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Washington Post: “Biden pensa a cittadinanza per migranti in 8 anni”

Il quotidiano riferisce di aver ottenuto dettagli sulla riforma da funzionari della transizione che hanno voluto rimanere anonimi. La notizia è stata rilanciata da giornali messicani, tra i quali El Universal

Pubblicato:19-01-2021 11:42
Ultimo aggiornamento:19-01-2021 16:52
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joe bide
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di Brando Ricci e Alessandra Fabbretti

ROMA – Un iter legale che permetta ai cittadini stranieri che soddisfano una serie di requisiti di ottenere la cittadinanza degli Stati Uniti entro otto anni; la possibilita’ di ottenere subito la cittadinanza per i giovani in fuga dalle calamita’ naturali; rendere “piu’ umano” il sistema dell’asilo politico: sarebbero questi i punti centrali di un piano di riforma delle leggi sull’immigrazione che Joe Biden vorrebbe presentare al Congresso gia’ domani, quando assumera’ l’incarico di presidente. A rivelarlo e’ il quotidiano Washington Post, che riferisce di aver ottenuto dettagli della riforma da funzionari della transizione che hanno voluto rimanere anonimi. La notizia e’ stata rilanciata da giornali messicani, tra i quali El Universal.

Il tema e’ infatti tornato di attualita’ nella regione dopo che un gruppo di oltre 7.000 migranti honduregni che si erano avviati a piedi verso il Messico e’ stato respinto dalle forze di sicurezza guatemalteche appena oltre il confine. Si tratta della prima “carovana”, cosi’ vengono definiti i gruppi di migranti che partono a piedi in direzione nord, del 2021. Proprio per evitare un ulteriore aumento di afflusso verso il confine, rivela il Washington Post, Biden starebbe pensando di rendere effettive le nuove misure per richiedere la cittadinanza e la protezione solo ai cittadini che stranieri che gia’ si trovavano negli Stati Uniti al primo gennaio.


Tra i punti centrali del piano del neopresidente e della sua vice Kamala Harris, anch’essa figlia di migranti, c’e’ quello di rendere eleggibili per la residenza legale negli Usa tutti coloro che vivano nel Paese da almeno cinque anni e rispondano a una serie di requisiti, relativi ad esempio al pagamento delle tasse e all’assenza di precedenti penali. La riforma prevede che le persone che abbiano ottenuto questo status possano poi chiedere la cittadinanza dopo tre anni.

Tra le novita’ piu’ marcate rispetto all’amministrazione del predecessore Donald Trump ci sarebbe anche la reitroduzione di un sistema di residenza legale temporanea per i minori centramericani e l’istituzione di un piano per il ricongiungimento familiare. La riforma prevederebbe, pero’, stando alle indiscrezioni ottenute dal Washington Post, anche il rafforzamento dei sistemi tencologici di vigilanza alla frontiera.

HAITIAN BRIDGE ALLIANCE, APPELLO PER MIGRANTI AFRODISCENDENTI

Hanno la pelle nera e non parlano spagnolo. Basta questo a rendere centinaia di migranti provenienti da Haiti o dall’Africa – e che sognano gli Stati Uniti – estremamente esposti alle violenze nel Centroamerica e lungo il confine statunitense. “Nei suoi quattro anni al potere, il presidente Donald Trump ha emesso 400 tra ordinanze, leggi e programmi che hanno ribaltato e smantellato il sistema d’accoglienza americano” denuncia in un’intervista con l’agenzia Dire Guerline Jozef, fondatrice e direttrice della Haitian Bridge Alliance (Hba), associazione nata nel 2016 in California per rispondere alla “crisi dei migranti neri” bloccati alla frontiera sud.

Tale “crisi” riguarda gli haitiani costretti a espatriare a causa del terremoto del 2010, ma comprende anche i tanti africani giunti da Etiopia, Eritrea, Camerun, Congo, Somalia o Mauritania, in fuga da conflitti o poverta’. “Al confine Usa-Messico esiste una vera e propria crisi dei migranti di pelle nera– continua Jozef- non solo perche’ centinaia di persone restano bloccate per mesi, ma perche’ non parlando spagnolo ed essendo visibilmente non ‘latini’, sono esposte a molti piu’ rischi”. I gruppi criminali in Messico, come in altri Paesi come Honduras e Guatemala, li prenderebbero di mira: “Li rapiscono a scopo di riscatto, li derubano, commettono violenze e persino uccisioni”. Il fatto di non conoscere la lingua “impedisce ad africani e haitiani di trovare lavoretti o interagire con i locali”. Con le autorita’ le cose non vanno meglio. Oltre allo stallo forzato, dice Jozef, “centinaia di africani vengono rimpatriati e la pandemia e’ diventata motivo per aumentare i ritorni. La fondatrice della Haitian Bridge Alliance aggiunge: “Sappiamo di un volo in partenza oggi, ma non abbiamo molti dettagli perche’ non e’ facile avere queste informazioni dalle autorita’”.

Alla vigilia dell’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden e della sua vice, Kamala Harris, l’associazione ha inviato una lettera al futuro presidente: “Siamo disposti a lavorare con la prossima amministrazione per creare un sistema piu’ umano e giusto” sottolinea Jozef. “Inoltre chiediamo che nei primi 400 giorni di mandato si fermino le deportazioni, che sia semplificata la richiesta d’asilo, che siano forniti permessi di soggiorno ai migranti che beneficiano della Protezione umanitaria temporanea e ai giovani del programma Daca e poi vogliamo la riapertura degli ingressi dai Paesi africani e musulmani”. A Biden-Harris, dice Jozef, “diamo il beneficio del dubbio”. Ma l’appello e’ “a rispondere all’emergenza insieme a tutti i Paesi del Nord del mondo chiamati a fronteggiare l’arrivo di migranti, tra cui l’Unione europea o l’Italia”. La fondatrice della Haitian Bridge Alliance conclude: “Black Lives Matter, la vita dei neri, conta”.

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