NEWS:

In fabbrica? Ci si va col tablet. Così l’azienda ‘smonta’ gli stereotipi degli studenti

300 studenti dell'appennino bolognese a confronto con Metalcastello durante la quarta edizione dell'evento "Saranno Virtuosi"

Pubblicato:15-12-2022 14:42
Ultimo aggiornamento:15-12-2022 14:42

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

LIZZANO IN BELVEDERE (BOLOGNA) – Fatica, fumo, stipendi bassi, difficoltà, routine, inquinamento e smog… A sentir loro, gli studenti delle scuole medie dell’Alta valle del Reno sull’Appennino bolognese, fabbrica è ancora oggi sinonimo di tutto questo: anche se le cose non stanno proprio così, sono stereotipi duri a morire. Sono infatti alcune delle ‘definizioni’ che studenti e studentesse hanno dato nel percorso in classe di avvicinamento al quarto incontro di ‘Saranno virtuosi’, evento-incontro celebrato al Palasport di Lizzano in Belvedere, su input di Metalcastello e nell’ambito del Festival della Cultura tecnica. In platea quasi 300 studenti e studentesse, sul palco Stefano Scutigliani, ad di Metalcastello, azienda che da quattro anni scommette sulla possibilità di sfatare e smussare i cliché, specie quelli negativi, sulla cultura tecnica, ‘ingaggiando’ ragazzi e ragazze prima in un percorso da protagonisti attivi a scuola e poi andando a rivedere i video realizzati in aula per parlarne direttamente con l’ad in un incontro dal vivo.

E, a sentire l’esperienza di Metalcastello, è un lavoro che ‘ripaga’: perché le iscrizioni agli istituti tecnici sono cresciute in zone del territorio dove le aziende cercano e spesso non trovano manodopera, e “perché in questa occasione tocchiamo con mano l’energia, la passione e l’entusiasmo dei giovani, cioè quello che ci serve per mantenere le nostre eccellenze”, dice l’ad. Ma appunto occorre far conoscere la cultura tecnica. Come? In classe con un piccolo gioco si viene a contatto con gli oggetti che Metalcastello produce e poi li si ‘ri-scopre’ nell’evento finale. “Pullman, macchine, trattori presto saranno elettrici, ma continueranno ad avere bisogno di ingranaggi per muoversi“.


“Da che mondo è mondo- afferma Scutigliani incontrando le classi- gli ingranaggi sono stati ciò che ha fatto muovere il mondo: ieri i mulini, domani i droni che faranno volare le macchine. E sono oggetti bellissimi, hanno forme come vere opere d’arte, quasi delle sculture”. Da tutto il mondo vengono a comprarli sull’Appennino bolognese. Per produrli, racconta il manager, oggi si usano i robot, in fabbrica si spostano pezzi controllati dai tablet e ‘pistole elettroniche’ indicano dove vanno depositati i materiali… “Se siamo un’eccellenza che esporta in tutto il mondo è grazie alla cultura tecnica che però è considerata di serie B rispetto a quella umanistica. E’ sbagliato: le due cose si integrano. La tecnica- dice Scutigliani- è alla base di tutto ciò che è innovazione che però si deve basare sull’umanesimo. I risultati finanziari contano, certo, ma anche quelli umani, come la sicurezza, il welfare… Chi lavora- insiste il manager- deve farlo con motivazione, così nascono passione e innovazione”.
Dunque, vale la pena parlarne per smontare i cliché negativi “che sono colpa nostra, di chi ha vissuto un’epoca passata. Siamo proiettati nel futuro, ma abbiamo meno creatività e immaginazione. La lezione di vita non ci è bastata. Per questo ai giovani diciamo che non dobbiamo avere la presunzione di pensare che sappiamo già come sono le cose, com’è un posto, come finirà la storia”. E così rivolto a ragazzi e ragazzi che hanno dato la loro interpretazione di ‘fabbrica’, ‘lavoro’ e ‘futuro’, Scutigliani dice: “Usate la curiosità per rimuovere immagini stereotipate: fumo in fabbrica? Sono cose di anni e anni fa. I robot? Invece quelli ci sono. E’ vero, ci sono settori in cui la fatica conta ancora, ma l’innovazione oggi la riduce moltissimo: oggi usiamo meno le braccia e più il cervello“.



Insomma, continua Scutigliani, “andate a scoprire come stanno le cose; credete ai vostri genitori e ai vostri docenti, ma indagate personalmente, non accontentatevi di credere a tutto quello che si dice. La maggioranza delle cose sono vere, ma chiedetevi sempre il perché delle cose”. Tant’è che a fine evento lo stesso manager viene avvicinato da alcuni ragazzi curiosi di rivolgergli qualche domanda diretta. “In altre occasioni ho detto loro che serve curiosità. Oggi dico ‘serve energia’ e voi ne avete tantissima, convogliatela nella direzione giusta. Ci vuole tempo per maturare una decisione giusta, energia per intraprenderla e curiosità per scoprire cosa c’è in fondo ad una strada che tutti dicono che non porta a niente. Io- racconta infine- ero un secchione a scuola e tutti mi dicevano di andare al liceo artistico o al classico, sono andato all’istituto tecnico e sono stati la persona più contenta del mondo perché ho scoperto un mondo che non conoscevo”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it