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CAGLIARI – Quattro candidati governatori, un esercito di oltre 1.400 aspiranti consiglieri, 25 liste presentate. Soprattutto, il rischio, più che mai concreto, che per la prima volta l’astensionismo superi il 50%, soglia mai oltrepassata in Sardegna per delle elezioni regionali. Questi i numeri del voto del 25 febbraio, con l’isola chiamata a breve alle urne per il rinnovo del presidente della Regione e dell’assemblea, dopo i cinque anni della legislatura targata Christian Solinas, secondo presidente sardista- dopo Mario Melis- nella storia dell’Autonomia sarda. Si diceva dell’astensionismo: fenomeno diffuso in tutto il Paese, ma che in Sardegna potrebbe assumere proporzioni drammatiche. In base a un sondaggio commissionato dal centrodestra- mai pubblicato- addirittura sei elettori su dieci potrebbero rimanere a casa la domenica del 25, con la percentuale di astensionismo che toccherebbe dunque la percentuale record del 56%.
Per quanto riguarda i candidati alla presidenza, è corsa a quattro tra Alessandra Todde, candidata del centrosinistra targato Pd-M5s, Paolo Truzzu, portabandiera del centrodestra a trazione FdI, Renato Soru con la sua “Coalizione sarda”, e Lucia Chessa, a capo della lista “Sardigna R-Esiste” (questo anche l’ordine in cui i loro nomi compariranno sulle schede elettorali, dopo il sorteggio in Corte d’appello, a Cagliari). Centrosinistra dunque che si presenta spaccato- con la guerra tra Todde e Soru che ha riempito le cronache politiche per mesi- mentre il centrodestra si è compattato sul nome di Truzzu, sindaco di Cagliari, ed esponente di punta dei Meloniani nell’isola. In questo caso, quadra raggiunta dopo settimane di tensioni, con incontri e tavoli- sia regionali che nazionali- per comporre il difficile risiko delle candidature nel centrodestra anche in vista delle europee e delle altre regioni al voto (Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Umbria). Infine Chessa, indiscutibilmente l’outsider del gruppo: la segretaria dei Rossomori,
partito indipendentista, non ha per sua stessa ammissione alcuna chance di vittoria, ma da settimane sottopone al dibattito politico il tema della legge elettorale: “Uno schifo di legge che prende il voto dei cittadini- la posizione di Chessa- lo distorce con premi e sbarramenti e poi produce un Consiglio regionale che poco ha a che fare con quanto espresso dagli elettori”. Probabilmente l’astensionismo si combatte anche in questo modo.
Tornando alla campagna elettorale, questa passerà probabilmente alla storia per gli scontri sui temi dell’energia rinnovabile, spesso aspri, e tutti in seno al centrosinistra. Ospiti di Coldiretti, Cgil, Confcommercio, non c’è stato praticamente confronto in cui Todde e Soru non si siano beccati sulla speculazione energetica operata dalle multinazionali.
Più sornione Truzzu– nella felice posizione di chi potrebbe godere tra i due litiganti- il cui unico rammarico forse è di aver iniziato la campagna elettorale in ritardo, ostaggio per settimane degli scontri interni alla coalizione e del braccio di ferro tra Fdi e Lega sulla scelta del governatore. Non a caso, il sindaco di Cagliari ha preferito dedicarsi agli incontri nei territori, disertando più di un confronto con gli altri candidati. Solo il 26 febbraio si saprà se quella del Meloniano è stata una strategia azzeccata.
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