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Mafia, 11 arresti a Palermo: colpito il mandamento di Tommaso Natale

Racket nei ristoranti di Mondello e Sferracavallo

Pubblicato:12-07-2023 11:54
Ultimo aggiornamento:12-07-2023 11:54
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carabinieri Palermo
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PALERMO – Estorsioni a tappeto tra i ristoratori di Mondello e Sferracavallo, ma anche la ricomposizione di liti e dissidi in famiglia. Nuovo blitz antimafia a Palermo. A tre giorni dall’operazione di polizia che ha colpito il mandamento di Resuttana con 18 arresti, questa volta sono i carabinieri a destrutturare un altro feudo di Cosa nostra, quello di Tommaso Natale: 11 arresti, di cui otto in carcere.

RICOSTRUITI GLI ORGANIGRAMMI DI 3 FAMIGLIE MAFIOSE

Associazione mafiosa, estorsione, consumata e tentata, con l’aggravante del metodo e delle modalità mafiose, e tentato omicidio aggravato le accuse. Individuati boss e gregari delle famiglie mafiose di Partanna Mondello, Tommaso Natale e Zen-Pallavicino.  L’indagine, denominata ‘Metus’, ha consentito agli inquirenti della Dda di riscostruire la struttura del mandamento e di delineare gli organigrammi delle famiglie collegate.

RISTORANTI SOTTO LA SPADA DI DAMOCLE DEL PIZZO

Al vertice della famiglia di Tommanso Natale, secondo i carabinieri, ci sarebbe il genero di Rosario Riccobono, storico uomo d’onore assassinato dai corleonesi di Totò Riina nel corso della seconda guerra di mafia scatenata nei primi anni Ottanta. Diverse le estorsioni scoperte da magistrati e investigatori: metodo utilizzato è quello che vede l’imposizione di servizi di vigilanza e delle forniture di pesce e frutti di mare a molti ristoratori di Mondello e Sferracavallo.


QUANDO UN UOMO TENTÒ DI UCCIDERE IL FRATELLO

Una presenza “pregnante nella vita di tutti i giorni” delle borgate marinare di Palermo, quella di Cosa nostra, secondo gli investigatori. Le famiglie mafiose regolavano molti aspetti della vita quotidiana di quelle borgate: dai dissidi tra privati alle liti tra comuni cittadini. Boss e gregari, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Comando provinciale, tutelavano anche gli interessi degli esercenti che si sottomettevano al pizzo in cambio di protezione. Fatta luce anche sul movente di un tentato omicidio commesso da uno degli affiliati al clan nei confronti del proprio fratello. Intervennero le figure più carismatiche del mandamento mafioso per ricomporre i dissidi di famiglia che avevano portato al tentato omicidi.

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