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Ma quale linciaggio di Ramallah? Israele travisa il messaggio delle spille rosse indossate agli Oscar

Alcune celebrità come Billie Eilish e Mark Ruffalo hanno aderito all'iniziitva di Artists4Ceasefire per chiedere il cessate il fuoco a Gaza ma il gesto è stato totalmente incompreso dallo Stato di Israele

Pubblicato:13-03-2024 12:36
Ultimo aggiornamento:13-03-2024 12:37

billie eilish spilla rossa
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Foto: Instagram Billie Eilish

ROMA – Volevano mandare un messaggio di pace, eppure il loro gesto è stato completamente travisato dallo Stato di Israele. È quanto accaduto ad alcune celebrità come Mark Ruffalo, Finneas O’Connell, Billie Eilish e Ramy Youssef che durante la notte degli Oscar hanno indossato la spilla rossa di Artists4Ceasefire, simbolo creato per chiedere il cessate il fuoco a Gaza.

Il gesto non è piaciuto a Israele, che in post sul profilo X, ha ricondotto la mano rossa della spilla al linciaggio dei due soldati israeliani entrati a Ramallah, avvenuto nel 2000. “Molte celebrità che stanno indossando le spille rosse non sanno che l’immagine delle mani rosse è associata a un evento orribile impresso nelle menti degli israeliani e dei palestinesi. Il linciaggio degli israeliani avvenuto nel 2000 a Ramallah. Questo simbolismo non è una coincidenza”.


L’INIZIATIVA DI ARTISTS4CEASEFIRE E LA LETTERA A BIDEN

Artists4Ceasefire è un gruppo di artisti nato per chiedere il cessate il fuoco a Gaza, il ritorno sicuro di tutti gli ostaggi e la consegna immediata di aiuti umanitari ai civili palestinesi. Per far sentire la propria voce ha scritto anche una lettera indirizzata al presidente Biden, firmata da quattrocento artisti. Tra questi: Jennifer Lopez, Bradley Cooper, Dua Lipa, Peter Gabriel e Priyanka Chopra Jonas.

“Caro Presidente Biden, ci siamo uniti come artisti ma soprattutto come esseri umani che stanno assistendo alla devastante perdita di vite umane e agli orrori in Israele e Palestina. Chiediamo che, come Presidente degli Stati Uniti, lei e il Congresso degli Stati Uniti chiediate un immediato allentamento della tensione e un cessate il fuoco a Gaza e in Israele prima che un’altra sola vita venga persa. Negli ultimi 5 mesi sono state uccise più di 30.000 persone e più di 69.000 sono rimaste ferite: numeri che qualunque persona di coscienza sa essere catastrofici. Crediamo che tutta la vita sia sacra, indipendentemente dalla fede o dall’etnia, e condanniamo l’uccisione di civili palestinesi e israeliani. Esortiamo la vostra amministrazione, il Congresso e tutti i leader mondiali a onorare tutte le vite in Terra Santa e a chiedere e facilitare un cessate il fuoco senza indugio, la fine dei bombardamenti su Gaza e il rilascio sicuro degli ostaggi. La metà dei due milioni di residenti di Gaza sono bambini, e più di due terzi sono rifugiati e i loro discendenti costretti a fuggire dalle proprie case. Bisogna consentire agli aiuti umanitari di raggiungerli. Crediamo che gli Stati Uniti possano svolgere un ruolo diplomatico vitale nel porre fine alle sofferenze e uniamo la nostra voce a quella del Congresso degli Stati Uniti, dell’UNICEF, di Medici senza frontiere, del Comitato internazionale della Croce Rossa e di tanti altri. Salvare vite umane è un imperativo morale. Per citare l’UNICEF, “la compassione – e il diritto internazionale – devono prevalere”. Dal 7 ottobre, più di 45.000 bombe e missili sono stati sganciati su Gaza, provocando la morte di un bambino ogni 10 minuti”.

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