun cadavere sebbene le autorità non ci abbiano reso il lavoro facile”. Così Oscar Camps, fondatore della ong spagnola Proactiva Open Arms, intervenendo a Roma alla conferenza stampa dal titolo ‘Contro il reato di soccorso in mare’, dopo che la nave della Ong è stata posta sotto sequestro con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione dopoil salvataggio di 218 migranti. L’Ong, infatti, si sarebbe rifiutata di consegnare alla marina libica i migranti appena salvati, per poi dirigersi verso un porto italiano.
“Le leggi internazionali indicano chiaramente che la priorita è proteggere la vita umana, soprattutto se la nave non appartiene a nessun Paese”, dice Camps: “Tutte le altre scelte passano in secondo piano. Per questo appena Open Arms ha ricevuto la segnalazione dalla Guardia costiera italiana, è partita coordinandosi con essa. Come ha sempre fatto in passato”.
“Nel mare si muore velocemente” sottolinea poi Oscar Camps, il fondatore della ong. “Parlare di barche che trasportano migranti non è corretto. Sono imbarcazioni di salvataggio”.
“NON POSSIAMO FIDARCI DEI GUARDACOSTE LIBICI”
“Per la prima volta le autorità italiane dopo averci contattato ci hanno detto che i libici erano sul posto, e avrebbero coordinato le operazioni di soccorso, e questo ci è sembrato un fatto strano, oltre che illegittimo dal punto di vista della Convenzione di Amburgo che prevede l’obbligo del possesso di un centro di coordinamento da parte dello Stato che si offre di collaborare”. Lo ha detto oggi Riccardo Gatti, coordinatore dell’ong Proactiva Open Arms in Italia.
Nel corso di una conferenza stampa a Roma, Gatti ha aggiunto: “Non possiamo fidarci della Guardia costiera libica; in passato ci ha minacciato, un’altra volta hanno esploso colpi in aria, un’altra volta ci hanno sequestrato per ore”.
Secondo il coordinatore, grazie alle sue due navi in 43 missioni da 15 giorni l’una, Proactiva ha salvato 11.700 persone tramite le sue due navi, la Golfo Azzurro e la Open Arms.
“ALL’ARRIVO DEI LIBICI PANICO E TUFFI IN MARE”
“All’arrivo delle motovedette libiche si è scatenato il panico e circa dieci migranti si sono addirittura buttati in acqua. La presenza dei libici li ha terrorizzati. Così abbiamo dovuto gestire anche quell’emergenza”. A ricostruire una fase delle operazioni di soccorso della settimana scorsa è Oscar Camps, il fondatore dell’ong Proactiva Open Arms.
Camps in questo modo spiega ai giornalisti come mai le autorità libiche, che prima avevano intimato alla nave dell’ong di consegnare i migranti appena salvati, “abbiano cambiato idea”. “Di fronte a quella situazione – ha spiegato il fondatore dell’ong – ci hanno comunicato che potevamo andare“.
MANCONI: NESSUN REATO, SOLO SOCCORSO IN MARE
“Voglio subito chiarire un equivoco che si è creato in questi giorni: il codice sottoscritto da alcune ong tra cui Proactiva l’estate scorsa non ha alcuna forza di legge. È solo un Patto tra il ministero dell’Interno e le ong attive in mare. Se pure fosse stata violata una norma di quell’accordo, non si tratterebbe di un reato. Ma io in ogni caso ritengo che in questa vicenda Proactiva non abbia commesso alcun reato”. Così il senatore Luigi Manconi, aprendo questo pomeriggio a Roma la conferenza stampa dal titolo ‘Contro il reato di soccorso in mare’, promossa dalla Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato.

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