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Giulia Cecchettin, Bruzzone: “Credo Filippo sia ancora in vita e qualcuno lo sta aiutando”

"Per lui narcisista la laurea della ragazza un fallimento pubblico. Le aveva chiesto di rallentare gli esami"

Pubblicato:18-11-2023 20:26
Ultimo aggiornamento:20-11-2023 08:59
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ROMA – “Io credo che Filippo sia ancora in vita ed è possibile che qualcuno lo stia aiutando. La macchina continua a girare, movimenti bancari mi pare non ve ne siano. La latitanza di una settimana non è banale. Finchè penserà di farla franca sarà in vita”. Questa è l’ipotesi che la criminologa Roberta Bruzzone condivide con la Dire sul caso di Giulia Cecchettin e di Filippo Turetta, il suo ex ora ricercato. Il corpo della giovane è stato ritrovato oggi in un canalone vicino il Lago di Barcis, in provincia di Pordenone.
Filippo era descritto in paese come il classico bravo ragazzo, anche il padre della povera Giulia lo considerava incapace di torcere un capello a sua figlia, come emerge nelle sue prime dichiarazioni. “Ma la sorella di Giulia invece- spiega Bruzzone- aveva detto che questo rapporto non era tutta questa meraviglia. Lui era opprimente, non accettava la fine della relazione, le aveva chiesto di rallentare gli esami. Ricatti emotivi” per farla sentire in colpa, addebitandole magari la sua difficoltà a laurearsi dicendole “aspetta me per fare la festa. Intravedo la struttura di un narcisista- spiega la criminologa- si è sentito inadeguato, lei era migliore di lui e con questo traguardo pubblico lui non poteva piu dire e raccontare di essere migliore. Aveva osato sfidarlo e nelle dinamiche competitive narcisiste se uno diventa un ostacolo scomodo va eliminato“.
Per Giulia la laurea in ingegneria biomedica rappresentava qualcosa di più del solo studio. Un percorso che si compiva dopo la perdita ad ottobre scorso della mamma Monica, di soli 51 anni per malattia. Un traguardo pieno di simboli dopo il liceo classico, l’Università e la sua vita gentile a contatto con i bambini. Così la ricordano i familiari e i social dove sua sorella Elena posta un selfie scherzoso in bianco e nero. Fino a qualche giorno fa l’appello ‘Tornate a casa’. Poi la sedia vuota nel giorno tanto atteso della discussione della tesi. Poi il video della collutazione e delle botte a mani nude contro di lei del suo ex, lei che invoca aiuto, poi si saprà delle coltellate da quel corpo martoriato che sbuca dal fosso.
Su questi soggetti non c’è sottovalutazione, ma “cecità”, secondo Bruzzone. “Uno che esercita un controllo ossessivo sulla fidanzata che la chiama di continuo, la controlla e ha questo atteggiamento per porsi in modo superiore ha un disagio psicologico. Molte ragazze credono che questa sorveglianza sia una forma di interesse invece è patologia. I dati culturali aiutano questi uomini”, aggiunge la criminologa.
Tutti soffriamo se un amore finisce, ma non per questo minacciamo o facciamo ricatti ‘se non stai con me mi uccido’, questo è manipolare“.
Giulia aveva colto il pericolo? “Era una ragazza buona, forse si, ma è rimasta intrappolata nel senso di colpa, chissà da quanto tempo la ricattava”.
Questa è una generazione di soggetti fragilissimi, sentirsi inadeguati li terrorizza. Lei era stata forte, era andata avanti, aveva tagliato il traguardo, lui no” e le avrà addebitato la colpa di tutto questo. “E per lui il fallimento pubblico era intollerabile”. Premeditazione o no, “i narcisisti maligni hanno sempre fantasia sull’omicidio”, ricorda la criminologa, e mentre lei con tutte le sue forze prendeva la sua strada, lui “il piano B ce l’aveva in testa”: Giulia era diventata un ostacolo.

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