NEWS:

“Bancarotta e riciclaggio in famiglia”, il sindaco di Montagnareale ai domiciliari

Indagine della Procura e della guardia di finanza di Patti

Pubblicato:20-10-2022 11:03
Ultimo aggiornamento:20-10-2022 12:02

blitz oleandro
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

PALERMO – A Montagnareale, piccolo centro della fascia tirrenica messinese, esisteva “una strutturata associazione criminale capeggiata dal sindaco, Rosario Sidoti, e composta anche da nove componenti della sua famiglia: genitori, moglie, suocera, figlia, due sorelle, un cognato e una cugina”. Ne sono convinti i finanzieri della tenenza di Patti, che oggi hanno notificato a Sidoti la misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip del tribunale su richiesta della Procura.


IL GIP: “SISTEMA SOFISTICATO E CONSOLIDATO”

Le accuse dei magistrati riguardano un presunto sistema dedito alla bancarotta fraudolenta di società e ai tentativi di accaparramento di fondi pubblici regionali e comunali, oltre che al riciclaggio e all’autoriciclaggio. Il gip nel suo provvedimento descrive uno schema “estremamente sofisticato, molto elaborato, consolidato, ripetitivo, efficace e assai remunerativo” che avrebbe avuto la finalità non solo delle bancarotte fraudolente e delle connesse operazioni di reimpiego dei patrimoni distratti, ma anche “attraverso artifici e raggiri – dicono le fiamme gialle – di intercettare indebitamente cospicui finanziamenti pubblici concessi dal Comune di Montagnareale e dal vicino Comune di Librizzi, oltre che da enti regionali”.

RIFLETTORI SUL SINDACO E SULLA SUA FAMIGLIA

Per i nove familiari del sindaco il gip del tribunale di Patti ha disposto l’interdizione dalla gestione di imprese per un anno. I magistrati e la guardia di finanza hanno ricostruito un fittissimo reticolato societario composto da sette aziende con sede a Montagnareale, Barcellona Pozzo di Gotto e Librizzi, attive in svariati settori: dall’edilizia alle strade, alla compravendita di immobili, sino alle strutture ricettive. Tre di queste sarebbero state portate al fallimento e sarebbero state svuotate progressivamente dei patrimoni in favore di altre società consorelle appartenenti alla stessa famiglia. Le fiamme gialle, inoltre, hanno sequestrato beni per 3,5 milioni di euro.


LA GUARDIA DI FINANZA: “GUADAGNI PUNTUALMENTE DISTRATTI”

Le indagini sono state portate avanti dalla tenenza della guardia di finanza di Patti, sotto il coordinamento del Gruppo di Milazzo, attraverso intercettazioni telefoniche, la ricostruzione di documenti e accertamenti bancari. Le fiamme gialle si sono quindi concentrate su Sidoti e la sua famiglia che avrebbero anche tentato di percepire “indebitamente” finanziamenti pubblici concessi dal Comune di Montagnareale e da quello di Librizzi. Per gli investigatori il sistema prevedeva un aumento dei debiti delle società, soprattutto per quanto riguarda la posizione con l’erario, che poi non venivano onorati. “I guadagni – ricostruiscono le fiamme gialle – venivano puntualmente distratti a favore degli indagati con innumerevoli e variegate operazioni fraudolente”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it