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Tratta di persone e prostituzione a Palermo, 4 arresti al clan nigeriano dopo la denuncia di una vittima

La ragazza ha raccontato le violenze subite da persone appartenenti alla mafia del paese africano e delle modalità con cui era riuscita a fare ingresso clandestino in Italia

Pubblicato:18-01-2022 12:03
Ultimo aggiornamento:18-01-2022 12:19

Valdiserri
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PALERMO – Tratta di persone, riduzione in schiavitù, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Questi i reati contestati a quattro cittadini nigeriani arrestati dalla polizia a Palermo con l’aggravante di avere fatto parte della mafia del paese africano e, in particolare, del secret cult denominato ‘Black Axe‘.

L’operazione, condotta dalla sezione Criminalità straniera e prostituzione della squadra mobile di Palermo, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano ed è nata dalla denuncia di una ragazza nigeriana, accompagnata da un pastore pentecostale della stessa nazionalità, a cui la vittima si era rivolta per sottrarsi ai suoi aguzzini. La ragazza ha raccontato le violenze subite nel suo paese d’origine ad opera di persone appartenenti ad un’organizzazione ‘cultista’ e delle modalità con cui era riuscita a fare ingresso clandestino in Italia, per poi essere destinata alla prostituzione.

La vittima era stata segregata nel suo paese d’origine da un gruppo di uomini appartenenti ‘Black Axe’, riuscendo a liberarsi grazie all’intercessione di un connazionale, dietro suo impegno a recarsi in Italia come schiava di quel gruppo. Per questo motivo era stata sottoposta anche a un rito vodoo durante il quale aveva promesso di restituire 15.000 euro, somma necessaria per raggiungere illegalmente l’Italia. Giunta a Palermo, la ragazza, in stato di soggezione e sotto la minaccia di morte e violenze, è stata costretta a prostituirsi consegnando il denaro per la restituzione del debito. La donna, però, è riuscita a sottrarsi ai suoi aguzzini rivolgendosi al pastore, a sua volta minacciato di morte. Il provvedimento è stato eseguito con la collaborazione della squadra mobile di Taranto, dal momento che tre dei destinatari si trovavano al momento nella cittadina pugliese. 


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