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Sala: “Mi candido per fare di nuovo il sindaco di Milano, ma in maniera diversa”

Il primo cittadino ha intenzione di ripartire da ambiente, trasformazione digitale ed equità sociale. E sugli assembramenti: "La responsabilità è di chi decide, non della gente"

Pubblicato:14-12-2020 09:19
Ultimo aggiornamento:01-06-2021 16:24
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giuseppe sala
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“Mi candido per fare un secondo mandato anche meglio del primo, ma ovviamente in maniera diversa – dice il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, questa mattina a Rtl 102,5-: “è ovvio che si dovrà andare verso un cambiamento che prevede un’attenzione alla questione ambientale, alla trasformazione digitale“, ma certamente anche “a più equità sociale“. Da lì per Sala “bisogna ripartire”, e bisogna farlo “ascoltando il pensiero dei sindaci di tutte le altre grandi città internazionali”, che “la vedono allo stesso modo”. Dopodichè, ovviamente “bisognerà saperlo fare”.

Il sindaco torna poi sulla tortuosa e lunga strada di riflessione che lo ha portato a maturare la scelta di ricandidarsi. “Ci ho pensato alcun mesi, mi sentivo stanco dopo dieci anni di sacrifici tra Expo e il mandato da sindaco, e volevo essere sicuro di essere totalmente a posto per ipotecare altri cinque anni”, confessa. Poi, “pian piano è maturata la consapevolezza di poterlo e volerlo fare- sottolinea- e adesso sono veramente carico a molle, come se dal momento in cui ho deciso mi siano tornate immediatamente delle energie incredibili”.

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“ASSEMBRAMENTI? LA COLPA È DI CHI DECIDE”

“Quando sento il commissario Arcuri parlare di ‘assembramenti irresponsabili’, non ci sto. Non possiamo dare dell’irresponsabile alla gente, alla gente dici quello che possono fare e loro lo fanno, quindi sta a noi“. Il sindaco di Milano non si accoda a coloro che colpevolizzano gli italiani per i troppi assembramenti visti ieri nelle grandi città, in occasione del primo giorno di zona gialla. “Non diamo colpa alla gente, prendiamoci le responsabilità e poi saremo giudicati per questo”, afferma Sala a Rtl 102.5. “Dico semplicemente che c’è un governo e ci sono dei tecnici, quindi prendano una decisione, e dal mio punto di vista non farò altro che supportare le decisioni prese e cercare di far sì che tutto funzioni in linea”, ribadisce il sindaco milanese: “i virologi che ormai ci danno l’idea forte di una terza ondata anche se io non ho capito se siamo usciti veramente dalla seconda, perché se guardo il numero dei morti nella mia città, non ne siamo usciti”. Ecco perché “un po’ di prudenza ci vuole”. Ma secondo il sindaco di Milano c’è un’altra questione che va chiarita: “Ieri abbiamo avuto un’invasione a Milano di gente che veniva dall’hinterland. Se poi dici anche ‘dal 20 in poi non ti muovi più’, ti devono venire dei dubbi che possa succedere una cosa del genere”, ribadisce.

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“Nella cultura milanese ad esempio il tema della seconda casa non è un tema da ricchi, ma un tema che coinvolge tanti, quindi non so se è un beneficio non permettere di andare nelle seconde case, perché poi la gente sta in giro e affolla le città, questo almeno per quanto riguarda Milano. Quindi qualcosa da discutere ce lo avrei”. C’è qualcosa dunque su cui il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, vorrebbe ragionare col governo, ed è il tema della seconda casa in regione, vera particolarità milanese e lombarda. Sala non è convinto che proibire l’utilizzo delle seconde dimore nel periodo delle feste, soprattutto in Lombardia, sia effettivamente efficace per contrastare l’epidemia, anzi. Un fenomeno, quello della seconda casa, che nella tradizione locale non rappresenta necessariamente una condizione di benessere, ma che nasce “nel dopoguerra e negli anni ’70”, quando “appena era possibile- racconta il sindaco- le famiglie si prendevano un appartamento in Liguria, oppure la casa della nonna, o quella della zia”.

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