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Zaki libero, ad attenderlo familiari e giornalisti

Il ministro Tajani: "Con Zaki nessun baratto, siamo persone serie"

Pubblicato:20-07-2023 12:37
Ultimo aggiornamento:22-07-2023 12:48

zaki libero
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ROMA – “È libero Patrick Zaki ed è ora con la sua famiglia“: lo confermano alla Dire fonti interne all’attivismo egiziano, mentre Marise George pubblica sui social una foto del fratello mentre parla ai giornalisti che lo attendevano insieme ai familiari e alla fidanzata Reny Iskander fuori dal carcere di Gamasa, a Damietta.

Il ricercatore dell’università di Bologna ha ricevuto ieri la grazia presidenziale che annulla la condanna a tre anni di carcere per false notizie e destabilizzazione della sicurezza nazionale. Il rilascio pone fine a una vicenda giudiziaria iniziata il 7 febbraio del 2020, giorno del suo primo arresto all’aeroporto del Cairo.

FONTI FARNESINA: DAREMO VISTO, CADUTO DIVIETO VIAGGIO

“Patrick Zaki si sta recando all’ambasciata italiana, se non è già arrivato, per presentare il passaporto e ottenere il visto per l’Italia, ma sui tempi dell’arrivo non ci sono informazioni certe”. Così riporta all’agenzia Dire una fonte interna al ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.


Da quando il neolaureato dell’Università di Bologna ha lasciato il carcere, circolano infatti sui media italiani informazioni su un suo presunto arrivo in Italia nel fine settimana. Quanto ad eventuali ostacoli burocratici, il funzionario della Farnesina chiarisce: “Non dovrebbero esserci problemi particolari: il visto è un provvedimento emesso dall’Italia”. In merito al divieto di viaggio imposto dalle autorità egiziane in seguito all’imputazione dell’attivista e ricercatore, “il provvedimento di grazia comprende anche l’eliminazione di quel divieto, a quanto ci risulta. In aeroporto la questione si chiarirà ma contiamo che non ci saranno sorprese e potrà partire”, conclude.

TELEFONATA MELONI-AL SISI: GRAZIA ZAKI GESTO IMPORTANTE

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto oggi una conversazione telefonica con il Presidente dell’Egitto Al Sisi, in particolare per ringraziarlo per la grazia concessa a Patrick Zaki, un gesto di grande importanza che è stato molto apprezzato in Italia. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi.
La telefonata è stata anche un’occasione per approfondire alcuni temi bilaterali e per fare un punto in vista della Conferenza sullo sviluppo e migrazioni di domenica a Roma dove l’Egitto sarà rappresentato dal Primo Ministro Madbouly. E’ stato espresso l’auspicio da entrambi i leader di poter presto avere una occasione di incontro.

REGENI. TAJANI: NESSUN BARATTO CON ZAKI, SIAMO PERSONE SERIE

Nessun baratto su Regeni, nessuna trattativa sottobanco. Il governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane ricercatore (Patrick Zaki, ndr) che rischiava di restare ancora un po’ di tempo in carcere, noi siamo riusciti ad ottenere questo risultato e mi pare che non sia un risultato di poco conto”. Lo ha detto Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, a 24 Mattino su Radio 24. “Poi- ha continuato il vicepremier- si può dire tutto ciò che si vuole, ma non c’è nessun baratto nessuna trattativa sottobanco, siamo persone serie, non facciamo baratti“.

ZAKI, TAJANI: ITALIA DETERMINANTE PER LA GRAZIA

Il ruolo dell’Italia è stato determinante insieme a quello della nostra intelligence” , ha detto Tajani che ha continuato: “Lo ha detto anche il presidente del Consiglio, ci siamo messi fin dall’inizio per cercare di ottenere la grazia per Zaki, ricordo due mie missioni in Egitto parlando con il presidente Al-Sisi dove ho più volte ribadito la necessità di liberare questo giovane ricercatore, e ricordo di essere sempre stato ottimista ogni qual volta incontravo la stampa dopo gli incontro al Cairo. Le cose sono andate avanti, c’è stato un lavoro corale e alla fine il presidente egiziano ha deciso di concedere la grazia, una bella notizia per tutti e ora questo giovane ricercatore potrà venire nel nostro paese e avere una bella carriera davanti”, ha concluso.

