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Covid, Zampa: “Indimenticabili immagini bare a Bergamo, su Astrazeneca errori macroscopici”

La Dire ne ha parlato con Sandra Zampa, esponente del Partito democratico (Pd), già sottosegretaria di Stato alla Salute nell'esecutivo Conte.

Pubblicato:18-03-2021 13:34
Ultimo aggiornamento:18-03-2021 13:34

sandra zampa
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ROMA – Si celebra oggi in tutta Italia la prima Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus, istituita per ricordare le persone decedute a causa del Covid-19. Il 18 marzo è proprio la data in cui, un anno fa, sfilavano per le strade di Bergamo i carri dell’esercito con a bordo le bare delle persone morte che non avevano trovato posto nel cimitero cittadino. La Dire ne ha parlato con Sandra Zampa, esponente del Partito democratico (Pd), già sottosegretaria di Stato alla Salute nell’esecutivo Conte.

– Onorevole Zampa, le immagini delle bare che attraversano Bergamo sono impresse nella memoria di tutti noi: a distanza di un anno, cosa suscita in lei quel ricordo? “Sono immagini davvero indimenticabili, per me come per tutti gli italiani. Molte volte ho cercato di analizzare il sentimento e l’impatto emotivo che quelle immagini hanno avuto su di me. Ricordo esattamente in quale punto della casa mi trovavo la notte in cui le vidi. Ero appena rientrata da una delle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico- racconta Zampa- che all’epoca si tenevano sempre presso la sede della Protezione Civile. Sono immagini che ancora adesso mi evocano il senso di una cosa spaventosa, che sembrava più grande di qualunque possibile azione umana, di un dramma gigantesco a cui la vita aveva esposto tutti noi”.

“Provai anche un senso profondissimo di responsabilità- aggiunge l’esponente del Pd in una videointervista- perché sapevo che eravamo chiamati ad aiutare, ad assistere, a porre rimedio e a fermare quello che ci trovavamo ad affrontare e di cui quasi nessuno aveva capito la rilevanza e l’enorme gravità. Provai un grande senso di vicinanza verso chi aveva sofferto, un sentimento di dolore, di lutto e di impotenza da un lato ma, al tempo stesso, la consapevolezza della necessità di dover reagire e di trovare una via d’uscita per il Paese, perché tutto questo avesse una fine. Ricordo inoltre di aver pensato all’impatto che quelle immagini potessero avere sui bambini, sugli adolescenti italiani, sulle persone emotivamente fragili e ho cercato di immaginare come avremmo potuto dare loro una spiegazione che non li facesse sentire soli davanti alla paura e alla disperazione”.


Dal 18 marzo facciamo un salto in avanti al 2 aprile 2020. Zampa toccò con mano la situazione di Bergamo, recandosi nella città lombarda per fare visita ai centri Covid e alle persone colpite dalla malattia. Cosa ricorda di quel giorno e qual è l’immagine che porta con sé? “Ricordo ogni cosa di quella giornata– risponde Zampa- ricordo quando ho ricevuto la telefonata che mi invitava a partire per Bergamo la mattina dopo. L’arrivo all’aeroporto militare dove poi giunsero i medici volontari, molti dei quali già in pensione. Ricordo i loro volti molto seri. Lo testimoniano le foto di quella giornata, di quella partenza. In aereo la conversazione con Franco Locatelli, Agostino Miozzo e alcuni dei volontari fu molto composta. Quando arrivammo a Bergamo fummo tutti colpiti dal silenzio che avvolgeva l’aeroporto. Ci aspettavano le autorità, alcuni giornalisti e si percepiva il dolore della città che ho sentito nostro. Fummo a colloquio con la stampa- continua l’ex sottosegretaria di Stato alla Salute- che si rivolse a noi senza alcuna polemica, forse anche per la presenza del professor Locatelli, che è proprio di Bergamo ed è una persona molto stimata. In quel momento ho provato una grande empatia con la città lombarda, che avevo conosciuto solo da turista e per il legame che avevo con Giovanni XXIII, avendo partecipato ad alcuni convegni in sua memoria. Bergamo è un luogo bellissimo, ma quella mattina era stravolto dal dolore”.

