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Trentino, il padre del runner ucciso dall’orso: “Non vogliamo abbatterlo”

La famiglia di Andrea Papi parla a Le Iene: "Non è colpa di Andrea, né dell’orso"

Pubblicato:19-04-2023 10:15
Ultimo aggiornamento:19-04-2023 10:18
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ROMA – “Volevano il morto per far qualcosa: eccolo è mio figlio. Andrea non ha colpa, l’orsa non ha colpa“. A parlare è Franca Ghirardini, la madre di Andrea Papi, il runner 26enne morto lo scorso 5 aprile a Caldes in Trentino, in un bosco della Val di Sole, in seguito all’aggressione dell’orsa Jj4. Intervistati per Le Iene da Giulio Goria, la famiglia e gli amici di Andrea hanno espresso la loro opinione sul ripopolamento degli orsi in Trentino. È colpa dell’uomo, gli è sfuggita di mano la situazione sulla gestione degli orsi”.

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IL PADRE DI ANDREA PAPI: NON VOGLIAMO ABBATTERE L’ORSO

Noi non siamo per abbattere l’orso. Noi vogliamo solo giustizia e dignità per Andrea“. Così Carlo, il padre di Andrea Papi, secondo il quale le regole che erano state stabilite all’epoca del ripopolamento degli orsi devono essere “riviste. E questi orsi è il caso di portarne via 50, 100? Quello che sarà, di sistemare la faccenda finalmente“.

Della stessa opinione la fidanzata di Andrea e gli amici. Nessuna rabbia per l’animale “è il suo istinto”, ma rancore per la mala gestione del programma di ripopolamento di orsi in Trentino, iniziato 25 anni fa.

L’ORSA JJ4

Nel frattempo, l’orsa Jj4 è stata catturata. È stata portata al centro faunistico del Casteller a Trento Sud. Qui attende la decisione del Tar che, dopo aver sospeso l’ordinanza di abbattimento, dovrà decidere sul suo destino. L’udienza è fissata per l’11 maggio.

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Jj4 è una femmina di 17 anni, nota anche come Gaia. È figlia dell’orsa Jurka, tra i primi plantigradi catturati in Slovenia e trasferiti in Trentino nell’ambito del progetto di ripopolamento delle Alpi. Dopo un periodo passato in cattività perché ‘problematica’, Jurka fu trasferita in un santuario in Germania nel 2010.

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Non è la prima volta che l’orsa Jj4 finisce sotto i riflettori. Nel giugno 2020 l’esemplare, all’epoca madre di tre cuccioli, aggredì due cacciatori incontrati sulle pendici del monte Pellar.

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