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Cartabia: “I processi troppo lunghi diventano un anticipo della pena”

La presidente della Corte costituzionale: "La ragionevole durata è un principio di civiltà giuridica"

Pubblicato:16-02-2020 10:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:00
Autore:

Marta Cartabia
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ROMA  – “La giustizia deve sempre esprimere un volto umano” e “deve bilanciare le esigenze di tutti”. Ciò detto, “è evidente che i processi troppo lunghi si tramutano in un anticipo di pena anche se l’imputato non è in carcere”. Il presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, lo dice in un’intervista a Repubblica.

“È evidente che i processi troppo lunghi si tramutano in un anticipo di pena anche se l’imputato non è in carcere- dice Cartabia- che il processo debba avere una ragionevole durata è un principio di civiltà giuridica scritto nelle norme internazionali ed esplicitato nella Costituzione dal ‘99. Sono molti i fattori che concorrono alla lunga durata del processo, alcuni di natura organizzativa, altri legati alla necessità di accuratezza delle prove e alle garanzie per l’imputato. Perciò, risolvere questo problema richiede un’azione su vari fronti e certamente una riflessione pacata di tutti, al di là di ogni steccato ideologico”. La giustizia “deve sempre esprimere un volto umano- sottolinea il presidente della Corte costituzionale- ciò significa anzitutto – come dice l’articolo 27 della Costituzione – che la pena non deve mai essere contraria al senso di umanità; ma anche che la giustizia deve essere capace di tenere conto e bilanciare le esigenze di tutti: la sicurezza sociale, il bisogno di giustizia delle vittime e lo scopo ultimo della pena che è quello di recuperare, riappacificare, permettere di ricominciare anche a chi ha sbagliato“. E “una giustizia giusta, se vogliamo usare quest’espressione, è una giustizia che permette di guardare al futuro, che non si pietrifica su fatti passati che pure sono indelebili- conclude Cartabia- La giustizia giusta è riconciliazione, non vendetta. Perché la giustizia vendicativa – ce lo insegna la tragedia greca, in particolare l’Orestea di Eschilo – distrugge insieme gli individui e la polis, mentre una giustizia riconciliativa realizza l’armonia sociale”.


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