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A Bologna la scuola di liuteria rischia l’estinzione: “Creare un grande museo”

Dopo 500 anni di storia l'antica scuola di liuteria bolognese è in grande difficoltà: mancano i musicisti e il mestiere è a rischio. Hanno chiesto aiuto alle istituzioni co una proposta chiara

Pubblicato:10-05-2022 08:25
Ultimo aggiornamento:10-05-2022 09:21

liuteria bologna
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BOLOGNA – Ha 500 di storia alle spalle. Ma ora la lunga tradizione della scuola di liuteria bolognese rischia di dissolversi. Gli artigiani si sono così rivolti alle istituzioni locali, perchè aiutino a tramandare questo sapere. A lanciare l’appello in particolare è il maestro liutaio Roberto Regazzi, che nei giorni scorsi ha aperto le porte del suo laboratorio, in casa sua, ai consiglieri comunali di Bologna. “La liuteria dipende dalla richiesta di strumenti e, di conseguenza, dai musicisti- mette subito in chiaro Regazzi- quindi se si vuole aiutare la liuteria bisogna dare una mano ai musicisti, che sono messi male“. Con il lockdown, segnala il liutaio, “siamo arrivati anche al reddito zero: non c’erano clienti. Ormai è un mestiere a rischio, siamo una tradizione da proteggere“.

“CI SAREBBE BISOGNO DI UN GRANDE MUSEO”

Nel 2002 fu organizzata una mostra a San Giorgio in Poggiale sulla storia della liuteria bolognese, fatta di tante correnti e botteghe, spesso anche in contrasto tra loro. Nata nel ‘500, e di grande importanza a livello europeo, questa scuola artigiana sotto le Due torri ha conosciuto un periodo buio nell’800 per poi essere riscoperta agli inizi del XX secolo anche grazie al liutaio Giuseppe Fiorini. “La scuola bolognese ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della liuteria– rimarca Regazzi- ma non sempre è stato riconosciuto”. Per questo, lancia l’idea il maestro artigiano, “ci sarebbe bisogno di un grande Museo della Liuteria dell’Emilia-Romagna, come è stato fatto a Cremona col Museo del Violino. Un grande contenitore, anche di livello internazionale, in cui depositare tutta questa cultura, che altrimenti rischia di andare dispersa”.

Presente alla visita della commissione Commercio di Palazzo D’Accursio al laboratorio di Regazzi anche la delegata metropolitana alla Cultura, Elena Di Gioia, che raccoglie l’appello del maestro liutaio. “È un patrimonio da valorizzare, anche in ambito metropolitano- condivide Di Gioia- noi ci siamo, per sostenere la tradizione della liuteria bolognese e l’importanza di questa sapienza artigianale”. Batte sullo stesso tasto Isabella Angiuli, consigliera comunale Pd, che ha chiesto la seduta di commissione. “Dobbiamo impegnarci e fare pressione in maniera bipartisan, perchè le Istituzioni realizzino questo progetto del museo- sostiene la dem- Comune, Regione e Città metropolitana possono fare di più”. Secondo Angiuli, del resto, “i mestieri stanno scomparendo“. La consigliera Pd spiega ad esempio che per ragioni normative ad oggi “non è possibile in Emilia-Romagna riconoscere la figura del maestro d’arte“. E anche la scuola-bottega “è di difficile realizzazione”, a causa delle norme e della burocrazia.


Nel frattempo, la Cna di Bologna ha avviato da settembre un progetto sperimentale con una scuola media della città. Vengono organizzati, in orario extra-scolastico, laboratori di liuteria, tessuto, ceramica e restauro dei metalli, con artigiani del settore. Ogni laboratorio conta una decina di ragazzi e l’intenzione è non solo di continuare con gli attuali iscritti, ma anche ampliare l’iniziativa ad altre scuole. Per questo Cna ha incontrato l’assessore all’Istruzione del Comune di Bologna, Daniele Ara, che si sarebbe detto interessato al progetto.

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