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Sardegna al voto, sarà corsa a quattro: ma il vero vincitore potrebbe essere l’astensionismo

Il 25 febbraio sfida tra Alessandra Todde, Renato Soru, Palo Truzzu e Lucia Chessa. Ma per la prima volta l'astensionismo potrebbe superare la soglia del 50%

Pubblicato:14-02-2024 11:28
Ultimo aggiornamento:15-02-2024 12:42
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CAGLIARI – Quattro candidati governatori, un esercito di oltre 1.400 aspiranti consiglieri, 25 liste presentate. Soprattutto, il rischio, più che mai concreto, che per la prima volta l’astensionismo superi il 50%, soglia mai oltrepassata in Sardegna per delle elezioni regionali. Questi i numeri del voto del 25 febbraio, con l’isola chiamata a breve alle urne per il rinnovo del presidente della Regione e dell’assemblea, dopo i cinque anni della legislatura targata Christian Solinas, secondo presidente sardista- dopo Mario Melis- nella storia dell’Autonomia sarda. Si diceva dell’astensionismo: fenomeno diffuso in tutto il Paese, ma che in Sardegna potrebbe assumere proporzioni drammatiche. In base a un sondaggio commissionato dal centrodestra- mai pubblicato- addirittura sei elettori su dieci potrebbero rimanere a casa la domenica del 25, con la percentuale di astensionismo che toccherebbe dunque la percentuale record del 56%.

I CANDIDATI ALLE REGIONALI IN SARDEGNA

Per quanto riguarda i candidati alla presidenza, è corsa  a quattro tra Alessandra Todde, candidata del centrosinistra targato Pd-M5s, Paolo Truzzu, portabandiera del centrodestra a trazione FdI, Renato Soru con la sua “Coalizione sarda”, e Lucia Chessa, a capo della lista “Sardigna R-Esiste” (questo anche l’ordine in cui i loro nomi compariranno sulle schede elettorali, dopo il sorteggio in Corte d’appello, a Cagliari). Centrosinistra dunque che si presenta spaccato- con la guerra tra Todde e Soru che ha riempito le cronache politiche per mesi- mentre il centrodestra si è compattato sul nome di Truzzu, sindaco di Cagliari, ed esponente di punta dei Meloniani nell’isola. In questo caso, quadra raggiunta dopo settimane di tensioni, con incontri e tavoli- sia regionali che nazionali- per comporre il difficile risiko delle candidature nel centrodestra anche in vista delle europee e delle altre regioni al voto (Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Umbria). Infine Chessa, indiscutibilmente l’outsider del gruppo: la segretaria dei Rossomori,
 partito indipendentista, non ha per sua stessa ammissione alcuna chance di vittoria, ma da settimane sottopone al dibattito politico il tema della legge elettorale
: “Uno schifo di legge che prende il voto dei cittadini- la posizione di Chessa- lo distorce con premi e sbarramenti e poi produce un Consiglio regionale che poco ha a che fare con quanto espresso dagli elettori”. Probabilmente l’astensionismo si combatte anche in questo modo.

I TEMI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Tornando alla campagna elettorale, questa passerà probabilmente alla storia per gli scontri sui temi dell’energia rinnovabile, spesso aspri, e tutti in seno al centrosinistra. Ospiti di Coldiretti, Cgil, Confcommercio, non c’è stato praticamente confronto in cui Todde e Soru non si siano beccati sulla speculazione energetica operata dalle multinazionali.


Più sornione Truzzu– nella felice posizione di chi potrebbe godere tra i due litiganti- il cui unico rammarico forse è di aver iniziato la campagna elettorale in ritardo, ostaggio per settimane degli scontri interni alla coalizione e del braccio di ferro tra Fdi e Lega sulla scelta del governatore. Non a caso, il sindaco di Cagliari ha preferito dedicarsi agli incontri nei territori, disertando più di un confronto con gli altri candidati. Solo il 26 febbraio si saprà se quella del Meloniano è stata una strategia azzeccata.

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