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VIDEO| Confesercenti Campania: “Pre-covid imprese già in affanno, 50mila oggi quelle indebitate”

"Stava crescendo l'attenzione turistica, ma gli altri settori - moda, arredamento, industria - erano imprese con difficoltà ataviche" spiega alla Dire il presidente Vincenzo Schiavo

Pubblicato:20-01-2021 16:49
Ultimo aggiornamento:20-01-2021 16:49

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NAPOLI – “La Campania è una regione che già prima viveva le sue difficoltà. Stava crescendo con l’attenzione turistica, ma gli altri settori – moda, arredamento, industria – erano imprese con difficoltà ataviche. Poi è arrivato il Covid e ovviamente tutti sono partiti da quelli che erano o i punti di forza o i punti di disavanzo: la Campania partendo da alcuni punti di disavanzo sta affrontando la pandemia con grande difficoltà”. La pensa così Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania.
In Campania “prima del Covid – spiega alla Dire – su 590mila erano circa 20mila le imprese ad avere grande sofferenza con il sistema bancario. Oggi, invece, sono oltre 50mila quelle che hanno contratto un debito che non riescono più a pagare”.

SCHIAVO: “DA GOVERNO SERVE ANNO BIANCO FISCALE”

“Bisogna fare in modo – osserva il presidente – che il governo centrale si possa assumere la responsabilità di sostenere le imprese per poterle far uscire dalle sabbie mobili mettendo in condizione l’imprenditore di avere economie per rimanere a galla nei prossimi 5-6 mesi. Poi il governo dovrebbe essere nelle condizioni di creare un anno bianco fiscale nel corso del quale l’obiettivo dell’imprenditore dovrà essere quello di rafforzare le risorse umane che lavorano con lui perché appena finiranno i sussidi per la cig qui, dove il tasso di disoccupazione è già alto, pioveranno licenziamenti”.

Per Schiavo questo è l’unico modo per “rimettere in moto l’economia del nostro territorio e per evitare di far crescere l’esercito di disoccupati“. Anche senza riuscire a fare quello che ha fatto la Germania, “che ha messo nelle tasche degli imprenditori il 70-80% dei mancati fatturati”, l’Italia “è all’altezza di poter avere un contratto con l’Ue che ci dovrebbe stornare 210 miliardi di euro. Di quelli a fondo perduto, che sono pari a quasi la metà, una parte andrebbe data per uscire dalle sabbie mobili e il resto il governo dovrebbe tenerlo per poter mantenere la macchina pubblica in piedi garantendo stipendi a polizia, impiegati, ospedali. E – conclude – dovrebbe tenere anche un cuscinetto, dai vari aiuti che arrivano, per far sì che lo Stato non chieda soldi agli imprenditori”.


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