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VIDEO | Coronavirus, Provenzano: “Con il decreto prepariamo il dopo emergenza”

Il ministro fa un appello al Mezzogiorno: "Restate a casa, ci serve tempo"

Pubblicato:17-03-2020 13:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:09

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ROMA – “Rispetto alla gravità e alla serietà della situazione noi abbiamo il dovere di mettere in campo tutto il possibile è necessario. Il messaggio di fondo del decreto varato oggi per fronteggiare l’emergenza è sostenere la Protezione civile, il Servizio sanitario nazionale, aiutare le famiglie, le imprese e i lavoratori a reggere l’impatto economico e sociale della crisi. Ma soprattutto è iniziare a preparare il dopo, cercando di essere all’altezza della sfida, della responsabilità del sacrificio che stanno facendo gli italiani”. Lo dice il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, in una intervista all’agenzia Dire. Poi, prosegue: “Mi riferisco soprattutto a chi è in trincea in queste ore: negli ospedali, nei presidi sanitari per combattere il virus. ma anche al contributo che stanno dando tutti gli italiani con grande senso civico e grande responsabilità restando in casa, rispettando le regole, le disposizioni delle autorità competenti per provare a contenere il dilagare del contagio”. Questo decreto, assicura Provenzano, “riguarda tutta l’Italia”, però “per fortuna al Sud abbiamo qualche giorno di tempo in più” per preparare le regioni ad affrontare il contagio.

Serve, aggiunge, la responsabilità di tutti: scene come quelle di persone in fuga dal nord non sono una buona idea. “È stato un comportamento in molti casi irresponsabile– dice- che ha messo a repentaglio le famiglie. Io non giudico, anche perché conosco la condizione dei fuori sede, questo è il momento di attenersi scrupolosamente alle indicazioni delle autorità competenti, di fare l’autoisolamento fiduciario dove è necessario”.


Infine, un appello al Meridione: “Restate tutti a casa perché il senso della gravità delle misure che abbiamo assunto la scorsa settimana serve proprio a questo, a impedire che il contagio dilaghi anche nel Mezzogiorno e metta in crisi un servizio sanitario, che è più debole, in modo da avere più tempo per attrezzarci”.

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