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Tini, la ‘contesa’ sul brevetto: vittoria dell’azienda friulana seguita dagli avvocati D’Agostini

L'azienda era stata portata in tribunale da una concorrente

Pubblicato:16-04-2024 19:12
Ultimo aggiornamento:16-04-2024 19:12
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UDINE – L’azienda friulana Mastro Bottaio Srl, specializzata nella produzione di tini, ha avuto piena soddisfazione nella controversia giudiziaria cui l’aveva trascinata la concorrente Garbellotto Spa sostenendo di aver visto violato il proprio brevetto riferito alla stessa tipologia di prodotto. Mastro Bottaio, difesa dall’avvocato David D’Agostini dell’omonimo studio udinese, ha dimostrato la completa infondatezza dell’ipotesi di illecito e il Tribunale di Trieste, sezione specializzata in materia d’impresa, ha respinto tutte le onerose richieste della controparte.

La vicenda, ricostruisce l’avvocato D’Agostini, è stata originata da un ricorso cautelare secondo il quale in un’azienda agricola friulana sarebbero stati trovati due tini parsi “pedissequa copia” di quelli prodotti con brevetto dalla ditta ricorrente e su questi tini risultava apposta la targhetta Mastro Bottaio. Per questo, Garbellotto – difesa dallo studio Jacobacci di Torino – aveva richiesto l’immediato ritiro dal commercio dei prodotti Mastro Bottaio che presumeva stessero violando il brevetto, nonché una penale di 20mila euro per ogni tino rinvenuto e la pubblicazione dell’ordinanza relativa alla controversia su un importante quotidiano nazionale e su un altrettanto blasonata rivista specializzata nel settore vitivinicolo.
La ricostruzione dettagliata della attività presentata al giudice dall’avvocato D’Agostini ha fatto però emergere che Mastro Bottaio non aveva rapporti commerciali con la ditta proprietaria dei due tini da almeno dieci anni e che l’intervento operato su quei tini – da cui la targhetta Mastro Bottaio – era stata di rigenerazione degli stessi e non certo di produzione.

Nel corso dell’udienze è stato provato, quindi, che “mai nessuna attività di produzione dei tini brevettati è stata intrapresa dalla resistente”, cioè da Mastro Bottaio. Il Tribunale, perciò, ha deciso di “respingersi tutte le domande formulate nel ricorso in quanto infondate, in fatto e in diritto”.


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