Zampa continua nel suo racconto citando la visita all’ospedale costruito dagli alpini alla Fiera di Bergamo, accompagnata dal sindaco Giorgio Gori, da alcuni assessori della Regione Lombardia e da alcuni parlamentari. “In questo scenario drammatico, però, osservare gli alpini che lavoravano intensamente alla costruzione di un nosocomio perfetto e percepire la loro capacità di reazione a quello che li aveva duramente colpiti e che li stava ancora colpendo- aggiunge- mi convinse a credere che ce l’avremmo fatta. A Bergamo ho avuto la sensazione nettissima che il Paese avrebbe rialzato la testa, sia per la straordinaria generosità che per la capacità che i cittadini avevano di rimanere fortemente vivi e solidali l’uno con l’altro. Fu una giornata davvero intensa. Partii da lì in serata, eravamo tutti molto colpiti da quello che avevamo visto. Per la prima volta pensai a come doveva essere stata l’Italia negli anni del Dopoguerra, anni durante i quali i nostri nonni si sono dovuti tirare su le maniche e cominciare a costruire senza guardare alle divisioni esistenti tra loro. E anche a Bergamo è stato così: non abbiamo avvertito alcuna divisione politica- precisa- non ci sono state contrapposizioni tra i volontari e lo Stato, perché in quel momento rappresentavo il Governo. Il 6 aprile 2020 è stato, ed è ancora oggi, un ricordo per me indimenticabile e in quella città vorrei presto ritornare a fare una passeggiata per vedere come si possa rinascere da una tragedia”.

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“ERRORI MACROSCOPICI SU SOSPENSIONE ASTRAZENECA”

Sono stati commessi errori macroscopici, soprattutto a livello comunicativo, perché non si può sospendere la somministrazione in quel modo. Ritengo che da questo punto di vista l’Europa ora ha il compito di correggere l’errore commesso e di trasformarlo in una vera e propria opportunità. L’Europa deve davvero riflettere, perché ancora una volta non ha saputo parlare con una sola voce”. Così Sandra Zampa, ex sottosegretaria di Stato alla Salute, commenta alla Dire il caso Astrazeneca in attesa del pronunciamento dell’Ema.

“Quello che ha reso devastante la comunicazione di un pericolo legato alla somministrazione del vaccino, che poi sembra avere caratteristiche precauzionali, è stato il fatto che i Paesi ne abbiano annunciato in pochi minuti, uno dopo l’altro, la sospensione. Alcune agenzie internazionali- racconta Zampa- hanno parlato di divieto di utilizzo del vaccino, poi di sospensione di alcuni lotti, successivamente di tutto. Infine dalla Germania è partito l’allarme degli allarmi che ha portato a comportarsi nello stesso modo anche l’Italia, la Francia, la Spagna e molti altri Paesi del Vecchio Continente. È chiaro che il messaggio percepito dai cittadini è stato che la situazione fosse di estremo pericolo. Una situazione che, tra l’altro, potrebbe dare nuovamente voce ad una realtà molto ridotta, quella della corrente ‘no-vax'”, puntualizza l’esponente del Partito democratico (Pd).

Tutto questo impatta sulla parte emotiva delle persone. “Quando hai paura è difficile poi sedarla. È come se avessi acceso un fuoco enorme: spegnerlo è poi molto complicato. Una volta arrivato il via libera dell’Ema dovremo saper spiegare molto bene perché ci potremo vaccinare. Ma non è più sufficiente dire alle persone che il vaccino provoca molti meno morti, che il Covid causa un numero straordinario di decessi e che il vaccino è l’unica arma. C’è bisogno di dare spiegazioni più chiare- continua Zampa- l’Inghilterra ha un sistema precauzionale molto importante, che prevede un monitoraggio costante della previsione della numerosità dei cosiddetti ‘eventi avversi’: in caso di anomalie rispetto a quella previsione viene presa la decisione di sospendere.

Nel frattempo la vaccinazione va avanti e proprio l’Inghilterra si sta liberando dell’incubo del Covid. “Lo stesso stanno facendo Israele e gli Stati Uniti. È chiaro che dobbiamo fare in modo che le persone si presentino velocemente alla vaccinazione– ripete ancora l’esponente del Pd- che la campagna vaccinale vada avanti in maniera spedita e che si superi la paura purtroppo ormai seminata”.

Franco Locatelli è il neo coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico (Cts), del quale Zampa in passato ha fatto parte. “Ringrazio tutti i componenti del ‘vecchio’ Cts, che aveva forse concluso la propria mission. A loro va un ringraziamento enorme, anche perché voglio ricordare che tutti hanno lavorato per un anno interno fino a undici ore al giorno a titolo totalmente gratuito, dovendo spesso fare fronte a polemiche dai toni non sempre gradevoli. Grazie a tutte le donne e a tutti gli esimi professionisti che ne hanno fatto parte. Sono certa- aggiunge- che il professor Locatelli si rivelerà straordinariamente capace di guidare con mano ferma i lavori di questo nuovo Comitato tecnico scientifico. Un lavoro sicuramente molto diverso dal precedente e molto complesso. Ricordo, ad esempio, le discussioni sulle mascherine, sulla qualità dei macchinari, sui protocolli terapeutici e sulla complessità di come parlare ai bambini. Locatelli non ha bisogno dell’espressione della mia stima: la sua fama è grande e sono sicura che l’Italia sia oggi guidata saldamente da un punto di vista scientifico e nelle misure di contrasto che ancora saranno necessarie. Locatelli saprà fare molto bene anche sulla vaccinazione”, conclude Zampa.