MONTICELLI (UNIBOLOGNA): FELICI DI CONSIGLIARLO PER SUO FUTURO

“Ho sentito Patrick stamani appena uscito dal carcere: era frastornato ma anche molto felice, la pressione mediatica sul suo caso ha funzionato. Ora, se vorrà, lo seguiremo per consigliarlo sulle scelte che dovrà prendere per il proprio futuro“. Lo riferisce all’agenzia Dire Rita Monticelli, docente dell’Alma mater studiorum di Bologna e relatrice di tesi del ricercatore egiziano in Studi di genere. Sul ricercatore e attivista circolano sui media italiani voci di un possibile inserimento nel mondo accademico e in particolare nell’ateneo bolognese, che tanto si è prodigato per la sua liberazione, dopo l’arresto nel febbraio del 2020 e le tortuose vicende giudiziarie nate da un articolo in cui Zaki denunciava le persecuzioni subite dalla minoranza copto-cristiana a cui appartiene. Ma Monticelli sul punto chiarisce: “Patrick si è laureato il 5 luglio, non abbiamo ancora avuto modo di parlarne. Sappiamo che ama fare ricerca in ambito umanistico e socio-culturale, siamo a disposizione come lo siamo per tutti i nostri studenti, per condividere riflessioni e prospettive, poi la scelta di proseguire il percorso di ricerca sarà sua”. Al dottorato, tieni ad aggiungere in conclusione la docente, come a dissipare voci su un eventuale sostegno particolare dell’ateneo all’ex studente egiziano, “si accede tramite concorso”.

CON ZAKI ESCE ANCHE BAKER, AVVOCATO DEI DETENUTI POLITICI

L’avvocato e difensore per i diritti umani egiziano Mohamed Al-Baker è stato rilasciato ed è già a casa con la sua famiglia: lo conferma all’agenzia Dire l’Egyptian Initiative for personal rights (Eipr), ong con oltre vent’anni di attività alle spalle, che si è occupata anche del caso del ricercatore dell’Università di Bologna Patrick Zaki.

Proprio la condanna a tre anni di carcere per quest’ultimo ha fatto scattare un provvedimento di grazia da parte del presidente della Repubblica, Abdelfattah Al-Sisi, che ha incluso anche Baker e altri tre detenuti egiziani. Baker era stato condannato a quattro anni nel dicembre 2021 per diffusione di false notizie tramite i social network.

Al-Baker è un nome molto noto in Egitto, sia per il suo lavoro in difesa dei diritti umani e dei prigionieri di coscienza, sia per la sua vicenda giudiziaria: è stato infatti arrestato nel settembre 2019 in un commissariato di polizia, mentre cercava di dare assistenza a uno dei suoi clienti, Alaa Abdel Fattah, ammanettato poco prima. Baker è stato tenuto per due anni in detenzione preventiva prima di conoscere i reati dei quali la Procura per la sicurezza dello Stato lo accusava. Amnesty International però sostiene che la sua incarcerazione sia stata una “ritorsione per il suo lavoro” a difesa dei dissidenti politici egiziani, e in particolare di Alaa Abdel Fattah, definito il più importante tra gli oppositori. Esponente di punta del movimento per la democrazia che nel 2011 portò alla caduta del regime del presidente Hosni Mubarak, Abdel Fattah già da anni scriveva e si batteva pubblicamente per riforme in campo politico, economico e sociale che favorissero un reale miglioramento delle condizioni di vita degli egiziani.

Per il suo attivismo è stato arrestato e rilasciato diverse volte, fino all’incarcerazione nel 2019 nell’istituto di massima sicurezza di Tora, al Cairo, nel corso di una nuova ondata di arresti seguite alle proteste che fecero temere al presidente Al-Sisi il ritorno di quel movimento di piazza che aveva fatto vacillare il regime di Mubarak. A dicembre del 2021 Abdel Fattah è stato condannato a cinque anni di reclusione. In occasione della Cop27 sul Clima di Sharm El-Sheikh l’attivista ha iniziato uno sciopero della fame per richiamare l’attenzione della comunità internazionale sulla condizione dei detenuti politici e di coscienza in Egitto, soggetti a limitazioni e vessazioni, che ha interrotto solo dopo circa 200 giorni.
L’Eipr alla Dire ha riferito inoltre che Abdel Fattah “non è nella lista delle persone graziate con Zaki e Baker, che comprende invece tre detenuti condannati per reati comuni”, e quindi non detenuti politici o di coscienza. La sua condizione in carcere, da dove non gli è permesso avere contatti coi familiari compreso il figlio piccolo, non è migliorata.

Ancora alla Dire Claudio Francavilla di Human rights watch dichiara: “Il rilascio di Zaki e di Al-Baker è un’ottima notizia, ma non cancella il fatto che entrambi non avrebbero dovuto passare un solo giorno in detenzione, né gli abusi che hanno subito. Al-Sisi continua ad usare i prigionieri politici, di cui le carceri egiziane sono piene, come pedine di scambio per fini politici ed economici. L’Italia, l’Europa e gli altri partner internazionali non dovrebbero continuare a tollerare la repressione e i ricatti del regime egiziano”.

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