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Donald Trump a un passo dall’incriminazione

Donald Trump è a un passo dall'incriminazione per le accuse a Biden dopo la vittoria del 2020, ma resta il favorito per le presidenziali del 2024

Pubblicato:03-08-2023 19:43
Ultimo aggiornamento:04-08-2023 12:13

trump corte suprema colorado
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ROMA – Negli Stati Uniti è iniziato il conto alla rovescia per l’udienza a Washington delle 16 (le 22 ora italiana) in cui l’ex presidente Donald Trump alla Federal Courthouse verrà formalmente incriminato per aver cospirato contro la vittoria elettorale dell’avversario Joe Biden nel voto del novembre 2020, un piano che avrebbe generato poi gli incidenti di Capitol Hill del 6 gennaio. La macchina della sicurezza è già scattata nella capitale, dove la zona resta blindata: ingente il numero delle forze di sicurezza schierate e tanti giornalisti da tutto il mondo presenti già sul posto. L’attenzione è massima così come il timore di nuovi incidenti. Ieri si è temuto il peggio quando è stato evacuato il Russel Building, uno degli edifici del Senato, dopo che una chiamata al 911 ha denunciato l’arrivo di un uomo armato, una notizia poi rivelatasi infondata.

QUATTRO CAPI D’ACCUSA

Nell’atto d’accusa del procuratore speciale Jack Smith, il multimilionario Trump è accusato di quattro capi d’accusa tra cui “cospirazione contro gli Stati Uniti” per aver cercato di sovvertire il risultato delle presidenziali del 2020, chiuse con la vittoria dell’avversario democratico Joe Biden. In particolare nell’inchiesta federale si afferma che Trump fosse “determinato a restare al potere” nonostante la sconfitta decreata dalle urne, e che “insieme a sei cospiratori” abbia orchestrato un complotto per ribaltare l’esito del voto. Questo, secondo gli inquirenti, è all’origine dell’assalto dei suoi sostenitori al Campidoglio il 6 gennaio 2021.

L’identità dei sei collaboratori è stata tenuta segreta, dal momento che non è stata formalizzata ancora nessuna imputazione, ma secondo i documenti acquisiti dal’emittente Cnn si tratterebbe di avvocati ed ex avvocati di Trump, tra cui l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, e un funzionario del dipartimento di Giustizia.


CI SARÀ UN PROCESSO RAPIDO

Come riporta ancora la Cnn, il procuratore Smith ha assicurato che dopo l’incriminazione formale si terrà “un processo rapido”, evidenziando che “per l’imputato vale la presunzione di innocenza fino a prova contraria”, pur definendo i fatti del 6 gennaio “un assalto senza precedenti” alla democrazia americana, “alimentato dalle bugie” di Trump: in quelle ore, il capo di Stato uscente parlò di “brogli” elettorali e denunciò di essere stato “derubato della vittoria“.

Dal canto suo il tycoon, che affronta la terza incriminazione in un anno, ha accusato il procuratore di essere “un pazzo” che avrebbe fabbricato “accuse false” per giustificare “una caccia alle streghe”.
L’idagine federale è partita dall’inchiesta che il Congresso ha concluso a dicembre. Pur avendo raccolto più prove ed evidenze, il lavoro svolto dal procuratore speciale Smith ha elaborato le stesse accuse suggerite dal parlamento americano.

TRUMP RESTA IL FAVORITO PER LE PRESIDENZIALI DEL 2024

Nonostante i guai con la giustizia, Trump resta il candidato dei repubblicani alle presidenziali del 2024 e i sondaggi lo danno favorito. Se tale processo dovesse concludersi con una condanna, i detrattori del leader Gop cercheranno di estrometterlo dalla corsa tramite il 14esimo emendamento, che esclude la candidatura di coloro che abbiano commesso “insurrezione o ribellione”. Tuttavia, il Congresso potrebbe bloccare tale norma tramite il voto dei due terzi delle camere.

Intervistato dalla Cnn, Richard L. Hasen, professore di diritto dell’Università della California, ricorda che però la Costituzione americana “richiede pochissimi requisiti per ricoprire la carica di Presidente, come avere almeno 35 anni”. Nessuna norma della Carta “impedisce a una persona incriminata, condannata, o che addirittura sta scontando una pena in carcere, di diventare presidente“. Esiste quindi la possibilità che, se incarcerato, Trump possa essere eletto pur stando dietro le sbarre, sebbene tale eventualità “ad oggi non trovi nessun precedente”, ha concluso il docente.

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