ROMA – “Non ci lasceremo processare nelle piazze”. Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, prendendo la parola in aula al Senato nel corso del dibattito sul finanziamento ai partiti, cita il celebre discorso dell’allora presidente Moro del ’77. “Oggi- ha continuato Renzi- non parliamo di una inchiesta, discutiamo della separazione dei poteri”.
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“Le perquisizioni di 300 finanzieri alle 6 di mattina davanti a figli sconvolti nelle case di persone non indagate” è “una retata”, altro che “uno strumento a tutela degli indagati”, prosegue Renzi, prendendo la parola in aula al Senato nel corso del dibattito sul finanziamento ai partiti. “La magistratura ha fatto una invasione di campo perché vuole decidere cosa è politico e cosa no”, continua, è “un processo penale su cosa sia la Leopolda finalizzato a descrivere come criminale qualsiasi tipo di finanziamento privato fatto secondo le forme lecite previste da legge sulle fondazioni”. Il risultato sarà che “nessuno finanzierà più, non darà più un centesimo” alla Fondazione Open.
Nella vicenda legata alla Fondazione Open c’è stata “una violazione sistematica del segreto d’ufficio, le vicende personali del sottoscritto” sono state date in pasto alla stampa. Renzi denuncia come non ci sia più alcuna “privacy verso i politici e le loro famiglie”. E attacca: “Non è uno stato di diritto questo, siamo alla barbarie”.
“Io provo rispetto sostanziale, non solo formale, per l’autorità giudiziaria. Sono stato censurato dai togati del Csm come senatore per le mie idee politiche. Non dimentichino che l’articolo 68 della Costituzione non è stato cancellato, i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle loro opinioni”.
“Massimo rispetto per la magistratura e per i giudici che hanno perso la vita. Noi ci inchiniamo davanti a queste storie. Ma a chi oggi volesse immaginare che questo inchino diventi una debolezza del potere legislativo davanti al potere giudiziario, si abbia la forza di dire: contestateci per le nostre idee o per ciò che abbiamo fatto al governo, contestateci per il Jobs act e per la battaglia sulle tasse”. “Ma chi volesse contestarci, o peggio ancora eliminarci per via giudiziaria, sappia che dalla nostra parte abbiamo il coraggio di dire che diritto e giustizia sono cosa diversa dal peloso giustizialismo e dalla connessione con certi strumenti di stampa e di comunicazione”, ha concluso.
“Il pm ha la titolarità dell’azione penale ma se gli affidiamo la titolarità dell’azione politica” facendogli decidere “cosa è politico e cosa no, il parlamento fa un passo indietro per pavidità, per paura, per mediocrità”, ha detto il leader di Italia Viva.
Al tavolo sulla verifica di governo a gennaio “andranno Bellanova e Rosato”. “Hanno piacere che vada personalmente? Veramente hanno detto il contrario Di Maio, Conte…”, ha sottolineato Renzi.
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