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VIDEO | Whirlpool, lavoratori in consiglio comunale: “L’azienda ci ha illuso”

"No a riconversione e unità sindacale è tutto. Sentiamo appoggio città". I sindacati di Cgil Cisl e Uil: "È in ballo la dignità dell'industria di Napoli e del Sud"

Pubblicato:11-06-2019 13:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:23
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NAPOLI – Una presenza trasversale di lavoratori, politici e sindacati davanti al Maschio Angioino di Napoli, dove è in corso il consiglio comunale monotematico sul caso Whirlpool.

“Lavoro in Whirlpool da 27 anni”, dice Nicola. “Siamo qui per rivendicare i diritti che l’impresa ci ha tolto dopo averci illuso di essere una famiglia“. “Whirlpool deve mantenere gli accordi presi ad ottobre”, commenta un altro gruppo, “nessuna riconversione, siamo stati e saremo sempre un’eccellenza nella produzione di lavatrici”.

“Dal consiglio comunale ci attendiamo l’appoggio che sappiamo esserci, un sostegno che c’è stato dal piccolo negozio alla grande industria. Tutti sanno che se l’Italia perde il caso-Napoli, perde credibilità su tutti gli altri a venire”, è un’altra osservazione ricorrente negli assiepamenti di lavoratori che, con striscioni e magliette, manifestano per rivendicare i loro diritti.


Un momento grave, in cui l’unità sindacale, come racconta un operaio, è tutto: “tutte le sigle sono coese per comunicare un solo credo, che è portare a casa il risultato”.

SINDACATI UNITI A NAPOLI: IN BALLO FUTURO DEL SUD

“La vicenda Whirpool è solo l’ultima in ordine di tempo delle crisi che hanno segnato la storia della deindustrializzazione di Napoli e della sua provincia, ma anche dell’intero Mezzogiorno, in una discesa che negli ultimi trent’anni non si è mai arrestata”. E’ quanto scrivono i segretari generali Cgil Cisl Uil di Napoli, Walter Schiavella, Gianpiero Tipaldi e Giovanni Sgambati nella nota consegnata al presidente e ai capigruppo del Consiglio comunale riunito oggi in sessione straordinaria per discutere la vicenda Whirlpool.

“Non una sola ragione – sottolineano Schiavella, Tipaldi e Sgambati – è stata addotta dall’azienda per spiegare perché proprio Napoli sia un sito da cedere, quali sono le motivazioni che lo rendono un sito non più idoneo, quale siano le problematicità che rendono le condizioni di costo e di mercato più gravose che altrove. Quando sentiamo parlare da parte dell’azienda di ‘riconversione’ pensiamo alle tante promesse di riconversione e di reindustrializzazioni di cui è lastricata la via che ci ha condotto a questo deserto industriale. Per questo ogni ipotesi di soluzione della vertenza deve preveder che la Whirpool resti a Napoli”.









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“In un’area come quella di Napoli est, che un tempo non lontano era una delle aree industriali più grandi del Paese e che faceva della città una capitale industriale in Europa con una storia centenaria alle spalle – precisano nella nota – ormai non restano che pochissimi presidi industriali. L’idea che terziario e servizi potessero da soli sostituire l’occupazione e lo sviluppo dell’industria, che in molte aree è stato anche sviluppo democratico e civile fronteggiando l’avanzata della camorra sul territorio, si è rivelata in questi anni una tragica illusione, come pure dimostrano fallimenti e chiusure dei tanti centri commerciali che sono sorti spesso proprio nei capannoni dove un tempo sorgevano le fabbriche”.

“Per questo – aggiungono Schiavella, Tipaldi e Sgambati – la vertenza Whirpool oggi è una vertenza campale dell’intera Città di Napoli. In ballo ci sono i 430 lavoratori con le loro famiglie, le tante donne che vi lavorano in un territorio in cui l’occupazione femminile è un dramma, le centinaia di lavoratori che anche nell’indotto hanno sviluppato professionalità e qualità in tutta la regione. Ma in ballo c’è la dignità e il futuro di quello che resta dell’industria e dell’occupazione a Napoli e al sud. Per questo tutte le Istituzioni devono fare la loro parte per mantenere a Napoli questa importante presenza industriale”.

“C’è una idea di sviluppo – si legge ancora – che non è mai decollata; ci sono quei pochi ma necessari strumenti di politica industriale come le Zes e le Aree di crisi complessa, compresa proprio Napoli est che tardano ad essere messe a regime. La vertenza dei lavoratori Whirpool e del suo indotto ci mette di fronte nella sua crudezza all’intera vicenda di quella che un tempo chiamavamo questione meridionale, che oggi seppur chiamata in modi differenti è esattamente la stessa di cento anni fa: una parte del paese esclusa dallo sviluppo, dove le condizioni di vita di più della metà della popolazione del paese sono al limite della povertà, con una emigrazione in ripresa, con i giovani che cercano lavoro al nord e all’estero, con la criminalità padrona di intere aree”.

Ed è per questo che non ci si può permettere un passo indietro, anzi è ormai “improcrastinabile che il governo metta Napoli e il sud al centro di un vero progetto di politica industriale e di sviluppo, necessaria anche per la tenuta democratica dell’intero Paese, piuttosto che inseguire dannose ‘autonomie differenziate’. Cgil Cisl Uil di Napoli – conclude il documento sindacale congiunto – combatteranno questa battaglia con le lavoratrici e i lavoratori di Whirpool, ma lo faranno consapevoli che deve diventare la battaglia di tutte le istituzioni e i cittadini di Napoli”.

di Giovanni Maria Gambini

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