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Villa Emma e i 73 ragazzini ebrei in fuga, un israeliano lo scopre e dona soldi a Nonantola

A Villa Emma, nel modenese, tra il '42 e il '43 trovarono rifugio 73 ragazzini ebrei, che vennero salvati e aiutati dalla comunità di Nonantola: questa storia stupisce ancora a tanti anni di distanza

Pubblicato:15-09-2020 15:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:53
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MODENA – La storia di Villa Emma continua a ‘stupire’ a distanza di tanti anni e ha spinto un cittadino israeliano a un atto di generosità nei confronti di persone in difficoltà a Nonantola, la stessa cittadina che tanti anni fa fu così generosa verso una settantina di ragazzini ebrei in fuga. Il cittadino israeliano, che vive nella cittadina di Zikhron Ya’aqov (17.000 abitanti a 35 chilometri a sud di Haifa) ha scoperto solo dalla recente intitolazione del parco a Nonantola a Rosh HaAyn cosa accadde nel Comune modenese tra il 1942 e ’43, quando arrivarono 73 ragazzi ebrei in fuga attraverso l’Europa che qui furono accolti e aiutati. Questo lo ha spinto a donare soldi al Comune di Nonantola per aiutare persone in difficoltà.

COSA SUCCESSE A VILLA EMMA

Il pomeriggio del 17 luglio 1942 arriva alla stazione di Nonantola un gruppo di quaranta giovanissimi esuli ebrei, provenienti da Germania e Austria, insieme a nove accompagnatori adulti. Il 10 aprile 1943, si uniscono al gruppo altri trentatré ragazzi fuggiti dalla Bosnia e dalla Croazia. Accolti dalla popolazione locale, conoscono a Villa Emma una parentesi di quiete e un rifugio sicuro. Quando arrivò l’8 settembre e l’annuncio dell’armistizio tra il governo Badoglio e gli Alleati, si pose il problema di nascondere i ragazzi: a Nonantola si trovarono molte persone disposte ad aiutarli. Quando le truppe tedesche entrarono in paese, Villa Emma era quasi vuota: una trentina di bambini più piccoli trovarono accoglienza nel seminario, mentre gli altri vennero sistemati presso contadini, artigiani e negozianti, entro un raggio di circa 3-4 chilometri da Villa Emma. Tutti riuscirono entro metà ottobre a fuggire in Svizzera suddivisi in piccoli gruppi, prima che vi fosse un rastrellamento da parte della polizia tedesca.

IL FILANTROPO ISRAELIANO

Questa storia ha colpito molto un cittadino israeliano che fino a oggi non la conosceva. Racconta infatti il vicesindaco Gian Luca Taccini: “Venendo a conoscenza della storia dei ragazzi di Villa Emma tramite la recente intitolazione del parco a Rosh HaAyn, questa persona ha deciso di mettersi in contatto con l’amministrazione di Nonantola per effettuare un gesto di riconoscenza e sostegno alla nostra città durante la drammatica fase del coronavirus”.


“Il benefattore- prosegue- ha messo a disposizione un contributo di 400 euro al mese da destinare a due cittadini nonantolani in difficoltà, che sono stati individuati in un secondo momento dai servizi sociali. I nostri cittadini hanno accettato quasi increduli e con tanta gratitudine il gesto di questo filantropo che ha chiesto di rimanere anonimo”.

L’uomo si è fatto vivo per mail e un cittadino israeliano residente a Nonantola ha dato una mano con le traduzioni necessarie. E’ nato così un “atto inaspettato di generosità e fratellanza– conclude il vicesindaco di Nonantola- che va oltre i confini geografici e temporali: una forma di riconoscimento a tutta la comunità nonantolana per la sua storia di accoglienza e che ci fa ben sperare per questo futuro ancora incerto”. Anche “l’amministrazione e l’intera città ringraziano sentitamente il donatore di Israele, con la speranza di averlo presto ospite a Nonantola”, conclude la nota del Comune modenese che racconta l’originale donazione.

La storia di Villa Emma si trova sul sito della Fondazione Villa Emma, da cui è tratta la foto in bianco e nero che ritrae il gruppo di ragazzi

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