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Omofobia, il chirurgo plastico: “‘Cambio di sesso’ non sia condizionato da ambiente o famiglia”

In cosa consiste il percorso di transizione? Esistono centri privati certificati e sicuri che se ne occupano? A rispondere a questi interrogativi è il professor Giulio Basoccu

Pubblicato:17-05-2022 13:01
Ultimo aggiornamento:17-05-2022 14:36

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ROMA – Come ogni anno, il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Ma in cosa consiste il percorso di transizione, comunemente detto anche ‘cambio di sesso’ e tecnicamente definito ‘percorso di riassegnazione chirurgica del genere’? E in Italia il servizio sanitario privato come risponde alla necessità di queste persone che sentono di dover cambiare il proprio genere? Esiste una mappa di centri privati certificati e sicuri che se ne occupano? Per approfondire il tema l’agenzia di stampa Dire ha raggiunto telefonicamente il professor Giulio Basoccu, chirurgo plastico.

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“Si tratta di un iter lungo in cui il paziente necessita di una presa in carico multidisciplinare e della valutazione da parte di diversi specialisti e che sono: lo psicologico, l’endocrinologico, il chirurgico, l’urologo e che contempla in parallelo un iter legale-burocratico che porterà una persona, che sente una dissonanza tra il suo sesso anatomico e il suo genere percepito, ad annullarla attraverso l’intervento chirurgico. Nel privato in Italia queste equipe di fatto non esistono. Peraltro gli interventi necessari al cambio di sesso uomo/donna e donna/uomo sarebbero economicamente altissimi e perciò insostenibili. Quindi direi che nel settore privato non esiste una casistica”.


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Mi è capitato nel corso della mia carriera- prosegue l’esperto- di impiantare delle protesi mammarie a transessuali o effettuare delle chirurgie secondarie di femminilizzazione del viso. Si tratta d’interventi dove non è necessario dunque una preparazione ormonale e che nel post chirurgico non richiedono trattamenti farmacologici o protocolli particolari. All’estero invece esistono diversi centri che funzionano molto bene e che prevedono dei percorsi per la riassegnazione chirurgica del sesso come ad esempio in Thailandia o in Marocco”.

“Sono due i messaggi che mi preme arrivino alle persone. Il primo: credo sia un bene che sia il Ssn italiano sia di fatto l’unico referente per questo tipo di prestazioni evitando la speculazione economica che un certo tipo di ‘privato’ potrebbe fare e in più, il servizio sanitario pubblico può offrire alla persona la garanzia di eseguire l’intervento in un centro specializzato e certificato evitando il rischio di cadere in mani di ‘medici improvvisati’. Il secondo messaggio è quello di intraprendere un serio percorso psicologico e ponderare bene la scelta. Il cambio di sesso non deve essere una scelta condizionata da fattori ambientali o familiari perché se si dovesse rivelare sbagliata, in molti casi, è impossibile tornare indietro e la sofferenza per la persona sarebbe indicibile”, ha concluso Basoccu.

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