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Ma i giardinieri sovversivi esistono…e mettono fiori nei cannoni

Le parole di Beppe Grillo dal palco di Roma ai militanti del Movimento hanno innescato un clamoroso fraintendimento di massa

Pubblicato:19-06-2023 09:33
Ultimo aggiornamento:19-06-2023 09:43

Grillo guerrilla gardening
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ROMA – Non proprio il celebre slogan pacifista “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, ma qualcosa di simile. “Fate le brigate col passamontagna e andate a coltivare le aiuole e a sistemare i marciapiedi”, ha detto Beppe Grillo dal palco di Roma ai militanti del Movimento. Le sue parole hanno innescato un clamoroso fraintendimento di massa. Una pioggia di critiche che è stato quasi un epic fail, si direbbe.
Sì, perché il garante M5s è stato bersagliato per aver usato un lessico che ricordava il terrorismo e gli anni di piombo. Lui poi ha ironizzato, pubblicando su facebook la foto di un ipotetico terrorista verde, membro dei “gruppi d’assalto”, con tanto di passamontagna. Ma ha ragione lui: i “giardinieri militanti” esistono davvero e sono la parodia della guerra vera. Quella nei cannoni non ha fiori, nè ortaggi.

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Il “guerrilla gardening“, questo il nome in inglese, è una “forma di azione non violenta, praticata da gruppi ambientalisti, consistente nell’occupare porzioni di terreno inutilizzato o abbandonato, in particolar modo all’interno delle città, facendovi crescere piante” (Treccani). “È un’attività che nasce negli anni ’70 a New York quando gli abitanti stanchi del degrado di alcune zone facevano giardinaggio non autorizzato per creare nuovi giardini fruibili alla popolazione”, spiega Angelo Camba, regista del documentario “Giardinieri d’assalto’, dedicato al guerrilla gardening italiano.


“È la resistenza estrema non violenta contro ogni forma di degrado urbano. Consiste nell’appropriarsi di spazi pubblici abbandonati, avviliti dal cemento e dall’incuria, e nel creare piccoli giardini”, scrivono Michele Trasi e Andrea Zabiello, nel saggio “Guerrilla gardening. Manuale di giardinaggio e resistenza contro il degrado urbano” (altro testo di riferimento è ‘Falce e rastrello’, di Federica Seneghini).

In Europa la prima esperienza nasce nel 2004 dall’idea di un inglese, Richard Reynolds, che iniziò con l’intenzione di abbellire un quartiere periferico di Londra. In Italia si contano oggi diversi gruppi ‘guerriglieri del giardinaggio’, come i Giardinieri sovversivi romani, oppure Piante Volanti (Milano); Terra di Nettuno (Bologna); Libero Orto (Latina); Friarelli Ribelli (Napoli); Ammazza che Piazza (Taranto); Gnomi Giardinieri (Cagliari); Guerrilla Gardening (Palermo); Fluid Flower (Sulmona); Badili Badola (Torino).
“Nuovo attacco notturno del nucleo autonomo ‘Nuovo Salario’: messo a dimora un rosmarino, in prossimità di una salvia e di una lavanda, frutto di un attacco precedente. Api, siate le benvenute!”, annunciavano su Facebook i Giardinieri sovversivi romani il 23 maggio scorso. Nelle settimane precedenti, un oleandro, un ligustro e un gelso nero erano stati interrati al grido di “più ossigeno, meno CO2!”.

I militanti organizzano blitz notturni per piantare alberi e fiori in aree verdi incolte e rinsecchite aiuole spartitraffico. I guerriglieri più estremi arrivano a usare i passamontagna. Una delle caratteristiche del movimento è infatti quello di parodiare forme e modi della guerra. Zappe al posto dei mitra, ma anche bombe di semi, usate per seminare posti altrimenti irragiungibili. È l’ultima frontiera: palline di terriccio e semi, avvolte da carta umida. La guerra verde.

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