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Coronavirus, 300 italiani bloccati alle Canarie: “Aiutateci, siamo stati dimenticati”

L'appello degli italiani bloccati alle canarie: "Aiutateci a tornare, nessuno ci sta dicendo quali vie sicure ci sono per l'Italia"

Pubblicato:13-03-2020 18:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:08

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ROMA – “Siamo allo sbaraglio, abbandonati, coi soldi che stanno finendo e la paura di perdere il lavoro o peggio, magari di prendere il coronavirus su un’isola che ha un ospedale con solo due posti per la terapia intensiva. Da due settimane ne’ la Farnesina ne’ l’ambasciata ci danno risposte o aiuti di nessun tipo, ne’ per pagarci l’alloggio ne’ per capire come e quando tornare”. Alessio Bonelli, 23 anni, di Siena, al telefono con l’agenzia Dire condivide il racconto di una vacanza con la fidanzata trasformatasi in un incubo.

Venerdi’ 6 marzo la partenza per un soggiorno a Fuerteventura, un’isola delle Canarie, con rientro previsto oggi. Nel frattempo il moltiplicarsi di casi di coronavirus in Italia ha spinto i Paesi e le linee aeree a chiudere i collegamenti con l’Italia, costringendo la coppia a restare sull’isola.

“Mercoledi’ Ryanair, che ci aveva garantito il rientro, ci ha comunicato la cancellazione” racconta Alessio, spiegando che subito dopo i ragazzi hanno contattato la Farnesina e l’ambasciata italiana. “Ma da loro nessun aiuto, nessuna tutela”.


Quindi la scoperta: “Ci sono almeno 50 italiani, forse addirittura cento persone, nella nostra situazione“. Ci si scambia racconti: “Una signora che e’ riuscita a mettersi in contatto con la Farnesina – dice Alessio – si e’ sentita rispondere: ‘Avvicinatevi il piu’ possibile all’Italia e se vi bloccano vedremo come fare. Noi non riusciamo a gestire la situazione perche’ siamo in emergenza”.

Molti hanno gia’ iniziato a partire “per viaggi della speranza”, continua Alessio. “C’e’ chi e’ andato a Lisbona, Lione, Barcellona, Londra per sperare poi di trovare pullman o taxi da li’. Ma non bisognava limitare i viaggi e le possibilita’ di contagio?” si chiede il ragazzo, che prosegue: “L’ambasciata italiana, che nelle Canarie spagnole ha due sedi, una a Las Palmas, l’altra a Tenerife, non ci ha mai risposto. Cosi’ abbiamo mandato una e-mail e ci e’ arrivata una risposta automatica in cui si consigliava di tornare via Nizza, Tolosa, Basilea, insomma ‘destinazioni limitrofe’, mentre Easyjet garantiva il rientro a Milano via Gatwick”.

Ma si tratta di informazioni incomplete, voci: “Nessuno ci sta dicendo quali vie sicure ci sono per l’Italia”.

Dopo tanti giorni di attesa, cresce l’insofferenza: “Molti ormai vogliono partire ad ogni costo. Ci rendiamo conto che e’ in corso un’emergenzia mondiale ma abbiamo bisogno che il nostro Paese ci dia delle garanzie, vogliamo sapere come e quando tornare e di non perdere il lavoro. Inoltre stiamo finendo i soldi, non ci viene pagato neanche l’alloggio“.

E cresce il timore coronavirus: “Una turista tedesca, trovata positiva, e’ stata messa in quarantena. Perche’, paradosso dei paradossi hanno chiuso i voli di ritorno ma qui i turisti europei continuano ad arrivare. Anche dalla Spagna, dove l’epidemia sta esplodendo”.

Tra i connazionali nessun positivo, dice Alessio, ma “ci sono anziani che stanno per finire farmaci salvavita e, con la ricetta, non riescono ad acquistarli. Anche qui e’ iniziato il panico: supermercati e farmacie prese d’assalto, le mascherine sono introvabili”.

Conclude il ragazzo: “Ci possono accusare di essere partiti in un momento delicato. Ma ci era stato garantito il rientro. Inoltre in aeroporto nessuno ha effettuato controlli, come la presa della temperatura. Ora devono dirci come tornare”.

IL LEGALE: AIUTO 300 ITALIANI BLOCCATI ALLE CANARIE

“Da circa dieci giorni sto assistendo circa 300 italiani, tra turisti e viaggiatori, rimasti bloccati a Fuerteventura, lasciati per strada senza assistenza sia dal governo spagnolo che da quello italiano. Ci sono anziani, famiglie con bambini piccoli. Sono un avvocato, non potevo stare fermo di fronte a una simile ingiustizia”. Cosi’ all’agenzia Dire Lucas Ingenito, 26 anni, avvocato di origine argentina residente sull’isola delle Canariespagnole.

Il legale sta prestando assistenza gratuita agli italiani che si sono visti cancellare i voli di ritorno a causa dell’emergenza coronavirus. Ingenito racconta: “In questi giorni le ho provate tutte: ho contattato sia il consolato italiano a Las Palmas, punto di riferimento per le Canarie spagnole, sia il governatore di Fuerteventura, affinche’ vengano trovate soluzioni: per ora mi hanno offerto otto posti letto. Una cosa ridicola”.

Solo oggi Ingenito e’ riuscito a parlare con un funzionario del consolato: “Da Las Palmas mi hanno risposto che dato che queste persone sono infette devono fare la quarantena, nonostante nel gruppo non ci siano casi di contagio confermati”.

Sempre oggi l’avvocato ha avuto notizie circa la possibile chiusura dell’aeroporto lunedi’ prossimo: “Se non si trova al piu’ presto un volo, queste persone rischiano di restare bloccate per altri 40 giorni. Alcuni di loro sono disperati, altri neanche riescono a raggiungermi perche’ si trovano in punti lontani dell’isola”.

L’avvocato parla da Corralejo, estrema punta nord dell’isola, lunga circa 120 chilometri. In questa cittadina si trovano le sedi delle istituzioni: da qui l’idea di organizzare un sit-in. “Il governo deve ascoltarci” dice Ingenito.

“Purtroppo solo 120 italiani sono riusciti a raggiungerci. Arrivare fin qui costa e c’e’ chi sta restando senza soldi”. Una speranza giunge dalla compagnia Ryanair: “Ho parlato con un responsabile, che mi ha detto che possono mettere a disposizione un volo, ma serve un permesso. Ho contattato le autorita’ spagnole e italiane, ma da nessuno e’ giunta l’intenzione di assumersi questa responsabilita’“.

Neanche l’agenzia per l’aviazione civila spagnola, l’Aesa, ha dato garanzie: “Hanno le mani legate – riferisce Ingenito – perche’ non sanno se queste persone sono infette“. Il legale denuncia poi atteggiamenti discriminatori. “Mai vista tanta intolleranza” dice.

“Man mano che i giorni passano, per gli italiani qui la situazione peggiora. Loro rischiano di finire in strada e gli abitanti li tengono alla larga, dicendo che sono infetti. Giorni fa sono stato intervistato da un quotidiano locale. I commenti degli internauti sono stati feroci”.

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