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Coronavirus, la ‘resistenza’ delle donne: tra i deceduti sono solo il 29%

Inversione nel caso di over 90, ma tra positivi sono meno della metà

Pubblicato:18-03-2020 12:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:10

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ROMA – I bambini che risultano positivi al Covid-19 sono pochi – 307 al 16 marzo – e sono solitamente asintomatici o paucisintomatici: è questa una delle evidenze, valida anche in Italia, che emerge dai dati sulla diffusione del nuovo coronavirus. Altra particolarità che si può analizzare, dati dell’Istituto Superiore di Sanità alla mano, è quella che concerne la differenza per genere dei decessi legati a Covid-19.

In Italia, facendo riferimento all’ultimo aggiornamento rilasciato dall’Istituto superiore di Sanità e relativo ai dati noti al 16 marzo, il 71% dei morti è uomo e le donne rappresentano il 29% del totale. Se analizziamo questo dato per fasce d’età vediamo come tra i 60 e i 69 anni si arrivi a 79,6% di uomini contro il 20,4% di donne. Il dato si capovolge solo nella fascia over 90 dove i deceduti di sesso maschile (49%) sono pari a quelli di sesso femminile (51%). Il divario che emerge relativamente ai decessi si evidenzia, seppur con minore “intensità”, anche tra coloro che sono risultati positivi al tampone. Qui vediamo che nel 60% dei casi il contagiato è uomo, nel 40% è donna. Il maggior distacco si realizza nelle fasce d’età 60-69 e 70-79 anni dove gli uomini risultati positivi al tampone per la ricerca di Covid-19 raggiungono circa il 79% del totale, le donne il 21%. La differenza nel numero di casi segnalato per sesso aumenta progressivamente in favore di soggetti di sesso maschile dai 20 anni fino alla fascia di età 70-79 e fino all’inversione, come nel caso dei decessi, negli over 90 dove le donne positive superano, con il 62,2%, gli uomini che, di contro, fanno registrare un 37,8% “probabilmente – specifica l’Iss – per la struttura demografica della popolazione”. Secondo i dati contenuti nel documento esteso pubblicato dall’Istituto superiore di Sanità, quindi, la letalità per i soggetti di sesso maschile si attesta all’8,1%, mentre per i soggetti di sesso femminile al 5%.  

  


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