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Gel, mascherine e referendum, il costo della democrazia lo paga sempre la scuola

Riaperta tra mille difficoltà, chiude di nuovo per le elezioni. Non c'erano alternative?

Pubblicato:16-09-2020 06:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:53

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Il costo della democrazia? Lo paga la scuola. Dopo la faticosa ripartenza del 14 settembre, domenica e lunedì l’Italia sarà chiamata al primo voto dell’era Covid. Scheda elettorale, gel e mascherina il necessario da portare alle urne. In 51 milioni voteremo il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, sette Regioni sceglieranno il nuovo governatore e 1.184 Comuni avranno un nuovo sindaco. Le operazioni di scrutinio, come di consueto, si svolgeranno nelle scuole, riaperte in quasi tutta Italia tra mille polemiche e dopo sei mesi di fermo per la pandemia. Per gli istituti sede di seggio ci saranno così tre nuovi giorni di vacanza e si tornerà sui banchi giovedì 24 settembre. E i genitori? Per loro non ci sono ferie extra, ma nuovi incastri da trovare tra nonni, baby sitter e smart working (per chi può). Un’occasione sprecata per ripensare il sistema delle operazioni di voto (le scuole sono gli unici edifici pubblici a disposizione?) e una conferma, di cui non si sentiva il bisogno, del fatto che tutti parlano delle famiglie ma nessuno poi se ne occupa. Eppure le alternative sul campo c’erano tutte: iniziare la scuola direttamente il 24 settembre o anticipare il voto di una settimana. Tutto troppo semplice, anche in tempo di Covid.

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