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Runner morto in Trentino, l’autopsia conferma: era vivo quando ha incontrato l’orso

L'allarme della Coldiretti: "In Trentino circa cento orsi, occorre garantire la sicurezza dei cittadini, dei turisti e degli allevamenti"

Pubblicato:07-04-2023 09:01
Ultimo aggiornamento:10-04-2023 13:15

runner ucciso orso
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ROMA – L’autopsia sul corpo di Andrea Papi ha confermato che è stato un orso ad aggredire il runner 26enne e ucciderlo. Il ragazzo era vivo quando ha incontrato il plantigrado, è questo il verdetto degli esami. Esclusa quindi l’ipotesi di un incidente che sarebbe avvenuto prima dell’incontro con l’animale. Il corpo senza vita di Papi è stato ritrovato nella notte tra mercoledì e giovedì a Caldes in Trentino, in un bosco della Val di Sole.

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Papi era uscito di casa mercoledì pomeriggio per allenarsi e quando la compagna non lo ha visto rientrare, sono scattate le ricerche. Dopo poche ore, il ritrovamento dell’uomo da parte delle forze dell’ordine, aiutate dai cani molecolari. Stando alle ferite riportate sul corpo, si è subito ipotizzato che ad attaccare Papi fosse stato un animale selvatico di grossa taglia (un orso appunto), ipotesi di cui erano fortemente convinti anche gli abitanti della zona che hanno denunciato anche attacchi agli allevamenti. Solo un mese fa, un uomo di 39 anni era stato ferito ad un braccio e alla testa da un orso in Val di Rabbi. Nei prossimi giorni verranno eseguiti degli esami su campioni di dna prelevato per identificare l’esemplare che ha causato la morte del runner.


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COLDIRETTI: 100 ORSI IN TRENTINO, SOS SICUREZZA

“Con il forte incremento della popolazione che ha portato al monitoraggio della presenza di circa 100 orsi in Trentino occorre garantire la sicurezza dei cittadini, dei turisti e degli allevamenti”. Così la Coldiretti in riferimento alla morte del giovane runner. Negli ultimi anni – sottolinea – si è registrato un incremento della presenza dell’orso con un aumento anche dell’areale occupato con singoli giovani maschi che sono stati segnalati fino in Piemonte, nelle zone di confine tra Tirolo e Baviera e in Friuli Venezia Giulia, secondo l’ultimo rapporto elaborato dal settore grandi carnivori del Servizio faunistico della Provincia autonoma di Trento. Il caso del runner rappresenta la punta dell’iceberg di una situazione fuori controllo dove la resistenza di chi lavora e vive sul territorio – denuncia Coldiretti – è ormai al limite considerato che in Trentino in circolazione ci sono anche 26 branchi di lupi o ibridi (erano 17 nel 2020) con intrusioni nelle aziende e allevamenti.

IN TRENTINO AUMENTANO GLI ATTACCHI DI GRANDI PREDATORI

Sul territorio trentino il proliferare dei grandi predatori rappresenta un grave rischio non solo per l’incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo. Negli ultimi anni si è reso così necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo.
Sono necessarie misure di contenimento – evidenzia Coldiretti – per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Serve dunque responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – conclude Coldiretti – con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città.

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