“GRAZIE AL VACCINO VEDIAMO IL CIELO”

Il vaccino è l’arma che ci libererà dal Covid, oggi tutti noi vediamo il cielo. Quando andai a Bergam, un anno fa, mi domandai come sarebbe stato possibile convivere con una cosa di una tale gravità. Quel famoso slogan ‘Bisogna imparare a convivere con il virus’ sembrava una presa in giro. Sappiamo che non è così”. Lo dice senza giri di parole Sandra Zampa, esponente del Partito democratico (Pd), in una videointervista della Dire in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus, istituita per ricordare le persone decedute a causa del Covid-19.

Siamo consci che ne stiamo uscendo e che ne verremo fuori, non senza difficoltà. La grande differenza rispetto al passato è l’aver vaccinato i medici, che ora possono operare in sicurezza negli ospedali. È davvero una pagina diversa- afferma l’ex sottosegretaria di Stato alla Salute- anche se la storia riguarda sempre il virus”.

Bergamo è in zona rossa come moltissime altre città italiane, come tantissime Regioni. Quasi tutto il Paese è tornato in lockdown. “Dobbiamo ancora rispettare rigorosamente le regole, anzi abbiamo la necessità di rispettarle più che in passato perché oggi abbiamo a che fare con le varianti del virus che sono anche più pericolose. Non dal punto di vista dell’impatto sulla salute- precisa – ma perché hanno una maggiore diffusione. Oggi sappiamo inoltre che ci si può contagiare pure con distanze superiori a quel famoso metro e mezzo che avevamo fissato fin dall’inizio. Quindi, dobbiamo prestare maggiore attenzione proprio perché le varianti si diffondono a grandissima velocità”.

Tuttavia, oggi sappiamo come combattere maggiormente questa malattia: “Abbiamo a disposizione protocolli terapeutici molto efficaci- fa sapere subito Zampa- possiamo contare sui monoclonali e, soprattutto, sulla vaccinazione“.

I bambini e gli adolescenti sono tra i più fragili in questa pandemia. Come possono affrontare ancora le scuole chiuse? “Penso che i bambini e gli adolescenti siano stati due volte vittime di questa chiusura. Togliere a un bambino la possibilità di andare a scuola è davvero una cosa molto difficile e pesante. L’unica motivazione valida dietro questa scelta è la tutela della vita, anche della loro”.

La variante inglese sta colpendo molto di più i minori– sottolinea l’esponente Dem in una intervista della Dire- e tra l’altro sono proprio loro che spesso portano o hanno acceso focolai all’interno delle famiglie. Credo che i bambini e gli adolescenti debbano essere ripagati e che avremmo forse dovuto immaginare molte forme di recupero. Siamo ancora in tempo”.

Passando alla povertà educativa, Zampa non perde l’occasione per rimarcare il bisogno “di investire in un grande piano che restringa la platea di quanti ne sono stati colpiti, riducendola al massimo. Un Piano che compensi in termini educativi chi ha poco o pochissimo e chi è davvero escluso. La difficoltà sta nell’individuare i bambini e i ragazzi maggiormente in difficoltà e che devono fare fronte anche alla povertà materiale e relativa”.

Per individuare le aree maggiormente interessate da queste carenze “potremmo chiedere l’impegno di chi lavora nei Comuni e degli assistenti sociali. Penso, inoltre, che dovremmo dare maggiore importanza al ruolo della medicina scolastica- propone- magari in equipe multidisciplinare, chiamata ad individuare chi ha pagato il prezzo più caro, anche in termini di violenze psicologiche e di privazioni materiali. Mi riferisco ai bimbi che hanno una cattiva alimentazione, che non hanno ricevuto le giuste cure e dei quali ci si occupa troppo poco. Bambini che magari hanno difficoltà ad esprimersi, che nel linguaggio manifestano una enorme povertà. Queste misure potrebbero in un certo senso ripagarli di tutte le sofferenze che hanno vissuto e che si apprestano a vivere nuovamente proprio a causa della chiusura delle scuole. Dobbiamo fare in modo che nei prossimi anni si investa seriamente su di loro, perché si tratta del loro futuro e di quello dell’Italia. E non dobbiamo dimenticare di recuperare i numerosi adolescenti o quelli che rischiamo di aver perso nel passaggio tra l’ultimo anno delle scuole superiori e l’Università. Penso davvero- conclude- che il Recovery Fund dovrebbe riservare per loro un progetto speciale”.

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