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Gaza, parlano i cooperanti: “Non c’è nessun luogo sicuro, la situazione è ingestibile: persone bloccate e senza cibo”

La responsabile di Ciss, Cooperazione internazionale sud-sud, spiega di aver perso i contatti con lo staff che si trova a Rafah, nel sud della striscia di Gaza. E descrive una situazione drammatica: "È impossibile essere pronti per gestire questa situazione. Neanche i soldi servono a niente"

Pubblicato:15-10-2023 12:14
Ultimo aggiornamento:16-10-2023 09:20
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ROMA – “Veniamo a sapere dai media internazionali che l’esercito israeliano sta bombardando anche Rafah, nel sud: è la zona che aveva indicato come sicura per i profughi forzati. Il nostro staff si trova proprio in quell’area ma le comunicazioni sono difficili e da ore non riusciamo più a raggiungere alcuni di loro”. Valentina Venditti è la responsabile di Medio Oriente e Mediterraneo per l’organizzazione Cooperazione internazionale sud-sud (Ciss), che da anni è impegnata nel supporto psicosociale per la popolazione di Gaza.

All’agenzia Dire risponde dall’Italia, tracciando il quadro delle ultime ore, sulla base delle informazioni disponibili: “L’ultimatum è scaduto- dice la responsabile del Ciss- e Israele ha intensificato i bombardamenti su tutta la Striscia. Abbiamo perso i contatti con varie persone, anche coi partner con cui Ciss lavora, per via del black-out di internet e perché molti non sanno più come ricaricare gli smartphone”.

Venditti avverte: “Sappiamo però che molti palestinesi sono rimasti a nord, perché erano feriti o non avevano un mezzo con cui spostarsi. C’è una scuola che ospita 2mila persone, con solo due bagni. Le fogne sono rotte e manca l’acqua”.


Nel pomeriggio, a una settimana dall’attacco di Hamas, il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha fatto visita alle truppe, annunciando: “Siamo pronti, ora inizia una nuova fase nuova” nell’offensiva contro una delle aree più densamente popolate del mondo. Al contrario, “le organizzazioni umanitarie sono al collasso”, avverte Venditti. “Neanche l’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, ndr) ce la fa. Prima riusciva a garantire servizi di base, fornendo materassi, bagni chimici, cibo, ma stavolta è stato tutto così improvviso, assurdo e pesante che, come ha detto anche la Croce Rossa, è impossibile essere pronti per gestire questa situazione. Neanche i soldi servono a niente”.

A causa del blocco totale imposto dal governo israeliano, denuncia Venditti, “non ci sono più luoghi dove comprare cibo o qualsiasi altra cosa, mentre carburante, corrente e acqua sono stati tagliati”. Oltre alle famiglie bloccate nel settore nord di Gaza, ci sono le centinaia di migliaia di persone che hanno obbedito all’ultimatum di Tel Aviv di dirigersi a sud, “dove già risiedono oltre un milione di persone. È una pressione enorme”.

La responsabile del Ciss denuncia: “Oltre alla catastrofe umanitaria c’è un problema di sicurezza. Israele continua a bombardare luoghi civili come scuole e ospedali, dove è risaputo che la gente si rifugia. È stato colpito anche l’edificio che ospitava la nostra sede. È un caso che nessuno di noi ci fosse. È un palazzo che ospitava gli uffici di varie organizzazioni umanitarie nella zona verde di Gaza City e durante le precedenti operazioni militari lo abbiamo sempre usato come luogo sicuro”. Venditti conclude: “Stavolta non c’è davvero più nessun luogo in cui rifugiarsi“.

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