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Ingaggiano mafiosi per intimorire la badante dei parenti ed ottenere l’eredità

Conclusa l'operazione 'Perseverance', che ha portato all'arresto dell'ultimo esponente del clan Sarcone. Giuseppe Ferrari, questore di Reggio Emilia, si è dichiarato "colpito" dal fatto che persone "insospettabili facciano ricorso alla 'ndrangheta per commissionare reati"

Pubblicato:12-03-2021 12:33
Ultimo aggiornamento:12-03-2021 12:33

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MODENA – Il “basso profilo” all’occorrenza subito sostituito dalla violenza, e il “consenso sociale” che la ‘ndrangheta aveva conquistato in Emilia prestandosi a “risolvere i problemi” dei cittadini. Sono i due aspetti che emergono con chiarezza dall’ultima operazione ‘Perseverance’, diretta tra Modena e Reggio Emilia dalla Dda di Bologna contro la famiglia Sarcone. Uno degli episodi registrati dagli investigatori -la Polizia di Parma e Reggio Emilia e i Carabinieri di Modena- riguarda però Salvatore Muto (classe ’85), “subentrato” ai fratelli Antonio e Luigi di recente condannati in appello nel maxi processo Aemilia. Sarebbe infatti stato lui a mettere in contatto la consorteria criminale con una coppia di cittadini modenesi incensurati e spregiudicati, intenzionati ad impossessarsi del patrimonio di due anziani parenti. E che, per questo, avevano chiesto al clan di provocare “lesioni gravissime” alla badante che se ne prendeva cura, divenuta suo malgrado un ostacolo. Il piano fu sventato dalla Squadra Mobile reggiana le cui indagini preliminari indussero i “committenti” ad abbandonarlo.

Un secondo incarico affidato dai coniugi alla cosca ha riguardato inoltre il “recupero crediti” da un debitore della somma di oltre due milioni, di probabile provenienza illecita. In questa occasione Muto si rivolse a due sodali, Domenico Cordua e Giuseppe Friyo, che si appostarono davanti alla casa del moroso in Toscana per consegnargli i documenti del presunto credito vantato e, a scopo intimidatorio, alcune foto dei suoi familiari. A Cordua e Friyo è stata inoltre sequestrata una pistola con matricola abrasa.

A difendere, ma solo in apparenza, la vittima dell’estorsione entrò però in scena Giuseppe Grande Sarcone, considerato un attuale reggente del clan, che si propose di “mediare” la trattativa sul credito, presentandosi come referente della ‘ndrangheta. Giuseppe Sarcone, ultimo dei suoi fratelli rimasto a piede libero, è stato oggi arrestato.


IL QUESTORE DI REGGIO EMILIA: “LA GENTE INGAGGIA LA ‘NDRANGHETA, COLPISCE”

“Al di là delle responsabilità individuali che andranno accertate nelle aule di giustizia, ciò che colpisce e l’avere rivelato come persone incensurate e insospettabili ancora si rivolgano e facciano ricorso alla ‘ndrangheta per commissionare reati come estorsioni e gravissimi delitti contro la persona, che per fortuna in questo caso siamo riusciti a prevenire”. È il commento del questore di Reggio Emilia Giuseppe Ferrari all’operazione ‘Perseverance’ eseguita oggi su delega della Dda bolognese con i Carabinieri di Modena, che ha portato tra gli altri in carcere uno dei fratelli della famiglia Sarcone, ultimo rimasto a piede libero. Il questore elogia il lavoro di raccordo tra le varie unità investigative, ribadendo infine che “la lotta ad ogni forma di illegalità, in particolare a quella pervasiva e soffocante della criminalità organizzata, deve proseguire in aree come quella di Reggio Emilia dove il fenomeno è radicato e certificato da approdi giudiziari ormai passati in giudicato”.

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